Stegal67 Blog

Wednesday, March 25, 2009

Quando sia Pietro I. che Bruno T. mi hanno chiesto se volevo scrivere una cronaca personale delle gare di Moriago e Tarzo, a corollario dei pezzi già usciti sul sito Fiso, ho pensato che poteva essere l’occasione per scrivere di una gara così importante senza avere l’assillo della tempestività della cronaca.
Ho scritto il pezzo sul blog e ieri ho approfittato di un lunghissimo trasferimento coast to coast sulla linea verde della metropolitana per scrivere la prevista cronaca. Come al solito, mi è sembrato di chiudere gli occhi e di sentire le mie dita che si muovevano sulla tastiera mentre attorno a me le persone probabilmente pensavano “ma chi l’è quell lì!”.
E alla fine questo è uscito…

http://www.fiso.it/04_notizie/dettaglio.asp?id=3335

Sinceramente, sono stato tentato di ripartire daccapo.
Non è una cronaca ma un diario, per chi c’era (come me) e chi non c’era (come ad esempio gli Elite che erano in gara e, mi dicono, si raccapezzavano sentendo gli intermedi dalla mia voce…).
Ma poi ho capito che questa è l’unica cosa che avrei *saputo* scrivere, ed in fondo era anche ciò che avrei *voluto* scrivere.
Devo solo dare atto al coraggio di Pietro e Bruno, che hanno mantenuto l’impegno di inserire sul sito il mio pezzo!

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La mia Coppa Italia. A cura di Stefano Galletti (n.d.r.: il titolo non è mio...)

Ecco l'appassionante racconto di Stefano Galletti a proposito della 2 giorni di Orienteering dello scorso week end. Uno spazio che riteniamo doveroso concedere ad un appassionato, puntuale narratore e profondo consocitore del movimento dei boschi.

Coppa Italia – il ricordo dell’uomo dietro al microfono (n.d.r.: questo titolo è il mio)

Sono andato a rileggere il mio titolo di apertura della due giorni di gare che nel 2008 aveva aperto la Coppa Italia: “Bis di Mamleev, poi è Guizzardi by night e Scaravonati by day”. Potremmo sostituire Scaravonati con Kirchlechner ed avremmo ottenuto esattamente quanto successo in questi opening days 2009... oppure no? Il risultato sarebbe corretto nella forma ma non certo nella sostanza! Rispetto al 2008, infatti, l’andamento delle gare è sembrato essere l’esatto opposto di quello che un anno fa aveva visto i protagonisti già citati emergere vittoriosi dalla Collina Morenica di Rosta (Torino).

Nel 2009 la sceneggiatura si sposta in Valdobbiadene, tra Moriago della Battaglia e Tarzo, sede rispettivamente della prova in notturna con partenza in massa e della seconda gara long della domenica mattina. E’ in queste località che l’inedita organizzazione dell’Orienteering Prealpi (si tratta in realtà dell’unione di Orienteering Tarzo e Orienteering Miane che celebrano così anche il loro sponsor principale) accoglie il popolo degli 800 orientisti circa venuti ad affrontare i tracciati della Coppa Italia. E chi li accoglie se non Janos Manarin (notturna) e Roland Pin (diurna), ovvero i tracciatori che raccoglieranno da parecchi Elite il plauso pressoché univoco per i percorsi mai banali e sicuramente azzeccati di questa due giorni?

Si parte sabato con la gara di Coppa del veneto sulla carta “Palù” di Moriago, ma il clima si scalda (anche in una fredda serata) attorno alle 19.15 con il lancio in massa degli Elite e di tutti coloro che nella categoria di contorno se la sentono di affrontare le tenebre.

La partenza Elite è veramente spettacolare: dopo circa 500 metri di gara gli atleti ripassano alle spalle della partenza ed i presenti possono fare ala ed applaudire il passaggio; in testa al gruppo Giancarlo Simion (US Primiero) e Klaus Schgaguler (Gronlait), poi subito dietro Marco Seppi (Cus Bologna), Alessio Tenani (Forestale) e Mikhail Mamleev (Sport Club Merano) che ha vinto le ultime due edizioni della Coppa Italia in notturna. Insieme a loro Tom Herremans (Erebus Vicenza), e anche se gli astanti ancora non lo possono immaginare saranno proprio loro i protagonisti della gara. Quando passa il gruppetto delle DE, Michela Guizzardi (Cus Bologna) ha già una quindicina di metri di vantaggio sul terzetto composto da Maria Novella Sbaraglia (GO Subiaco), Christine Kirchlechner (Sport Club Merano) ed Heike Torggler (FitMonza).

