Stegal67 Blog

Sunday, September 30, 2007

La vera storia del Trofeo delle Regioni (parte 3 di 3 – sarà il finale?)

Dopo la seconda partecipazioni, il Trofeo delle Regioni (come anche l’Arge Alp) è diventata più che altro una occasione per partecipare, sempre da membro esterno beninteso, ad un fine settimana di gare ben organizzate in località sempre apprezzabili. Ricordo con piacere l’edizione del Monte Penna ed ancora di più, perchè coincise con la mia prima esperienza da speaker “in solitaria”, l’edizione trentina di Pian del Gacc. Allo stesso modo sono salito con vera gioia a S.Martino di Castrozza per l’Arge Alp sotto la neve, a Lanzo d’Intelvi per la edizione lombarda dell’Arge Alp (anche qua in veste da speaker), ed a Monaco-Rosenheim sempre per l’Arge Alp a correre la stafeftta con una settantenne tedesca, Gerda Kollock, più sprintosa del sottoscritto.
Ovviamente, finché sono rimasto nella galassia 19-34, sapevo di non avere speranze di essere minimamente preso in considerazione per la selezione lombarda. Anche il passaggio in over-35 non ha cambiato questo stato di cose: come dice Rusky “nell’orienteering sai già chi saranno i tuoi avversari tra 20 anni”... i miei si chiameranno Giovannini, Cipriani, Casagrande, Corona, Sacchet e compagnia. Quando passai over-35 il Trofeo Lombardia vedeva in griglia Giovannini, Biella, Shutkovsky, Hayman, Etter, Grilli, Arduini, Magenes, Bozzola: e quando mai avrei potuto batterli? Infatti le classifiche erano divise in due parti: da un lato “i forti”, dall’altra “i grami”. Io potevo solo accontentarli di essere il “primo dei grami”, e ciò mi riuscì più di qualche volta.

Ma successe una cosa divertente che ancora oggi mi fa pensare e sorridere...

Primo anno in H35. Quell’anno il selezionatore lombardo aveva un nome ed un cognome ben preciso, dopo periodi di convocazioni “a nome del comitato regionale”. Questa persona era Angelo Bozzola, ora mio compagno di squadra. Proprio quell’anno, Angelo decise di rendere ancora più trasparenti le condizioni per la convocazione; stipulò le regole, le pubblicò, e si decise che un bel foglio excel sul sito FisoLombardia avrebbe mantenuto gli atleti aggiornati sull’andamento delle intenzioni dei coach. Gli atleti sarebbero stati divisi in due fasce: quelli che interpreto come “convocabili a prescindere” (in colore ... forse verde?... come il grandissimo Mark Hayman, giusto per fare un ottimo esempio), e quelli che avrebbero potuto essere presi in considerazione in caso di assenze, necessità di rimpolpare la rosa, ecc.ecc. in colore... forse grigio...? Trovai che la cosa poteva essere divertente e stimolante: un atleta di rincalzo come me avrebbe potuto toccare con mano, vedendo o meno il proprio nome nella lista, se il selezionatore si era “accorto della sua presenza”, avrebbe potuto valutare miglioramenti o peggioramenti. Insomma: una ottima cosa davvero stimolante, anche se sapevo fin dall’inizio che avrei avuto poche speranze di entrare nella lista grigia e praticamente nessuna speranza di entrare in quella verde. Ricordo una delle condizioni del “patto con gli orientisti”: partecipare ad almeno due gare di Trofeo Lombardia.

