Stegal67 Blog

Sunday, May 25, 2008

In questo periodo la vituperata casetta sembra un campo di battaglia.
Domenica sera scorso, tornato dai Monti Lessini, ho cominciato a preparare
- borsa per il lavoro e per la trasferta di Parma (lunedì e martedì)
- borsa per il lavoro di mercoledì mattina
- borsa per una prova di orienteering prevista mercoledì pomeriggio e giovedì pomeriggio con i ragazzini di un centro per assistenza ai disabili
- borsa per una trasferta a Verona di venerdì (mega giacca e cravatta)
- borsa da lasciare ai miei compagni di squadra per la Due giorni della Val di Sole.

Stasera, al ritorno dalla Val di Sole, avrò da preparare “solo”:
- borsa per il lavoro + trasferta da lunedì a giovedì.
- borsa per la gara di scacchi che devo arbitrare a Milano giovedì sera
- borsa per la gara di Tesserete di venerdì sera (sperando di non dover tornare a Parma venerdì mattina)
- borsa per la gara di domenica prossima

In mezzo a tutto questa monta e smonta dei borsoni, il fine settimana (non troppo allegro a causa di alcune brutte notizie sul lavoro…) è stato impegnato in Val di Sole. E purtroppo per me non è stato un fine settimana al top della condizione.

Ho iniziato sabato con il campionato trentino sprint a Croviana, al quale mi sono presentato con il mega completo giacca e cravatta di Verona (imitato da Bepi Simoni, però). Iscritto in MA… tanto ho da fare solo una sprint e una middle… per una prova che a tratti è stata labirintica, nelle viuzze e negli stretti passeggini del paese che a volte, per coloro che non sono stati bravi ad anticipare le scelte, si sono rivelati vicoli ciechi. Proprio grazie alla mia lentezza e quindi alla possibilità di avere tempo di anticipare le scelte, non ho avuto particolari difficoltà fino al punto 18: ho visto da lontano i punti 24 e 25 che avrei fatto al ritorno e praticamente nella mia testa è stato come se fosse scattata l’informazione che li avevo raggiunti. Così ho proseguito per qualche decina di metri e mi sono inerpicato sulla destra, ovviamente corto di parecchio rispetto alla deviazione a destra per la 18; due minuti buttati, fatica inutile e un po’ di scoraggiamento che ho sentito nel finale quando proprio non avevo più energie per combattere. Un errore gratuito che non ho pagato molto in termini di classifica (ero già verso il fondo) ma nel morale si.

Dopo una bella serata in compagnia, una notte insonne (troppi pensieri per la testa) e mi sono ripresentato al Lago dei Caprioli per il campionato regionale middle. Su questa carta ho fatto una delle mie gare più belle di sempre, una H35 di campionato regionale con un podio di tutto rispetto sul quale sono salito a sorpresa anche io, che quel giorno avevo il radar e ho portato anche Attilio al quinto posto assoluto. Purtroppo nulla di tutto ciò si è ripetuto (né mi aspettavo che succedesse…); PLab al ritrovo mi da una informazione buona e una cattiva: quella buona che il percorso è di circa 7 kmsf, e pensavo peggio. Quella cattiva è che la carta è ancora ferma alla rilevazione 2001, e quindi che la vegetazione non torna proprio “salvo in zona punto”. E io che me ne faccio della zona punto se non posso usarla per la navigazione? Vabbé… è una middle, che navigazione vuoi che ci sia? Infatti: il primo punto sta a 15 centimetri abbondanti dalla partenza. 15 centimetri di navigazione. 15 centimentri nell’ultimo dei quali, dopo peripezie inenarrabili, trovo un gruppetto di almeno 10 concorrenti che cercano o il punto 1 o il punto 2 del mio percorso, in una ricerca affannosa del sasso giusto (ce ne saranno 28mila) del limite di vegetazione giusto (invisibile) o di un punto di attacco. C’è persino un campione italiano che scende di volata verso di me e dice “Stegal… ma dove c…o siamo?!?”. Trovata la 2 grazie all’urlo provvidenziale di qualcuno, scendo verso la 1 e risalgo verso la 2, ma la voglia di stare nel bosco è ormai terminata. Trovo, e molto bene anche, la 3 ma quando devo andare alla 4 finisco sulla 8. Trovo, e bene, la 5 (un avvallamento nel nulla più totale) ma poi anziché alla 6 vado alla 7 e capisco che anche la testa ormai è andata a ramengo. La voglia di restare nel bosco per terminare almeno il tourbillon di punti attorno al lago dei Caprioli è a zero e mi reco mesto e sconfitto allo scarico si-card. Non ho ancora capito se tra le mie capacità tecniche ed atletiche ed i percorsi di Marco Bezzi si è creato un abisso incolmabile; certo la carta non mi ha aiutato, ma temo che non ci sarà mai la controprova.