Le luci di questa processione, che ha nella carta e nella bussola i propri simboli mistici, spariscono in lontananza per la prima “ala di falena” (parafrasando il noto blogger Dario Stefani, se di giorno di parla di “ala di farfalla” di notte non può che trattarsi di falene…). Adesso è il bosco a popolarsi di luci; luci ovunque che si rincorrono in una danza che è irregolare per gli spettatori ma che ha una ratio ben precisa per i concorrenti impegnati nelle loro tattiche di gara, negli inseguimenti e nelle fughe che si sviluppano attorno al centro delle suddette ali. Al passaggio dalla strada asfaltata ecco la notizia bomba: Schgaguler e Simion in fuga, poi Seppi e Caraglio insieme! E Mamleev? Due minuti di ritardo, e sembra impossibile che l’altoatesino possa recuperare un simile distacco accumulato tutto sulla prima lanterna. Nessuna notizia di Tenani (e non sarà la prima volta nel week-end), ed è già tempo di portarsi al punto spettacolo. Ancora luci attorno al campo sportivo di Moriago, ancora file di fasci luminosi che si rincorrono ma non si avvicinano, ed improvvisamente da destra una luce si stacca e punta dritto al traguardo. Un fuggitivo? La tuta è quella della Forestale… è proprio Tenani! Ma improvvisamente l’atleta spegne la luce e si accomoda mestamente sulla corsia a fianco del rettilineo d’arrivo: due ali di punti percorse nell’ordine sbagliato e le velleità di Alessio vanno in frantumi.Occorre attendere ancora qualche minuto poi il punto spettacolo si anima davvero, e 4 fulmini nella notte arrivano a punzonare: Schgaguler, Simion, poi Seppi... e la quarta tuta bianca e rossa fa pensare a Caraglio.

E invece no! E’ Mamleev, che in solitaria ha compiuto una rimonta impensabile fino a raggiungere il gruppo di testa! Ora il pronostico è quasi a senso unico: come può Mamleev perdere dopo una simile prodezza? Infatti al rientro verso il traguardo il guizzo vincente è quello di Misha; solo Simion gli mette un po’ di sale sulla coda, giungendo staccato di una decina di metri, poi ancora dieci metri ed ecco Seppi per il terzo posto, ed altri dieci metri per il quarto posto di Schgaguler. La doccia fredda che definisce il podio è per Simion, che realizza una P.E. proprio al primo punto affrontato in testa al gruppo ed esce di classifica.

Tra le donne si assiste ad una franca vittoria di Michela Guizzardi, anche lei per la terza volta consecutiva regina della notte in una gara che l’ha vista solitaria in testa fin dalla partenza. Dopo il ritiro nel bosco di Heike Torggler, non in perfette condizione fisiche, occorre aspettare qualche minuto per veder arrivare Kirchlechner, e poi ancora altri minuti per l’arrivo di Sbaraglia; quest’ultima è terza al traguardo ma un po’ seccata per una condotta di gara non esente da qualche errore di troppo.

Poche ore di sonno tra il defaticamento ed un nuovo risveglio. E’ già l’ora di affrontare la carta di Tarzo-Resera per una prova sulla lunga distanza il cui sviluppo chilometrico ma soprattutto il dislivello (costante ma onnipresente) sono roba da far tremare le vene ai polsi dei più duri! La giornata è fredda all’alba e poi sempre più calda, ed anche questo avrà il suo peso sulla resistenza dei concorrenti. Nel parterre la parola chiave è “scelte”: dislivello puro o lunghissime tratte in costa? Ogni Elite ha la sua ricetta in testa, ma come sempre nessuno sa se sarà quella vincente o se si rivelerà penalizzante; il punto radio a metà gara maschile e a tre quarti di quella femminile è pronto a dare ragguagli importanti sui passaggi degli atleti.

Passaggi che tardano ad arrivare. Occorre aspettare 68 minuti dalla prima partenza per l’annuncio del passaggio di Serghiy Mukhidinov (Friuli MTB&O), poi dopo una ventina di minuti circa ecco Daniele Orler ed Aaron Gaio (US Primiero) che si attestano sullo stesso tempo parziale. Ma la prima rasoiata alla classifica la tira Luca Dallavalle (GS MonteGiner) che scende finalmente sotto l’ora: 58’30” per lui ed un tempo parziale che resiste fino al passaggio di Emiliano Corona (GS Esercito) che scende a 55’ nonostante non pronosticasse per se stesso una gara positiva. Ancora una volta il tempo di Corona resiste a lungo, anche di fronte alla sfida di Manuel Negrello (US Primiero) a suo agio in una prova che sembra a tratti una sky race, fino al passaggio degli altri big: prima Simion in 53’30”, poi Schgaguler scende ancora a 52’11 secondi, poi ancora Seppi passa in 52’20 secondi a soli nove ticchettii da Klaus. Si attende Mamleev e la risposta non si fa attendere: 49’ circa al passaggio al punto radio ed il sipario sembra essere calato anche sulla gara di Tarzo! Non si hanno, purtroppo, notizie di Tenani ed il passare dei minuti fa temere con sempre maggiore ansia che Alessio abbia avuto qualche problema più serio rispetto ad un grosso errore tecnico...

Intanto arrivano al punto radio anche le DElite: la prima è Francesca Pelizzola (NordEstTarcento) che come al Trofeo delle Regioni 2007 sembra esaltarsi nelle gare più dure della stagione. Il suo tempo parziale è abbassato prima da Adrienne Brandi (CCR Roma) che viaggia con Jessica Orler (US Primiero) e Daniela Poete (Interflumina), poi in rapida sequenza da Sbaraglia e Kirchlechner. L’ultima a passare è Michela Guizzardi che fa segnare il migliore, ma non ancora decisivo parziale di gara. Pelizzola giunge per prima al traguardo e le posizioni di testa si consolidano come all’intermedio; Brandi conquista il primato parziale e questa volta non arriva al traguardo con il consueto sorriso, avendo patito anche lei la durezza della prova di Tarzo.