Accade però che la mia società organizza la prima gara di TL. Io sono in partenza o all’arrivo, non ricordo, e quindi non gareggio. Inizio la mia avventura nel TL dalla seconda gara. Qualche giorno dopo la pubblicazione dei risultati ufficiali della seconda tappa, sul sito compare la prima “lista”. La scorro. Tutto come previsto... arrivo all’ultimo nome della lista grigia e leggo “Parmigiani Claudio”. Ora, a scanso di equivoci, devo spiegarmi. Claudio è un ottimo amico, è stato mio collega di lavoro (anzi collega anziano, anzi praticamente uno dei responsabili del gruppo di cui facevo parte all’epoca del mio primo impiego), ha conosciuto l’orienteering in Comitsiel quando portavo alle gare quasi 20 colleghi ed ha continuato a frequentare le gare (nei limiti del tempo concesso dai numerosi figli) sempre con un grande senso sportivo, portando le sue piccole bimbe ai ritrovi o alle prime gare. Prima di mettere su una numerosa famiglia aveva probabilmente più possibilità di allenarsi, il che lo rendeva un avversario tenace nei centri storici; nel bosco, la sua poca esperienza faceva si che le sue gare durassero talvolta fino al tempo massimo. Ma ha sempre affrontato le gare con spirito, con saggezza, con consapevolezza dei propri limiti e senza mai lamentarsi di nulla e di nessun risultato: il perfetto compagno di squadra che tutti vorrebbero avere. Claudio, non avendo partecipato all’organizzazione del primo TL, aveva raggiunto le due gare necessarie per entrare nelle “condizioni di convocabilità”, e quindi eccolo lì in fondo alla seconda lista. Io avevo all’attivo una gara sola, quindi non potevo comparirvi, ma la presenza del nome di Claudio mi rassicurava sul fatto che quella lista sarebbe veramente stata utile e stimolante anche per chi, come me, navigava nelle posizioni di retrovia.

Ahimé! Non successe nulla di tutto ciò. Le attività che a stagione orientistica ancora in fase di partenza sembrano essere praticabili, in piena stagione di gare diventano oggettivamente un peso. Ne so qualcosa io che ad inizio stagione mi faccio un piano di impegni esagerato dopo i mesi invernali di ozio, e poi devo necessariamente eliminare qualcosa. Credo che anche Angelo si sia trovato nella stessa situazione: gareggiare, allenarsi, continuare a seguire gli allenamenti della squadra del CRL... l’aggiornamento del foglio excel deve essere entrato tra i “rami morti”. Non gliene faccio certo una colpa. Il risultato, per quel che mi riguarda, fu però che quel foglio excel pur non utilizzato, pur non più attuale, pur non più valido, rimase pubblicato sul sito molto a lungo. Il mio nome non vi comparve mai. Ovviamente né Claudio né io fummo convocati o ci venne chiesta disponibilità, ma io non ebbi mai la soddisfazione di potermi divertire vedendo, su quel foglio excel, i miei progressi... E quel foglio è ben rimasto stampato nella mia mente! Ancora oggi posso chiudere gli occhi e vederlo comparire sullo schermo del terminale interno della mia memoria.

Arriviamo così ai giorni nostri: 2007. Passo in H40, anzi M40. Gli avversari sono sempre quelli, le mie chanches di essere chiamato per il TDR o l’Arge Alp sono sempre le stesse: quasi zero! Però sul blog ho inserito un paio di obiettivi stagionali, segreti a tutti. Ed il primo obiettivo è quello che vado a raccontare ora: essere convocato per il TDR con la Lombardia? Macché! L’obiettivo era quello di entrare nella famosa “lista grigia” (o quella che è)... quella di coloro che mai sarebbero stati convocati a meno di catastrofi, inondazioni, pluri-vincite milionarie al super-enalotto... sarebbe stata sufficiente una frase, una e-mail, una strizzata d’occhio ad una gara... qualcosa che dicesse: “Guarda: per come la pensiamo tu non saresti mai convocato nella squadra... però visto che qualche buon risultato quest’anno lo hai fatto, sappi che se ci fosse la pestilenza, una epidemia di cagotto, una coincidenza di circostanze incredibili... ecco: sappi che qualcuno ti potrebbe chiedere di vestire la tuta della rosa camuna a Marilleva”. Avrei centrato il mio primo obiettivo.