Mi resta la gara di trail-O. In questo caso, più che di incomprensione con i percorsi di Marco, direi che c’è molto da lavorare sul piano dell’omogeneità dei percorsi. Fin dal primo punto non ho mai sentito così tanta gente brontolare per dei punti che nelle intenzioni di chi ha realizzato il percorso saranno sembrati inequivocabili ma che a me (e forse non solo a me) sono sembrati dei rebus di improbabile soluzione. Ho partecipato alla gara per difendere il 5° posto in Coppa Italia ed il 1° dell’Unione Lombarda nella generale, ma penso che non farò a breve altre esperienze. A giudicare dalle parole di alcuni partecipanti, è stato talvolta come azzeccare i numeri del lotto: conterà il centro del cerchietto o la descrizione punto? La domanda non è peregrina, visto che in alcuni casi (soprattutto all’inizio) tra le due informazioni c’era una bella differenza (e che si fa in questi casi? Z o si segue la carta? Boh?!?). Anche alcuni punti con descrizione “collina”… tutte le 4 o 5 lanterne stavano sulla collina, in 1 metro quadrato… boh?!? Insomma. Anche in questo caso attribuisco alle mie carenze tecniche e alla poca dimestichezza con il regolamento il paio di ore di incomprensione passato sul percorso. Però, se da un lato non sono obbligato a partecipare, dall’altro non c’è nemmeno un percorso “più facile” da provare per crescere tecnicamente (gli esordienti hanno lo stesso percorso, solo senza i punti a tempo)… e io vorrei veramente provare a migliorare. Occorrerà che qualcuno ci pensi prima o poi! Quanto a me, vedremo se ci sarà la convinzione per ritornare prima o poi a partecipare ad un trail-O.

Wednesday, May 21, 2008

Ci sono alcuni ricordi legati all’ultimo week-end orientistico che vorrei portare con me e mettere sullo screen saver del computer. Due in particolare. Due foto. E se qualcuno le avesse, gliene sarei grato se potesse mandarmele. Sono gli arrivi del sottoscritto alle due tappe della Due giorni della Lessinia.

(la foto qui presentata, by Zonori, dovrebbe rappresentarmi alla partenza del primo giorno)