Subito dopo arriva Sbaraglia ed il primato passa di mano pur restando in territorio laziale: Maria Novella è più convinta rispetto alla gara del sabato, ma anche lei provata. Mancano Kirchlechner e Guizzardi, le eterne duellanti della stagione che verrà: Christine percorre a tutta velocità il rettilineo d’arrivo in leggera salita e fa segnare un tempo ufficioso di 86’38”. Guizzardi ha ora 4 minuti per giungere al traguardo, e dopo un tempo indefinibile sbuca dall’ultima curva ancora in ottima spinta, con un rettilineo finale grintoso. Rapidi calcoli a mente: i minuti di gara sono 86, i secondi ... sembrano ancora 38!!! Pari??? Possibile? Il responso è quello del computer che registra i passaggi sulla sicard: punzonatura mancante per Guizzardi, Kirchlechner ha vinto la gara di Coppa Italia! Sono un paio di secondi di scoramento per Michela, per la quale la prima sconfitta da lungo tempo sembra essere solo un breve passaggio a vuoto nella stagione che la aspetta (ed in fondo anche nel 2008 la seconda prova di Coppa Italia le fu infausta... ma la stagione poi andò come tutti sanno).

Restano gli ultimi decisivi arrivi nella ME. Luca Dallavalle giunge al traguardo con il miglior tempo, col viso pesantemente segnato dal sangue come prima di lui in M20 il fratello Roberto (vincitore della categoria). Poco dopo, Emiliano Corona conferma l’ottimo tempo intermedio passando al comando con quello che si rivelerà essere il sesto tempo di gara. Venti minuti resiste il primato di Corona: arrivano Schgaguler e Simion insieme e passano in prima e seconda posizione. Adesso bisogna aspettare Mamleev e, come nel caso di Guizzardi, sembra che la sua sagoma tardi a comparire su rettilineo finale. Poi qualcosa si anima nella zona dell’ultima lanterna, ma è Marco Seppi ad arrivare al traguardo rimanendo staccato di pochi secondi da Schgaguler. E Mamleev? Ancora pochi secondi e dalla curva sbuca... Tenani??? Ma dove era finito? E dietro di lui Mamleev, che spinge sulle gambe ma sembra visibilmente in difficoltà rispetto agli altri big! Mamleev vince precedendo di poco più di 2 minuti Schgaguler, che nell’ultimo quarto di gara gli recupera quasi due minuti; Seppi e Simion resistono al terzo e quarto posto, mentre Tenani si inserisce al quinto davanti a Corona.

Poi è tempo di far parlare il vincitore, che con sincerità ammette di aver patito tantissimo la gara e soprattutto il finale: “Mi sono accorto che nell’ultima parte di gara non stavo andando bene, stavo facendo degli errori ed ero molto stanco. Sono stato fortunato perchè ho potuto appoggiarmi a Seppi e Tenani che erano con me, altrimenti non so come sarebbe finita... quando inizi ad essere in difficoltà puoi perdere 1 minuto a punto, e Klaus non era lontano da me”.Per Mamleev parlano anche le parole di Marco Seppi, soddisfatto della sua gara e dello stato di forma raggiunto così presto: “Sono partito prudentemente ma al quinto punto ho visto arrivare da dietro Mamleev veramente forte. Sono stato con lui per alcuni punti poi su una tratta ripidissima l’ho visto andare via in salita come una moto! E ho pensato: ma dove va questo!!!”.Tenani si dice soddisfatto del quinto posto, conseguito dopo la cocente delusione della sera precedente: “Sono partito tranquillo e dopo un’ora di gara ho provato ad accelerare: la mia seconda parte di gara è stata persino più veloce della prima parte”.

Non sono stati questi, certamente, gli unici momenti di vero pathos vissuti a Tarzo. Si potrebbe parlare ancora della vittoria, con un vantaggio enorme, di Stephanie Weiss (T.O.L.) in W18, del duello Viola Zagonel (US Primiero) – Liliana Papandrea (Marconi ’93) in W16 che si risolve a favore della trentina, delle prove maiuscole di Oleg Anuchkin (T.O.L.) in M40 e di Carlo Rigoni (US Primiero) in M35. O per una volta della sconfitta per pochissimi secondi di Massimo Balboni (GiocaFaenza), secondo dietro a Patrizio Orler (US Primiero), perchè i campioni fanno più notizia quando perdono rispetto a quando vincono. E sono solo alcuni esempi.Ma nella mente dell’uomo dietro al microfono, le gare di Tarzo e Moriago resteranno impresse soprattutto per lo spettacolo offerto nelle categorie Elite. Ed è a loro che dedico questo ricordo del fine settimana di Coppa Italia, sperando di cogliere anche le intenzioni del pubblico presente.