Invece niente: anche di fronte alla necessità di continuare a sostituire il secondo M40 lombardo mancante, al mio nome non si è mai arrivati. Anzi: la lista dei papabili l’ho pure sentita snocciolare: “Non ci è rimasto che chiamare Tizio, poi Caio, poi Sempronio... sperando che uno si rendesse disponibile... perchè dopo Sempronio non c’era più nessuno da chiamare!”. Ecco, sono finito alle spalle di “nessuno”, e così sono finite anche le mie residue speranze. In quel momento ho potuto prendere l’obiettivo stagionale 2007 numero 1 e cestinarlo. In quel momento è cominciata la saga dei commenti e delle risposte tra me e Rusky indirizzate a “Nessuno”... e poiché per motivi fisici (l’operazione che incombe) non potrò nemmeno realizzare l’obiettivo numero 2, diciamo che chiudo fin d’ora la stagione 2007 come una incompiuta.

Prima di congedarmi con la vera storia (vera per la mia parte) del Trofeo delle Regioni e riprendere con i racconti dalle mie gare (ricomincerò con la bellissima “Lei&Lui” ticinese), dichiaro fin d’ora che nessuna ammissione postuma potrà cambiare le cose: l’obiettivo numero 1 è fallito. Punto. E non è nemmeno un obiettivo che mi porterò nella stagione 2008, perchè non credo che prenderò parte al Trofeo delle Regioni 2008 nemmeno come esterno: spero infatti fin d’ora di essere in altre faccende affaccendato (ma non dico in cosa...).

Wednesday, September 26, 2007

La vera storia del Trofeo delle Regioni (parte 2 di ... boh?)

Innanzitutto un paio di link per motivare l’immotivabile silenzio tra la parte 1 e la parte 2:
http://pierlabi.blogspot.com/2007/09/non-solo-una-questione-di-magliette.html
http://pierlabi.blogspot.com/2007/09/tu-lavresti-mai-detto.html
Diciamo che la mente è stata un po’impegnata.
Ma ora è il momento di ricominciare la storia...

Dopo il buco del 1996, sono tornato al TDR nel 1997. Per un paio di motivi. In primo luogo mi avevano detto che valeva proprio la pena andare a correre al Passo Vezzena (confermo!), ed in secondo luogo in quegli anni correva la staffetta “GOK-the-originals”: al lancio Roberta (o Piero) e in seconda frazione Piero (o Roberta) a darsi battaglia sul filo dei secondi (credo che il bilancio non sia del tutto favorevole a Piero...), poi in terza frazione io dovevo solo fare in modo di non far partire la macchina in stra-ritardo. Al Passo Vezzena, in una domenica soleggiata, una buona gara di Roberta e Piero mi consentì di recuperare qualche posizione in terza frazione, fino a superare a poche decine di metri dal traguardo la squadra del Laboratorio Trentino di Paolo Bort.