Sabato: sembravo il “mostro della laguna verde”. Visto da davanti. Visto da dietro… ERO il mostro della laguna verde! La sig.ra Zonato ha esclamato “uuuhhhh… le malebolge!”. Capirai, ero appena venuto giù dal punto 7 a picco sulla valletta del traguardo, su una traccia abbondantemente saponata dal fango e sul quale non sarebbe riuscito a stare in equilibrio un gattaccio!
Domenica, invece, un arrivo quasi sconcio, quasi osé, con la tuta bianca Silva ormai trasparente tanto era zuppa di acqua!
Piccolo particolare: in entrambe le foto il protagonista (io), in inusuale tenuta senza occhiali (lasciati volutamente in macchina causa inservibilità sotto pioggia e nubi… ho fatto la Due giorni senza occhiali!) sta sorridendo. Eh già… indipendentemente dal tempo, dal risultato, dalle mie scarse prestazioni, la Due giorni della Lessinia 2008 va in archivio con un indice Mibtel positivo. Dal punto di vista personale è stata una bella trasferta con amici cordiali e sereni che avevano voglia solo di lasciarsi la città ed il lavoro dietro le spalle per un week-end fuori dagli stracci. Dal punto di vista sportivo il pezzo sul sito Fiso che ho scritto ieri (con davanti un cliente!) descrive l’atmosfera, nel senso di temperatura, fredda e bagnata ma cordiale, i pochi incroci nel bosco con altri concorrenti tutti comunque tranquilli ed impegnati nella propria prova e con poca o zero voglia di fare cagnara.
Insomma: tutti fradici, tutti infreddoliti, intabarrati (tutti meno uno) o in maglietta a maniche corte (Emiliano). Tutti consapevoli del fatto che il motivo principale per il quale siamo saliti a Grietz con quel tempo è uno solo: la passione che ognuno di noi nutre per questo sport, e cosa può esserci di meglio se la passione è condivisa proprio da chi ti sta intorno?
Nessuna tensione, una gara veramente rilassante. Perfetta!

Le mie scene da un week-end:
- salire alla partenza e trovare il calore umano di Walter, Stefano e Valerio che incitano i concorrenti e cercano in fondo di sdrammatizzare una situazione un po’ al limite della polmonite…
- il primo punto della prima tappa: lasciare perdere la linea rossa e seguire il sentiero, poi abbandonarlo per crossare i pascoli avendo come riferimento i due masi che però nel nebbione si intravedono solo quando sono a 20 metri di distanza: scoprirmi alla fine con un terzo tempo dopo un parziale di 10 minuti
- affrontare la nebbia senza occhiali, cercando una lanterna che dovrebbe essere alla mia destra e… eccola! O è una tuta della Besanese? No, non ho visto i besanese al ritrovo… allora è la lanterna!
- una mucca scampanellante nel pascolo: invisibile! Eppure sarà stata lì a 20 metri da me, non di più; un laghetto al quinto punto della prima tappa, anche esso invisibile finché non ci sono stato quasi sui bordi. Ma anche il panorama clamoroso comparso al quinto punto della seconda tappa: tutto il basso Veneto visibile tra il verde smeraldo dei prati bagnati e le nubi nere nel cielo.
- nella seconda tappa, i primi 4 punti indicati come “i più difficili” da condurre con una certa sicurezza (e anche sicumera) sulla linea giusta in circa 24 minuti di gara
- e sempre nella seconda tappa, l’incontro con Alice persa e fuori carta, da riportare sul percorso una, due… tre volte e per fortuna che nella parte finale i punti della MA e della M35 ributtavano sempre verso il percorso della W12, così tra me ed il buon Renato Nizzoli siamo riusciti a ricondurre al traguardo anche Alice…
- e ancora Renato all’attacco del mio ottavo punto: mi volto e grido ad Alice “prosegui lungo la strada, ci vediamo dall’altra parte” e Renato “parli con me?” ed io “ma che… ti chiami Alice adesso?” :-)

E i due arrivi. Cercasi foto, disperatamente. Se non ci fossero, conserverò le immagini nello screen saver che passa nella mia testa.

Thursday, May 15, 2008

E pensare che amici e conoscenti sono convinti che:

1) sono io quello che "sa scrivere di orienteering"...
2) sono io quello che "sa trovare argomenti divertenti"...