Stefano Galletti
Stegal67@hotmail.com

Monday, March 23, 2009

Il film “Ned Kelly” si apre con l’epilogo, la scena dell’impiccagione del bandito. Poi il film inizia e racconta la storia del protagonista... Allora anche io comincio dalla fine, dall’epilogo: l’alba di lunedì mattina quando un sms mi sveglia di soprassalto da un sonno ancora insufficiente a ricaricare a dovere le batterie, ed il messaggio mi dice che la classifica della gara di trail-O è cambiata ed io non sono più sesto ma chissà dove sono finito...

Bel risveglio, nulla da dire! Ma visto che in fondo certi risvegli me li sono andati io a cercare, vediamo di capire come sono arrivato a quello strano epilogo.

Innanzitutto la premessa è che il lungo week end di Tarzo l’ho studiato ben bene nei minimi dettagli (o quasi). Dal 9 febbraio al 21 marzo, infatti, avevo lavorato tutti i santi giorni tranne il sabato degli sprint di Firenze, con punte di 18 ore di lavoro al giorno (raggiunte lunedì 16 marzo e martedì 17 marzo); perciò quel che chiedevo realmente alla prima sosta di questo tour de force era:
- cancellare tutte le tossine del lavoro
- stancarmi a sufficienza da non ricordare nemmeno dove fosse collocata la mia scrivania.
Alla fine , devo ammettere di esserci riuscito!

Sabato mattina la GOK-car (primo grazie al GOK che mi sopporta in queste strampalate avventure) strapiena come un uovo è partita alla volta di Moriago per la prima delle due gare di giornata in programma: la Coppa del Veneto. Viaggio tranquillo, che si conclude nel parcheggio del campo sportivo a salutare un sacco di amici venuti fin lì da mezza Italia.
Quando si da il via alle danze della tenzone orientistica, scopro subito con un certo disappunto che le mie velleità finiscono al “Via!” dello starter: tutti i miei avversari in mass start schizzano via come proiettili... pure certi orribili vecchiacci con il doppio o quasi dei miei anni! Quella di Moriago è solo la quarta gara dell’anno per me, e dopo Monza e Firenze (ma con una carta per tanti versi decisamene più allettante) si risolve in un’altra corsa pazza sul piano alla quale non sono per niente pronto. D’altronde l’ultimo allenamento serio risale al mese scorso... “Sul piano” = senza dislivello; nonostante questo dopo una garetta senza infamia e senza lode, dopo 3 ali di farfalla fatte in progressione, arrivo al terzultimo punto di controllo in totale debito di ossigeno: è il momento nel quale vedo una linea abbastanza retta che dalla 15 porta in zona traguardo.
E penso “la 16 è il cerchietto sul cancello del campo sportivo e la 17 è il finish! E la linea retta mi porta al fettucciato che costeggia il recinto del campo!!!”.
Se penso che il mio cervello ha impiegato l’ultima molecola di ossigeno per meditare ‘sta pu11anata...!!! Quella linea retta, infatti, non è altro che l’unica curva di livello maestra di tutta la carta (passa, nevvero, al centro del cerchietto...); e non c’è nessun fettucciato, ovviamente, sul bordo del campo sportivo! La mia corsa pazza in mezzo alla palude si traduce, una volta arrivato all’ingresso del campo, in una verifica delle punzonature.... segue attimo di silenzio (attonito, come dice il bardo Dario Stefani) dopo il quale il cervello prorompe in una serie di improperi quando mi accorgo che ho saltato l’ultimo passaggio dal centro della farfalla. 4 minuti buoni persi. Ritorno a punzonare al centro della farfalla e sono insieme ad un avversario diretto di categoria, con il quale faccio una tirata finale fino al traguardo... volata persa di 1 metro, ovviamente!

Il dialogo che segue è surreale ed è l’epitaffio della mia gara:
lui “ma dove hai sbagliato?”
ed io “alla 15... sono andato dritto al traguardo...”
e lui “si, ma se eri lì con me dovevi aver sbagliato anche prima!”
ed io “no, errori non ne ho fatti...”
e lui “...allora devi essere andato proprio piano!”

Per la serie “se vuoi anche tirarmi una pistolettata in testa fai pure...”, niente male come inizio! Nel freddo post gara di Moriago per fortuna mi accolgono i miei pantaloni imbottiti ed un paio di calzettoni di lana; e alla fine è per colpa dei miei amati indumenti se non sono andato anche a fare un giro nella penombra per la gara in notturna che avrei speakerato di lì a poco: troppo bello stare al calduccio... così mi sono accontentato di tornare a vedere gli ultimi punti del giro diurno rifiutando l’offerta di Roland Pin di andare almeno a fare la farfalla degli Elite nella parte di cartina che non avevo ancora visitato.
Nella gara notturna ho fatto del mio meglio per coprire i lunghi minuti tra il secondo lancio di massa (tutte le categorie di contorno) e l’arrivo degli Elite... d’altronde non c’erano più di una ventina di persone ad aspettare gli arrivi, ed è andata a finire che gli Elite sono partiti per primi e sono pure arrivati per primi! Insomma, non mi è sembrato di aver contribuito molto alla riuscita della gara... così ho detto a Janos Manarin che avrei cercato di rifarmi il giorno dopo.
Ritorno in cuccia, vicino a Tarzo, sulla macchina del Varese Orienteering e con un navigatore satellitare che al confronto le scelte di percorso di Gueorgiou sono quelle di un simpatico umorista... faccio in tempo a gustarmi un piatto di pasta con il GOK team prima di cadere in catalessi sotto le coperte.