Quel TDR però lo ricordo per motivi ben diversi, che mi hanno lasciato l’amaro in bocca. Essendo io un fiero HB (i migliori!) approfittai del TDR per provare l’HA, come due anni prima avevo provato per la prima volta l’HB. C’era la HAK, e così scelsi questa categoria. Fui fortunato. La prima parte della gara si sviluppava in una zona che chiamo ancora “il nulla più totale”: pochissimi riferimenti, solo curve di livello e vegetazione. Trovai (e bene!) la seconda lanterna dopo un azimut di parecchie centinaia di metri, cascandoci letteralmente sopra. Quel giorno il radar funzionava bene e alla mia velocità di crociera sono uscito bene dalla prima parte di gara verso la zona più tecnica (rocce) ma con più riferimenti (sentieri medi e piccoli). Mi trovavo proprio nella parte altissima della carta di Spiazzo Ovest e qualche metro davanti a me zompettava un ragazzino nemmeno in tuta da gara... zompettava un po’ troppo: un attimo mettere il piede in fallo, cacciare un urlo e rotolare a terra davanti a me. Avevo troppa esperienza per non riconoscere una bella distorsione, ma non avevo molta esperienza per gestire un bambino che si lamentava e piangeva e urlava che si era rotto i legamenti. Attorno a me nessuno: d’altronde come dice il logorroico commentatore del sito Fiso, lì passavano solo “i percorsi a lunghissima gittata”... già! ma allora che ci faceva lì quel bambino? Prendo un attimo la carta e ho un attimo di sconforto: era un percorso H12, non di più, e quel bambino stava a quasi 2 km da dove avrebbe dovuto essere, stava ancora cercando il primo punto! Mentalmente mando un accidente a chi ha avuto la bella idea di mandare allo sbaraglio un giovanissimo alla prima esperienza, magari solo per racimolare un punto per il TDR, ma il problema è: che fare? In quel momento piomba sulla scena il vero eroe della giornata: è un atleta Elite, sta facendo la sua gara ma si ferma per vedere se c’è bisogno di aiuto, si offre di aiutarmi a portare fuori da quella zona il ragazzino, si offre di prestargli soccorso fino al traguardo. Non ho mai dimenticato questa cosa. Il suo nome è Guido Michelotti. Ligure, in forza al Cus Bologna, in lotta per un posto in una delle staffette più forti d’Italia, si è fermato a prestare aiuto. Ho sempre pensato che il bronzo ai nazionali assoluti possa essere stato una piccola ricompensa per il suo gesto sportivo. Però è una cosa assurda, e gli dico di continuare la gara. Mi caricherò il bambino in spalla e proverò a scendere verso il sentiero, lontano qualche centinaio di metri, e lì vedrò cosa fare.

Portarsi un peso come quello sulle spalle su terreno sconnesso non è facile per me e non è facile nemmeno per “il peso”. Ma in un modo o nell’altro, con dolore per entrambi, arriviamo al sentiero. Da lì resterebbero circa 2,5 km per arrivare al traguardo... ma non arriviamo al sentiero da soli: cento metri prima della curva del sentiero mi imbatto infatti in un altro ragazzino mai visto. Questo è seduto per terra e si tiene una spalla dolente. Ma che è??? Piovono ragazzini dal cielo? Questo, comunque, sembra in grado di reggersi in piedi e di deambulare, e gli dico di seguirmi. Arrivato al sentiero, faccio la mia scelta: deposito lo “scavigliato” su una roccia che fa da sedile e gli dico di aspettarmi lì (lasciandomi il pezzo sopra della mia tuta per coprirsi), prendo lo “spallato” e scendiamo verso l’arrivo. Lungo la strada si ferma un altro concorrente: è Oscar Galimberti, il mio compagno di squadra; mi chiede se ho bisogno di aiuto ma, ormai, siamo in grado di continuare da soli e gli dico di proseguire. Accenno brevemente all’altro ragazzino più lontano e anche Oscar mi guarda come dire “Ma che è? Piovono ragazzini?”.
Arrivo al traguardo e consegno il primo ferito all’ambulanza, arriva Fabio Hueller e gli spiego la situazione del primo infortunato e del ragazzo che ho lasciato nel bosco. Nel far questo incrocio un altro atleta che sta andando verso la partenza... Fabio prende la carta e si fa indicare il punto esatto dove ho lasciato tuta e “scavigliato”, prende il mitico furgone Crea Rossa e imbocca il sentiero sconnesso. Passandomi accanto mi dice: “Ma stai tornando nel bosco?” “Certo, voglio finire la mia gara!”, “Allora sali che almeno di do uno strappo fin su!”. Quindi almeno mi risparmio la salita... arriviamo alla roccia e Fabio prende in consegna il secondo ferito, mi scarica e mi fa gli auguri, mentre io dopo aver recuperato la tuta gli chiedo di aspettarmi, perchè starò nel bosco ancora a lungo...
Riprendo la mia gara, un po’ stanco e poco concentrato. Cerco di fare meno errori possibile e su un paio di punti tra le rocce ho l’impressione di attaccarli meglio (ma camminando...) di atleti che arrivano di gran carriera. Finito il tourbillon di punti nella parte nord inizia la discesa verso il traguardo. Sono in giro da 2 ore e mezza e si vede, perchè le energie rimaste sono pochine... ma ho la fortuna di incrociare proprio l’atleta che mi aveva visto al primo passaggio al traguardo, quando avevo girato i tacchi per tornare nel bosco. Ed ho come l’impressione che Gabriele Bettega mi abbia decisamente guidato, rallentando apposta il passo, ed aspettato sui due tecnici punti finali nel bosco di Spiazzo Ovest per consentirmi di finire decentemente la gara. Non glielo ho mai chiesto, ma penso che sia andata così.