Ebbene, dopo che Dario Stefani mi ha fatto cadere dalla sedia con il celeberrimo "Mi trovi tra i rovi", ecco a voi PLab:

http://pierlabi.blogspot.com/2008/05/gok-men.html

Peccato, mi sarei visto bene nei panni di Ben Grimm!
Adesso devo trovare il modo di capire con i miei superpoteri dove sono le lanterne che Stefano Zonato sta piazzando sui pascoli di Grietz.
E di timbrare le stazioni di controllo "a distanza" (diciamo un 500 \ 600 metri) !

Sunday, May 11, 2008

Fine settimana caldissimo sulle strade della Brianza (poco) alcolica. Due giorni della Brianza che mi ha buttato addosso il primo caldone della stagione, e già si parla del clima infuocato che troveremo in Portogallo!
Non andate a cercare la Due giorni sui siti orientistici: non la troverete… o ne troverete solo la prima parte. Si inizia sabato pomeriggio a Casatenovo, dove la Polisportiva Besanese organizza con i suoi soli ma numerosi giovani di punta una gara promozionale che richiama anche tanta partecipazione nella cittadinanza (saranno i futuri campioncini della Besanese?). Mi vien da pensare alle potenzialità, inespresse, di Milano… ma è un discorso troppo complicato! (ieri sarebbe stato anche il giorno della quarta e ultima tappa di Milano nei parchi, purtroppo naufragata per concomitanza con altre manifestazioni organizzate congiuntamente dalle circoscrizioni e impossibilità di trasferire in breve tempo il tutto in un altro parco.

Casatenovo vuol dire tornare sul luogo di una delle gare del circuito regionale centri storici, ma per una promozionale con i soli percorsi corto\medio\lungo aperti a tutti i ragazzi di Besana ci vanno piano e la gara è assai meno impegnativa (e per questo forse anche più bella) della prima edizione. Se non altro non si va su e giù come jo-jo lungo le salite, ed anche la lunga salita a pendenza costante di fianco al cimitero è affrontata in verso opposto… e sembra tutta un’altra cosa :-)
La mia prova non è brillante. Penso a Roberta che ho davanti di 9 minuti (vedremo se riuscirò a raggiungerla) e papà e figlio Gatti che ho dietro a 7 e 8 minuti (vedremo se riusciranno a prendermi). Fa un gran caldo quindi cerco di dosare le forze sulla prima lunga salita, che affronto camminando fino in cima, per evitare di trovarmi in debito di forze nel finale. Così facendo, riesco a prendere le decisioni giuste sulle tratte che offrono una scelta e attorno alla 13 raggiungo Roberta; così facciamo insieme le ultime lanterne anche se io praticamente non rallento mai: l’unica pausa per attenderla dopo un attraversamento stradale, in quanto Roberta mi dice che non vede in carta l’ultimo punto e quindi preferisco arrivare insieme alla 100 (in realtà la linea 17-18 si interrompe perché passa sul triangolo di partenza, per riprendere più in là… per qualche istante ho pensato addirittura ad un cambio carta). Non conosco la classifica perché scappiamo via subito dopo l’arrivo: ci deve essere qualche pianta strana nel giardino della villa comunale che ci ospita, perché improvvisamente sia Roberta che io cominciamo a vedere delle bolle sulla pelle, con Roberta che starnutisce ed io che tossico a raffica, quindi preferiamo tagliare la corda.
Una bella gara, l’unico appunto che mi sento di muovere è che in un paio di lanterne i punzoni sono collocati proprio a ridosso dei muri o negli angoli, cosicché con bussola, cartina, testimone e quant’altro è quasi difficile punzonare: uno dei punti lo devo punzonare due volte perché la prima volta non riesco a darci forza. Magari mi hanno dato PE!...