Janos ricompare nella mia vita solo poche ore più tardi, alle 7 in punto, per portarmi a Tarzo. Infatti l’Orienteering Tarzo e l’Orienteering Miane hanno deciso di coccolarmi proprio bene e così riesco a strappare un passaggio in zona gara proprio ad uno dei capisaldi dell’intera organizzazione che a quell’ora avrebbe già dovuto essere già nel bosco a posare.
Il compito più difficile dell’intera giornata che mi aspetta non è il mio impegno di speaker, bensì il convincere la mia pellaccia a rimanere abbigliata con la sola tuta da gara ed andare alla partenza quando la lancetta corta dell’orologio segna ancora il 7 e la temperatura ha un bel “meno” davanti al numero... Una volta postami la classica domanda “sente omini o cosa?” (e in genere io propendo sempre per il “cosa”) e stabilito quindi che questa gara s’aveva da fare, la temperatura e l’orario non sono più stati un problema!
Sono andato in zona partenza passando davanti alla chiesa (sguardi allibiti dei pellegrini della prima messa del mattino) e poi con Stefano Zonato ho raggiunto le cartine. Il via! non ha certo visto all’opera un baldo atleta, bensì il solito impiegato panzottello che ha cercato lemme lemme di scavare nella forza di volontà per cavare fuori un tempo meno che decente sulle prime 4 lanterne di puro e totale scorrimento. Quel tipo di percorso non è proprio nelle mie corde...; passato al punto 4 in 40 minuti circa, e c’è gente che nello stesso tempo avrà finito la gara, il ritmo si è animato nei punti successivi molto più vicini tra loro ma tecnici (per quanto tecnica possa essere una MB) sui quali mi sono divertito parecchio. Alla 11 ho capito di aver praticamente finito e sono sceso verso la zona traguardo... ma durante l’attraversamento dell’ultimo pratone ho intravisto sotto di me le macchine nel parcheggio dell’arrivo, e la mia auto-suggestione si è spinta a tal punto da sentire qualche incitamento provenire dalla zona dell’Er-team (potrei anche essermi sognato tutto!).
Poiché come tutti sanno sono molto timido, ho preferito sparire subito dalla vista degli eventuali spettatori (non so chi si poteva accorgere che c’era già qualcuno in gara) uscendo dal prato anche a costo di buttarmi di volata negli ultimi fittissimi rovi, solo per il gusto di aprire un nuovo sentiero nel verde 2!
Arrivo e cambio di volata, questo si molto veloce e performante, per seguire PLab verso il percorso di trail-O, seconda prova di giornata. Sul trail-O di Tarzo che posso dire se non che anche questa volta non ci ho capito molto? (le gare di trail-O stanno diventando sempre pià difficili ma anche sempre più concettose...). Voglio ringraziare chi mi ha lasciato lo spazio per partire (c’era già una piccola coda di atleti in attesa) e devo ringraziare anche la mia buona stella perchè molte delle risposte le ho date “de panza” ovvero ascoltando la vocina che nei primi 5 secondi mi diceva quale poteva essere la risposta corretta. Un simile atteggiamento non è molto rispettoso della disciplina e poteva tradursi non in un settimo posto finale, perchè tale è stato dopo tutti i cambi di versione della classifica, ma in un bello ZERO... solo che francamente non potevo attardarmi su un percorso che mi aveva visto già balbettante ed in preda a mille dubbi (soprattutto su dove fossero i punti di osservazione!) nelle prime 4 lanterne.
Finita la prova, nuova corsa (in salita, questa volta, poi voglio vedere se ho fatto più strada io o gli M40!!!) per due km circa fino al ritrovo di Tarzo. Qui scopro che al traguardo nel frattempo è giunto un solo concorrente... il resto lo potrebbero raccontare le persone che si sono sorbite la mia voce berciante per altre 3 ore circa, compresi gli atleti che so che mi hanno sentito dal bosco! Ancora ringraziamenti per i cloni di Janos Manarin e Roland Pin per l’aiuto costante (dico cloni perchè non potevano sempre essere loro due a stare dappertutto), e anche per Gianfranco De Vito per la predisposizione del tavolo da speaker e per Stefano Zonato per i tanti tempi segnalatimi nelle categorie master e giovani.
E grazie anche ai volontari del servizio radio che mi hanno fornito gli intermedi con i quali si è potuta fare un minimo di cronaca a distanza della gara... anche se proprio la radio ci ha fornito il momento più ansiogeno quando ha “mancato” il passaggio di Alessio Tenani: ci sono stati molti minuti di attesa nei quali abbiamo temuto anche che stesse succedendo qualcosa di brutto, poi per fortuna nel finale di gara Alessio è sbucato in fondo al rettilineo proprio davanti a Mamleev e tutti abbiamo tirato un sospiro di sollievo.