Tutto sommato penso di essere stato fortunato, per una serie di motivi: in fondo non sono stato io a farmi male ed ho passato un bel fine settimana in un bellissimo bosco, ho avuto la fortuna di incontrare 3 Atleti Sportivi , ed il Crea Rossa mi ha aiutato tenendomi in classifica anche se fuori tempo massimo.
Ma ho anche l’amaro in bocca per un’altra serie di motivi: il primo è che nessuno, dico nessuno, delle squadre coinvolte nei due incidenti di percorso è venuto, né sabato né domenica né mai, non dico a ringraziare ma almeno a sapere chi era il “buon samaritano” di quel giorno. Per questo non mi stanco di ricordare né quello che ha fatto Michele Tavernaro in una prova di Coppa Italia, né Claudia Grassi e Maria Bortolotti all’individuale di TDR a Marilleva qualche settimana fa.
Il secondo motivo è che quel sabato sera alle Lochere di Caldonazzo, all’esposizione delle classifiche con il mio bell’ultimo posto a parecchia distanza dal penultimo, alcuni miei compagni di regione si sono lasciati andati ad una bella ilarità isterica davanti alla mia gara, evidentemente assai poco performante; ok, d’accordo, non sapevano degli eventi di quel giorno, ma non c’era ugualmente nessun motivo per commentare a gara di un collega in modo così sguaiato.
Non l’ho mai dimenticato.

Saturday, September 08, 2007

La vera storia del Trofeo delle Regioni (parte 1 di ... boh???)

Ho corso la mia prima gara nel 1992, ben poche nel 1993. Nel 1994 frequentavo le posizioni molto basse dell’HC, con tempi di gara ben superiori all’ora, talvolta alle due ore, commettendo svarioni colossali e scelte di percorso che, a posteriori, non farei oggi nemmeno se ubriaco. Il 1995 cominciò decisamente meglio; ricordo la sorpresa allorché, alla prima HC dell’anno, scoprii di aver fatto ritorno al ritrovo in meno di 1 ora (i più sorpresi erano i miei compagni dell’UL). Un paio di altre gare in vicinanza del podio, gli avversari allora erano i mitici Groppi, Mannini, Molinari, Paolo Baldon, il gruppo dei “silenziosi” con Bernardi, Arrigoni e Rossato, poi Tedde e Boscarato e tanti altri amici; poi il “botto” a Taino. Ricordo che quel giorno, contrariamente al solito, feci un bel riscaldamento pre-gara con Luca Cafarelli, e poi in gara ebbi fortuna: mi trovai al gancio di una bella signora che correva la D35 o la D40, che andava sui punti dritta come un fuso, tagliando da un sentiero all’altro, da una traccia all’altra con una perizia che io non avevo, correndo in sicurezza laddove io avrei fatto giri molto più larghi. Lei era Maria Elena Liverani, ed io quel giorno arrivai secondo dietro a Gabriele Sanvito. Il 2° posto mi catapultò incredibilmente in testa alla classifica parziale di Trofeo Lombardia, e quel giorni scoprii l’esistenza di un “Trofeo delle Regioni”. In quegli anni il TDR prevedeva gare per HA, HB e HC, ed io cominciai a disegnarmi una sceneggiatura tutta mia: altre gare di Trofeo Lombardia prima del TDR non ce n’erano, quindi io sarei rimasto per un po’ in testa alla classifica... pensai al TDR come ad un momento di socializzazione e sfida tra tutti i “C” delle regioni italiane, tanto la gara C valeva pochissimi punti rispetto ad A e B. Mi sarebbe piaciuto difendere l’onore degli HC lombardi a Schia.