Domenica si torna in zona per la “Stra-Renate” (il paese del Cardinale T.), una delle prove del circuito Fiasp. Nella quale come al solito il GOK non si accorda prima sul da farsi: Roberta vuol fare gli 8 km e si fa convincere a fare i 16 da Attilio, che dovrebbe fare i 16… Quando, dopo il ristoro, Atty annuncia di voler fare i 22 io mi accodo. Così Roberta fa, da sola, i 16 km ed io e Attilio patiamo il caldo sul percorso dei 22, che secondo me è veramente sottostimato visto che dall’ottavo al dodicesimo km ci mettiamo un tempo assurdo! Tanto è vero che quando penso che dovremmo ormai essere ai 14 passiamo di fianco al cartello dei 12 e… secondo me alla fine i km sono più di 22, giusto un paio di km che sulla tabella di marcia ci fanno ritardare di quasi un quarto d’ora rispetto al tempo atteso da Roberta. Ma sono tutti km che è meglio mettere nelle gambe adesso, per provare la condizione anche col caldo: pensando al Portogallo! (e forse anche alla Due giorni della Lessinia)

Monday, May 05, 2008

Forse il commento migliore è quello di ieri sera della mamma, quando sono passato a salutarla:
“Non sembri nemmeno stanco!”.

Stanco? Io??? E come potrei?
Giovedì 1° maggio: gara long per il campionato dell’Alto Adige a Vols am Schlern.
Sabato 3 maggio: gara long per la Due giorni della Val di Non a Cavareno
Domenica 4 maggio: gara long per la Due giorni della Val di Non in Predaia
Come potrei sentirmi stanco? Non mi sento così bene da moooooolto tempo a questa parte! E, soprattutto, non mi sento da altrettanto tempo così “orientista”: forse dalle gare di Barricata dell’anno scorso.

Ma andiamo con ordine.
Mercoledì 30 aprile sono due le macchine-GOK che salgono verso l’Alto Adige: sulla prima 3 del 4 “GOK-the-originals” (PLab è costretto alla defezione per problemi fisici), sulla seconda c’è “GOK-new-generation”, ovvero Maria Adele e il Bellini. A Vols troveremo “GOK-second-wave”, ovvero Marco e Mary.
C’era già stata nella mia vita una Vols ed un 1° maggio: era il 2003, ed io e Roberta eravamo saliti ai laghetti senza sapere bene cosa avremmo trovato… un vero Paradiso! In una giornata di sole perfetto, avevamo scorrazzato sui percorsi di Rudi Mair nella over-35, circondati dalle montagne dello Schlern, nel verde smeraldo dei boschi e tra i laghetti. Un vero e proprio paradiso. Troppo bello per non tornare a correrci.
Per questo, ad inizio stagione, avevo messo il trittico sopra citato tra gli appuntamenti impedibili. Considero una boutade la proposta di Mario Ruggiero di andare a correre a Graz l’Alpe Adria: secondo me era un modo per agganciare il già campione italiano Marco Giovannini, che avevo già convinto a correre il trittico! I miei risultati fino a quel momento non rendevano proprio possibile un interesse da parte di chicchessia alla mia partecipazione (magari dopo questa 3 giorni… ma quanti lombardi guardano le classifiche delle gare di fuori regione?).
Purtroppo il 2008 ci ha portato a Vols proprio mentre in zona passava un’ultima propaggine di inverno: giovedì mattina troviamo sotto lo Schlern 4 gradi di temperatura, pioggia a tratti anche copiosa, una nuvola clamorosamente fitta che sbarra la strada agli orientisti che cercano la partenza (e Stefan Kofler che ci informa “giù per di là!” indicando un prato nel quale la visibilità è a 10 metri). Ma è l’unico neo della giornata e non imputabile alla perfetta organizzazione TOL.