Finale di giornata con spelling telefonico delle classifiche Elite ed i risultati si sono visti, ma ho i testimoni (il GOK che si scaravoltava dal ridere) e non ne sono responsabile: mettere la faccia di John Belushi e parlatemi di cavallette, inondazioni e apocalissi varie ... ma NON E’ STATA COLPA MIA :-) , poi verifiche e controverifiche e contestazioni della classifica del trail-O, code disumane in autostrada ed un arrivo a tardissima serata a casa. E quando finalmente, passate le 3 di notte, sono passato dal sonno agitato al sonno ristoratore...

BIP BIIIIP...

il messaggio: non sono più il sesto in classifica della gara di trail-O. Che cavolo di risveglio! In ogni caso l’obiettivo principale è stato raggiunto: mi sono trascinato in ufficio, ed una volta entrato la mia testa ha pensato... quale diavolo è la mia scrivania? Niente di meglio di un week-end così per lasciarsi alle spalle 40 giorni di banca!

Sunday, March 08, 2009

Tutto cominciò mercoledì sera attorno alle 21, appena qualche minuto dopo la conclusione della riunione periodica Unione Lombarda, in una settimana già abbastanza pesante per i ritmi lavorativi.

DRIIIIiiinnnn (suoneria Nokia – numero del Capo): “Dove sei?”
Io: “Sto andando a casa...”
Capo: “Prendi un vestito e vai in ... (sede di lavoro a Milano). C’è una macchina che ti aspetta per portarti a Torino. Domani mattina alle... vai dal tale e dal talaltro. Torni venerdì sera!”.

Bella roba! Bello se non fosse che devo ancora fare 8milamilioni di cose per la “Milano nei parchi” di sabato. Vabbé, cercherò di tornare presto venerdì... Detto? NON fatto! Venerdì sera arrivo a casa sfinito alle 22.15.

Venerdì ore 22.15-23.30: preparazione testimoni, matrici, paletti, sostituzione punzoni e codici. Panino al volo nel box. Speriamo che domani la macchina si metta in moto.
Sabato ore 6.45: sveglia. Prepara le ultime cose. Metti in moto l’auto... ok! Vai al Parco delle cave e comincia a suddividere i paletti.
Sabato ore 8.15-9.30: posa punti con Alessio, Sandro, Adele e “il Bellini”. Arriva PLab con le ultime descrizioni punti, montaggio partenza e arrivo, arrivano i primi concorrenti...
Sabato ore 13.30: termina il ritiro punti. Primo bilancio: se dovessimo fare i conti come in talune gare, potremmo dire di aver abbondantemente toccato quota 300 anche questa volta (per una promozionale senza pubblicità); d’altronde se partono in 6 con 6 cartine ed un testimone solo... se la maggior parte dei concorrenti preferiscono provare a coppie o a gruppi... conteremo alla fine i testimoni effettivamente partiti e saranno almeno 200!
Sabato ore 14.00: sono in ufficio a lavorare
...
Domenica ore 7.20: sono tornato in ufficio a lavorare. In macchina la borsa per la gara di Cavallasca. Alle 8.40 arriva Alessio a prendermi.
Domenica ore 9.30: siamo al ritrovo. Mi cambio e vado in partenza.
Domenica ore 10.30: minuto zero, sono il primo a partire. Pronti, partenza... VIA!
Domenica ore 10.35: SONO PERSO...

L?ho raccontata tutta così, perchè posso solo sperare che ci sia un nesso di causa-effetto in questa sequenza di eventi che da mercoledì sera hanno provocato la mia “perditudine” di domenica mattina 5 minuti dopo la partenza. In effetti potrei anche proseguire dicendo “Domenica: post gara. Torno in ufficio a lavorare” ma non aggiungerebbe molto.
Campionato regionale promozionale con mappa in sola curva di livello, allora. Parco della Spina verde.
Minuto zero: Stegal apre le partenze.
Minuto 1: Stegal scollina a destra.
Minuto 2: Stegal scende lungo le curve di livello e affronta una piccola rampa.
Minuto 2 e 10 secondi: Stegal passa a 3 metri dalla lanterna 1 nascosta dietro un albero
Minuto 3... 4... 5... 6...: Stegal vaga come uno zombi nel bosco alla ricerca di un qualunque punto di riferimento. Alla fine torna sui suoi passi e incrocia Rusky: “Ma sei già perso?” (o giù di lì).
Minuto 7: Stegal rifiuta di seguire Rusky e ritorna in zona scollinamento
Minuto 8: Stegal ri-affronta la prima rampa stando 3 metri più a destra e va a sbattere contro la lanterna.
Sempre minuto 8: Stegal sveglia i santi del Paradiso, i cherubini, i troni, qualche beato e qualche personaggio in odore di beatificazione...