Ahimé. Nulla di tutto questo era nella mente di chicchessia. Venivano convocati i 6 più forti per ogni regione, due dei quali finivano in A, due in B e due in C. Giusto per dire, in B corse Arduini, che era proprio uno dei più forti in assoluto, ed in C Grilli, che con Giorgio Deligios formava il duo invincibile dell’UL. Poiché però ero entrato nell’ordine di idee di andare a Schia, ci andai ugualmente. E mi iscrissi in HB, perchè l’anno successivo avrei fatto il salto di categoria e volevo andare a provare con i miei occhi e le mie gambe i percorsi superiori. Saputo ciò, si iscrissero a Schia in B anche Stefano Mannini e Paolo Baldon. E a Schia vennero a fare la loro (forse) prima gara due amici che a modo loro avrebbero scritto altri pezzi di storia dell’orienteering: Piero Labanti e Roberta Borroni.

Io, Roberta e Piero partimmo il mattino di sabato per Schia. Non presto, forse per problemi di lavoro, tanto non eravamo iscritti alla staffetta. Affrontammo la strada malefica che porta fino a Schia e arrivammo mentre la staffetta era in pieno svolgimento, tutti un po’ malconci: Roberta e Piero in effetti non stavano molto bene già in partenza da Milano... Chiedemmo all’organizzazione dove potevamo trovare una camera, ed una ragazza ci mandò in un paese sperduto sui monti, paese di cui non ricordo assolutamente il nome. Poiché nessuno ci conosceva ed io non conoscevo praticamente nessuno, non avevamo niente da fare alla gara, quindi andammo avanti fino a trovare dopo altri ennemila tornanti il paese indicato. Ci qualificammo alla pensione come “atleti mandati lì dall’organizzazione del TDR” e aspettammo l’ora di cena. La pensione era stra-vuota, a cena eravamo gli unici commensali. Arrivò una signora con il grembiule da cucina .. era desolata, sconvolta, costernata, non sapeva più cosa fare! “Non immaginavo che sarebbero arrivati qui degli atleti! Io non ho nulla da mangiare per voi... io di solito offro tagliatelle fatte in casa, tortellini e lasagne fatte in casa. Mi dispiace veramente, cosa vi posso portare?” Beh!!! Ci accontentammo :-))) Dopo un tris di primi fatti in casa che avrebbe sfamato un reggimento, la signora proseguì con salumi e formaggi della zona (zona di Parma), più una grigliata di carne che a malapena riuscimmo ad intaccare da tanta che era! (non chiedetemi il nome del posto... ho detto che non lo ricordo!).