Gara long. Tracciata da Rudi Mair. In un bosco dove non sono solo le gambe a fare la differenza, ma la tecnica. E piove. Ce ne sarebbe abbastanza per mettermi pensieri funesti nella testa. Ma per qualche motivo io non temo questa gara: affronterò i boschi che prediligo, con visibilità ampia (nuvole a parte…), senza ostacoli a livello dei piedi. Saremo solo io, il bosco e la cartina, senza trucchi e senza inganni. Non posso nemmeno sapere che la mia partenza è salutata dai GOK con un “oggi Galletti è nel suo ambiente”… primo punto: 600 metri ad azimut. Me ne frego dei sentieri e vado via in bussola. Sasso, buca…. Sasso! E primo punto raggiunto per la via più diretta.
I tempi:

Tempo Parz.: 00:05:02 1
Progressivo: 00:05:02 2 00:08:46 2 00:10:29 2 00:11:48 2 00:13:56 2
(come si spiega che col primo parziale di gara sono già secondo? Corradini è partito in ritardo…)

Certo, il passo è quello stanco di questo periodo di scarso se non nullo allenamento. Ma a Vols non ho avuto un solo momento di indecisione, un solo istante di dubbio. Basti per tutti il punto 21: un altro azimut tirato alla perfezione per direzione e distanza, a cercare un sasso insignificante nel verde (verde… rami bassi ovunque, mica i rovi del nord ovest): quando mi arresto e penso “devo essere arrivato”, il sasso ed il punto sono a 3 metri da me, dietro un albero. Ho corso discretamente per tutta la gara, spingendo dove potevo e camminando sulle salite: 300 metri di dislivello che sono passati senza apparente sforzo, ed un tempo al kmsf che si avvicina pericolosamente agli 8 minuti, cosa impensabile per me. Corradini mi prende sulla salita per andare alla 12, Marco tra la 12 e la 13 ormai sulla riva del laghetto che per qualche insondabile motivo percorriamo io in senso antiorario e lui in senso orario… in zona 16 e 17, dove incrocio Heike Torggler, l’unica cosa che manca sono i caprioli ed i coniglietti in uno scorcio di bosco da cartolina come tutto quanto il resto del paesaggio attorno a me.
Il pensiero finale della giornata è: perché non possiamo correre ogni settimana qui? La risposta, molto pragmatica, è di Bibi: “perché rovineremmo la magia di un posto come questo”. E ha ragione.
Quanto alla classifica, prendo 5 minuti da Enrico Isma e 10 da Andrei Prouss. Su una gara long che per me arriva quasi a 90 minuti… non sono loro ad essere andati piano: sono io che a Vols posso permettermi di perdere molto meno terreno da loro!

Il 2 maggio splende il sole. Torniamo quindi ai laghetti di Vols per una passeggiata con cartina, per vedere e far vedere il posto inondato dal sole a chi non c’era mai stato. Ancora emozioni. Ma arriva presto l’ora di andare a sud, verso Coredo. Eh si: Stegal sta tornando a casa! Ed infatti nel pomeriggio ci spingiamo fino al lago di Coredo per una passeggiata prima della cena a base di tortello di patate da Romano, a Sfruz. Il 3 mattina ancora una passeggiata attorno ai laghetti di Coredo e Tavon, con gli amici che probabilmente mi sentono ripetere per la cinquantamilionesima volta le mie storie di quando ero bambino a Tavon… e forse questa passeggiata mi ha tonificato: adesso bisogna andare a Cavareno.