Che dire: se il fisico è in pieno sfacelo, nonostante gli allenamenti di pur corsa serali dicano un po’ il contrario, almeno che si salvi la tecnica orientistica. Se va a scatafascio pure quella, a che cosa ci si può aggrappare? All’orgoglio, magari. Il piccolo Francesco Gatti e Rusky mi sono già passati sulle orecchie, ma almeno cerchiamo di tenere indietro Alessio che parte 8 minuti dopo di me... infatti! Alla 3 è alle mie spalle. Alla 4 idem, alla 5 pure. Alla 6 non ho un riferimento chiaro: avrei dovuto tenermi tutto a destra ed affrontare la costa in curva di livello, oppure a sinistra e fare la stessa cosa: invece sto cercando un avvallamento microscopico parallelo alla mia direzione di corsa, su una discesa micidiale che punta dritto verso la Svizzera.
Possibilità di azzeccarlo: zero vergola epsilon.
L’ho azzeccata? No!

E così se ne va anche Alessio. Adesso che sono stanco, che l’orgoglio è andato a fare compagnia ai santi, cherubini, ecc.ecc., che sono piegato dalla fatica della risalita, senza più nessuno alle spalle (di quelli che sapevo che partivano a poco da me, almeno), posso veramente cominciare a divertirmi! Perchè il bosco diventa più bello e meno infestato dai rovi e dai rami, perchè la visibilità si apre e con essa la possibilità di vedere da distanza media le collinozze, perchè adesso riesco a studiare bene carta e strategia prima di mettere un piede davanti all’altro.
Così, con lentezza ma senza angosce, arrivo a capo della prima metà gara e affronto il primo loop. Nessun problema fino alla 12, ed alla 13 (una risalita di parecchie curve in mezzo ai rovi) decido di aprire un nuovo sentiero nel parco... a colpi di faccia, però!!! (arriverò al traguardo in una maschera di sangue). Poi trasferimento in zona arrivo per l’ultimo loop e finale senza problemi. 1 ora e un quarto circa di gara. Senza lode e con molte infamie, ma si deve almeno “tornare in carta” prima o poi (Firenze in questo non fa testo). Bravi Alessio ed Adele a concludere la loro prima gara di questo tipo, bravo Rusky che va senz’altro nelle prime posizioni.
Io mi lavo dal sangue sul viso ed è tempo di tornare in ufficio.

Volevo scrivere che
a) i rovi non mi piacciono
b) le gare in curva di livello non mi piacciono
c) le gare in curva di livello tra i rovi non mi piacciono
ma Cavallasca non è stata in fondo nulla del genere, e dopo le prime 6 lanterne anche uno zero come me (zero anche nel senso di forma fisica che ho aassunto) si è potuto divertire. Anche se la curva di livello che piace a me è sempre quella portoghese... :-)
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0UBUx3rD_fO0qYvh0TL4xwPMfFp6j4WxhnD1gDU-1CvkMEPUQZ8EduT-XFvnwbTJ3xy8husWOaAopssp4_BNg4m9Gze40K3Jh68xmkUIqulUETP8M8al5YSAePQdqEyfaVqrTEg/s1600-h/Immagine1+009.jpg

Friday, March 06, 2009

Perchè sempre di orienteering si tratta... !!!

Pubblicato su The Problemist (rivista inglese, la più famosa nel mondo) nel maggio 2004.
Il bianco muove e da matto in una mossa, ma PRIMA bisogna girare la scacchiera di 90°.
In quale direzione? E quale mossa da il matto?

Dedicato a tutti gli ori-scacchisti del mondo, il cui campione del mondo è senz'altro Thomas Buehrer (che qualche cosa nell'orienteering avrà pure vinto...)

Sunday, March 01, 2009

Una giornata di andata e ritorno in treno Milano-Firenze-Milano in FrecciaRossa per fare un quarto d’ora di gara, ed anche i Campionati Italiani Sprint passano in archivio con poche sorprese e novità. Andata e ritorno in giornata sono causati dagli impegni lavorativi che oggi mi vedono alla scrivania... come ieri fino alle 22 sono stati i miei ragazzi a mantenere la postazione sotto il fuoco nemico dei consulenti!

Il quarto d’ora di gara, in realtà, è stato per me più attorno ai 26 minuti e mezzo che attorno ai 21-22 che speravo di impiegare. Del resto le poche sorprese e novità sono legate al mio stato di forma in gara ed al mio approccio alla cartina; non riesco a capire come mai nel corso della settimana riesco ad essere abbastanza in palla in allenamento e poi arrivo alla domenica ed i piedi non sembrano avere la forza di andare l’uno avanti all’altro. Sarà perchè mi alleno solo di sera a tensione lavorativa al massimo? Sarà perchè mi alleno “sul liscio” e non riesco a forzare nello stesso modo sul terreno sconnesso? (o anche solo parzialmente sconnesso... vedi Firenze).