Quella sera le condizioni fisiche di Piero e Roberta scesero ancora di tono, ma non certo per la cena! Piero aveva la febbre alta, Roberta un mal di testa da spaccare un sasso... all’una di notte, dopo aver rifornito Piero di aspirine, pensai che forse potevo andare a cercare una farmacia o una casa per farmi dare della Novalgina... quando sentii un rumore sul pianerottolo! Ero in pigiama e spalancai la porta della camera, sperando di trovare qualcuno per chiedere aiuto. Mi trovai di fronte una scena da film: il cameriere della pensione, mezzo nudo, con veramente poco addosso, che stava accompagnando nella sua camera da letto la figlia della padrona... lei era già nuda per tre quarti e anche di più! Attimo congelato da Hiro Nakamura... cerco di balbettare qualcosa “Salve... cercavo della Novalgina...” “Zitto! Stia lì. Non si muova di lì. Non metta un piede fuori da quella porta e gliela procuro io!!!!” (era la voce di lui). Sparì da basso dopo aver scaraventato la fanciulla dentro la camera, e tornò con la Novalgina, e bene o male tutti arrivammo alla fine di quell’assurda nottata.

Domenica mattina tornammo a Schia. Non presto, siamo iscritti come UL e siamo a fondo griglia. Lasciai Piero e Roberta alle prese con il percorso Esordienti e andai a vedere le classifiche disponibili, dove trovai Mannini e Baldon: hanno certe facce! Scoprii in quel momento che i percorsi si chiamavano B e C, ma dato che tutti convocavano ugualmente i più forti, i percorsi non erano propriamente da B o C... insomma ci siamo capiti: erano B e C “à la Marco Bezzi” o peggio! In B guidava la classifica Arduini con un tempo assurdo: con oltre 90 minuti di gara si stava abbondantemente nei primi 5! (e non erano certo 5 scarsoni...). Avevo scelto proprio una bella gara per cimentarmi per la prima volta in B. Ma ero lì e dovevo ballare. Ricordo la partenza in discesa a picco, e poi certe risalite da far paura. Con una tecnica orientistica a dir poco nulla, ogni attacco al punto diventava “una scommessa”, trovare il punto era un inno alla “fantasia al potere” e la direzione di uscita dal punto era “casuale come un tiro di dado”. Passò un’ora, un’ora e mezza... allo scoccare delle due ore mancavano ancora 4 o 5 punti. Il tempo limite era di due ore e mezza e io, fortissimamente, non volevo essere fuori tempo massimo! Le energie mi stavano abbandonando ma cercai di arrampicarmi sulle ultime salite per arrivare agli ultimi 3 punti in discesa, poi agli ultimi due, poi all’ultimo a bordo della pista da sci, poi all’arrivo con un rettilineo da fare in discesa, la curva in contropendenza e poi la risalita. Tagliai il traguardo e dopo pochi passi mi accasciai sfinito: due ore, ventinove minuti ... e tanti secondi, ma non sessanta! Ero nel tempo limite! Andò ben peggio a Stefano Mannini che arrivò al traguardo in 3 ore e mezza ma dal lato sbagliato, rinunciando agli ultimi punti, e peggio ancora andò a Paolo Baldon che arrivò al traguardo a fine premiazioni del TDR, in piena fase di sbaraccamento, completando il percorso B in 4 ore e 45 minuti! (e poi mi dite dei percorsi di MB...). Piero e Roberta subirono l’impatto da “esordiente allo sbaraglio”: se a me nessuno aveva spiegato cosa era una canaletta, a loro nessuno aveva spiegato cosa era una carbonaia! Così passarono la mattinata cercando casette e piccole baracche nel bosco (ma si sono abbondantemente rifatti negli anni successivi, e Roberta nel 2005 è stata vice-campionessa italiana D35).

E questo fu il primo impatto con il Trofeo delle Regioni

(... continua ... oh se continua...)