Cavareno. 1992. Prima gara di Stegal.
Buttato nel bosco senza sapere che cosa fosse una cartina, una bussola, cosa fosse l’orienteering. 2 ore e mezza, forse tre, per un percorso esordienti. Il celebre “quarto punto: canaletta. Cosa essere canaletta” che ormai è entrato nell’immaginario collettivo. Il bambino Paolino Dorigati che si ricorda la mia “resta” a base di teroldego (credevo fosse coca cola), la mia promessa “Ho chiuso con questo sport!”… e chissà la mia vita cosa sarebbe ora (e non solo la mia).
Cavareno. Ormai mi sono riconciliato con questa carta che mi ha lasciato incubi terribili. Ho già fatto in passato un secondo posto in HB e una bella H35. Non mi fa più paura ma… non è una carta che so possa prendere alla leggera. Per fortuna è una gara middle, ho abbandonato la M35 per portarmi in MA a sfidare i fratelli Sandri…
Middle??? 13,5 chilometri sforzo??? Qualcuno deve essersi sbagliato. Sicuramente gli organizzatori, ma a questo punto anche il sottoscritto. Ci pensa Enrico Casagrande a darmi il colpo di grazia: “Te vegno a ciapàr nel bosco stasera”. Approfittando della defiance di PLab, il GOK shifta di una categoria: Atty da M35 in MB, io da MA ad M35 nonostante Eddy e MatPaz giustamente si oppongano. E forse avevano ragione loro…
Partenza alle 15.12: la M35 non è così più corta della MA. Fa caldo e quindi corro con la sola maglietta, ma i primi 5 punti sono assai faticosi e mi scopro a grondare sudore come una fontana. Poiché il punto 6 prevede la traversata della carta da sud a nord, me la prendo veramente comoda ma anziché fare una scelta pusillanime (vero, o concorrente dell’Elite femminile che non nomino?) vado sotto la linea rossa, leggendo il terreno e le curve di livello: non so quanto tempo passa, ma in zona punto mi dico “se ho fatto tutto bene, quassopra ci sono due buche: una è la mia”. Scollino e ci sono due buche… ho trattenuto un urlo di gioia solo per rispetto della gara! Ma il mio pensiero è stato “Si: qui io sono un orientista”. Ed il bosco: stupendo, un tappeto di muschio con i dislivelli costanti ma mai proibitivi, una lettura continua e puntuale della carta con i suoi cambi di vegetazione, le sue forme grossolane ed i dettagli da vedere bene solo in zona punto. Ancora una bella tirata da 8 a 9 (centrato in pieno!) e da 9 a 10, e su quest’ultima tratta la sensazione che Andrea C. faccia la sua scelta indipendente ma si “appoggi” alla mia posizione nel bosco per arrivare al punto. E sul punto arriviamo da due direzioni diverse e lui dice “Stefano, questa la punzoni prima tu”. Ancora un paio di tratte brevi ed un'altra tirata lunga e… un altro centro perfetto! Commetto forse l’unico errore della gara quando, in trance agonistica, dalla 17 vado alla 19, ma riesco ad accorgermi dell’errore in tempo perdendo in tutto un paio di minuti. Sono talmente a mio agio da azzardare un posizionamento errato, ma ininfluente, della 20 (poi condiviso con altri concorrenti). Proprio alla 20 arriva alle spalle il dominatore della gara, ovvero Enrico: e io non voglio farmi sorpassare, anche se mi ha preso mezz’ora di vantaggio. Accelero e alla 21 è dietro di 10 metri. Mancano due lanterne e una è un angolo di edificio; vedo una torre di pietra sbucare dal bosco e mi sovviene come in un flash il modo in cui un altro grande orientista (grande in tutti i sensi), Stefano Bettelini, aggredisce le discese: mi butto a tutta velocità nel bosco (tanto è solo muschio e aghi di pino… no rocce, no rovi) e punzono ancora davanti, mantenendo il vantaggio anche alla 23 e sul lungo slalom finale fino al finish. Enrico mi gratificherà con un “me parevi un missile!”, che detto da lui è un signor complimento.
Ancora 1 ora e 28 minuti di gara, come a Vols, ancora poco sopra gli 8 minuti al kmsf.

Mi aspettavo di pagare questo sforzo in Predaia. Carta tecnica, carta difficile. Anche se si corre nei pratoni verso il Sores, c’è modo per i tracciatori di piazzare qualche punto tra i verdini ed i giallini semi aperti del bosco: uno solo di questi punti può costare dei veri quarti d’ora.
Alla partenza le sensazioni non sono delle migliori: come al solito non faccio riscaldamento e la temperatura è freschina. Decido di affrontare con calma il percorso di Lorenzo Cavini: il primo punto voglio farlo veramente piano per prendere confidenza con il bosco, leggendo le radure ed i verdi ed i semiaperti… ehi: eccolo! Secondo punto: nel bianco dettagliato. Vado via in bussola e mi accorgo che leggo tutti i dettagli: se non ho preso cantonate il punto dovrebbe essere... ehi: eccolo ancora! E così il terzo ed il quarto. Mi sento esageratamente orgoglioso di me stesso, anche se l’andatura non è quella di un purosangue, soprattutto perché attorno a me infuriano le battaglie nelle altre categorie ed è un proliferare di richieste di aiuto, di “mi dici dove siamo?”, “Mi dici che punto è quello?” segno evidente che più di qualcuno è in difficoltà.
La salita porta ai punti nei pratoni dove cerco, soprattutto sul piano, di far andare le gambe mentre in salita mi limito a spostarmi al passo perché so che devo tornare nel bosco bianco per gli ultimi 6 punti e non voglio trovarmi a secco di energie. Alla 7 vedo alle mie spalle un amico con fascia frontale: è Andrea Segatta che mi ha ripreso quasi 6 minuti. Speravo di vederlo più tardi, ma non demordo anche se so che mi piomberà addosso nei prossimi punti sui pratoni. Per la 8 rimetto in azione il bulldozer, e scavo un solco nel verde 2 che qui è fatto di abeti fittissimi e rametti che formano un muro, ma non sono rovi ed io mi apro la strada come ho sempre fatto in questi boschi senza paura di farmi male. Andrea non si vede… forse mi ha già superato di gran carriera? Procedo e rientro nel bosco: continuo a leggere i dettagli ed il bosco è sempre un amico fidato. Il muschio sembra spingermi avanti e riesco ad accelerare su alcuni pezzi di bosco bianco persino in salita (se mi vedesse il GOK mi direbbe “altro che fermo!”). Continuo a leggere e continuo a sorprendermi perché le lanterne sembrano cascarmi incontro una dopo l’altra. La mia bussola che in altre occasione sembrava tirare sempre a sinistra qui indica la via con una precisione sensazionale: non lanterne che compaiono a destra o a sinistra, ma proprio di fronte a me e proprio dove me le aspetto! Alla 14 ricompare Andrea a poche decine di metri da me… devo fare una scelta decisiva per trovare un giallino nel bosco bianco: e ci finisco sopra esattamente come volevo fare, attaccando un avvallamento inesistente non di traverso, ma dalla punta alta (commento di Andrea: “Ma chi sei… Batman?”). Mi permetto persino di perdere un paio di minuti alla terzultima lanterna: sono talmente sicuro di me che mi metto a contare le radure nel verde ma, mannaggia, confondo un semiaperto con la prima radura; appena capisco la situazione trovo il punto con buona sicurezza, prima del finale ancora nei pratoni in discesa verso la 100.
Finisco la gara in 1 ora e 8 minuti, appena sotto gli 8 minuti al kmsf. Marco ammazza la gara con una prestazione stile campionati italiani a Passo Coe (anzi, forse ancora più convincente) ma nonostante i 19 minuti di ritardo sono contento tanto e quanto lui.

E, per dirla tutta, non sono nemmeno un po’ stanco. Qualche tempo fa ho scritto un commento su qualche blog: esiste un orienteering lombardo, uno ligure, uno trentino, uno svedese e tanti altri ancora. Ecco: sull’orienteering in Trentino Alto Adige mi sento di poter dire la mia, mi sento di poter fare bene. Ci saranno ancora gare tra Trento e Bolzano, ed occasioni per smentire questa frase. Ma se devo dar retta alle sensazioni, un trittico di gare come quelle fatte dal 1° al 4 maggio credo di non averle mai fatte, sia come cartine visitate sia come sensazioni provate fisicamente ed orientisticamente.