Tuesday, September 04, 2007

(Thanks Anna C. per la foto!!!)
Non posso dire molto sul mio personale Trofeo delle Regioni, se non che è stato un fine settimana molto divertente e molto intenso. Dovrei innanzitutto ringraziare i miei compagni di viaggio: Piero autista, Roberta lettrice di Harry Potter, Davide “vomitino” :-) la prossima volta vieni davanti e Paola per non avermi battuto a staffetta... tutti loro per aver fatto la tirata Milano-Mezzana senza soste per permettermi di arrivare là dove nessuno speaker-primo frazionista è mai arrivato e per avermi aspettato la domenica pomeriggio dopo le premiazioni e per la tirata fino a casa che mi ha consentito di riprendere il viaggio fino a Torino.
Poi il GS MonteGiner per essersi fidato ed affidato al sottoscritto come speaker, spero di non averli delusi anche se qualche topica l’ho presa soprattutto al sabato, ed avermi comunque consentito di entrare in classifica il sabato.
Sabato ho provato l’ebbrezza di fare la prima frazione di staffetta da solo: molto lento per gestire lo sforzo dopo il viaggio e la colazione già da molto tempo digerita, senza sapere se c’erano tutte le lanterne (una mancava, dopo 5 minuti che vagavo ho visto una tuta... LDV che posava in quel momento). Il tracciato mi è piaciuto, non era difficile e devo dire che ho sbagliato solo una lanterna, la terzultima (ultima nel bosco) perchè sentivo lo speaker :-) e mi chiedevo se ero in ritardo! (funziona così anche agli altri concorrenti?)
Piazzato sul ponte sopra il rettilineo, è stato bello vedere tutto dall’alto anche se avevo il punto spettacolo e la 100 alle due parti opposte; ciò mi ha fatto fare confusione in qualche caso, perchè non sapevo più se chi passava stava a metà percorso o all’arrivo, guardando il punto spettacolo mi perdevo degli arrivi e viceversa. Mi sono mancate le griglie in ordine di pettorale: sono quelle che uso di più; non posso gestire una situazione nella quale passa un atleta (molto spesso un’atleta) e devo andare a cercarne la categoria tra 5 o 6...

Domenica. Non ho potuto cimentarmi sul percorso di Marco Bezzi. E che ci crediate o no mi dispiace. Purtroppo non è stato possibile arrivare in partenza prima delle 8.40, in ritardo di 40 minuti sulla tabella di marcia, e non c’erano né cartine né stazioni di clear e check. Grazie a Massimo Bianchi ho potuto disporre di una cartina “tutti i punti” e di un tracciatore nominato sul posto (whites... appunto) che mi ha detto “vai su di quà, poi giù di là... poi vai qui che è bello, poi là anche se è meno bello... fatti un giro quaggiù... punto spettacolo, risali di qui e poi fin lì e poi torna. Ti do un’ora!”. Guarda te se dovevo scegliere questo percorso per CADERE su tutte le lanterne: “cadere” nel senso di andare a sbatterci incontro e “cadere” nel senso che era impossibile starci in piedi! Ancora una volta si dimostra il vecchio detto: come faccio a commentare una gara se non sono stato nel bosco? Come avrei giudicato da fuori certi arrivi stile zombies a 3 ore di gara più o meno? A breve farò avere anche il mio percorso MAG!
Seguono 6 ore di chiacchere per me e sei ore di tortura per le orecchie degli altri, l’emporio delle cavolate aperto solo a tratti, qualche errorino spero veniale ed un paio di turisti sbalorditi a vedermi citare per nome e cognome gente che compariva lontano sulla pista da sci (ho detto loro che riconosco l’andatura... ma potevo dire Terkelsen e Olesen che per loro era la stessa cosa!).

Adesso pausa... lavorativa. Non sarò agli italiani (i primi che salto dopo parecchi anni), nemmeno come speaker (anche se mi hanno cercato un po’ in extremis come backup o aiutante, ma ho dovuto declinare l’invito). In bocca al lupo a tutti, cercherò di seguire da Milano; giovedì metterò sul sito i pronostici ... miei? No, di un sacco di elite che hanno voluto sbilanciarsi. E intanto preparerò una serie di pezzi per il blog:
- la storia del mio personale trofeo delle regioni
- i 10 momenti magici nella storia dello sport by Stegal67
- i 10 momenti magici nell’orienteering che ho vissuto da spettatore
Prepare yourself!