Già: Firenze. Sarà stata anche una bella gara sprint secondo i canoni previsti dalla mega-federazione internazionale, ma preferisco di gran lunga le edizioni di Marcesina e Laghi di Fusine. Una edizione sprint che sarà ricordata anche per una media al kmsforzo parecchio inferiore a quella della finale dei campionati mondiali. Una carta che rappresenta un parco cittadino largo 100 metri o 200 nella fascia più ampia, tutto piatto, senza dettagli e con le sole siepi a rappresentare un ostacolo che, purtroppo, ha rischiato anche di stravolgere le classifiche finali. Approcciandomi a Firenze ho cercato di non pensare che la carta avrebbe assomigliato più a quella dell’Idroscalo (che però è almeno “dog leg” e da un estremo del lato est non vedo l’altro estremo ovest) o del Parco di Trenno (che almeno è più largo), ma se queste sono le tendenze dell’orienteering ben vengano allora i panzoni come me che su questo terreno ci sguazzano 10 minuti (il 40%) in più dei campioni nazionali.

Quindi gambe molli, fiato inesistente, voglia di lottare e cambiare ritmo pari a zero (il fatto di correre prima degli altri senza alcun riferimento o sprone davanti o dietro non mi avvantaggia, ma è una mia scelta!). E allora per che cosa ricorderò la gara di Firenze. Io, e spero anche gli altri partecipanti, per aver potuto ancora una volta esibirmi come speaker.
E adesso quindi mi tocca andare a spiegare quello che ho detto anche a Rusky nel dopo gara.

Diciamo che il mio lavoro mi ha portato sempre più spesso, negli ultimi anni, ad approcciare clienti, ad erogare corsi di formazione (è quello che in pratica ho fatto da ottobre ad oggi), a parlare davanti ad un pubblico. Il mio datore di lavoro non mi ha mai mandato a partecipare a quei corsi aziendali “come diventare un buon oratore” che sembrano essere così di moda fra tutti coloro che in un modo o nell’altro devono abituarsi a parlare in pubblico. Avrei timore, oggi, a partecipare ad una di queste attività: forse scoprirei che quello che sto facendo, ma soprattutto il modo in cui lo faccio, è del tutto sbagliato o rivedibile. E mi impappinerei (io ho fatto un solo corso, o meglio una sola prova, il 7 luglio 1994 ed è stata la discussione della mia tesi di laurea: il ricordo mi è ancora chiaro e forte, e posso dire che se ce l’ho fatta allora non avrò problemi a parlare in pubblico per i prossimi centoventisei anni).

Adesso ho sviluppato una certa proprietà di linguaggio anche di fronte ai clienti. La cosa che più mi piace, nei corsi che vado ad erogare, è che ogni volta c’è sempre il precisino che cerca di mettere i bastoni tra le ruote mettendo in difficoltà l’interlocutore. Mi piace vedere se, ma soprattutto come, riesco a rintuzzare i vari “attacchi” e ricondurre la discussione nel binario giusto senza fare forzature del tipo “Ne parliamo dopo, adesso andiamo avanti!”. Mi piace vedere come reagisco quando i supporti informatici vanno in errore, o quando i dati che vengono proposti su schermo non sono quelli che mi aspetto. Non posso esprimere quello che penso “Oh ca..o!” ma devo immediatamente in un decimo di secondo girare al problema inventando qualcosa. E devo dire, a giudicare dai commenti dei miei capi, che in fondo ci riesco abbastanza bene.

Ed è un po’ quello che succede anche quando faccio lo speaker, che è l’attività che più di ogni altra mi ha aiutato nel migliorare il mio approccio ed il mio comportamento quando faccio lo stesso esercizio anche sul posto di lavoro.
Come ieri, quando mi sono trovato Liliana P. già al traguardo e campionessa italiana senza che me ne fossi accorto, quando gli Elite mi arrivavano in faccia l’uno dopo l’altro come sparati da una mitragliatrice, quando mi sposto ad osservare per la prima volta una certa categoria e scopro che mancano solo 3 atlete al traguardo... Una grossa mano, ieri, me l’ha data il supporto informatico di Giorgio Bernardi, con il quale avrei fatto meglio ad impratichirmi prima che gli arrivi delle W16 raggiungessero il culmine. Un aiuto agli speaker potrebbero offrirli anche i pettorali, che ieri purtroppo erano “sparsi” (quindi le radio che mi annunciavano l’arrivo del pettorale 276 non mi dicevano nulla finché non avessi trovato tra le varie categorie chi e dove correva mister duecentosettantasei...). Mi sarei anche volentieri dato una mano da solo se avessi studiato prima le griglie, in modo da avere un quadro preciso della sequenza degli arrivi dei migliori nelle varie categorie.

Sono tutte cose, queste, che fa regolarmente Andrea Rinaldi, il maestro. Ed ogni volta scopro sulla mia pelle che il tempo che Andrea impiega per mettere a posto questi tasselli del puzzle non è buttato via ma serve invece per creare il canovaccio della storia che si andrà a raccontare al microfono. Ieri invece io sono stato fortunato perchè non ho avuto, anche se solo per pochi minuti, due arrivi contemporanei di vincitori.
Mi sarei potuto ritagliare il tempo in un altro modo: se avessi evitato di andare a fare i miei 26 minuti di inutile gara, ad esempio. Ma non credo che, mai e poi mai, andrò a fare una trasferta orientistica solo per fare lo speaker. Il bosco ed io ci dobbiamo dire ancora tante cose. Ho detto “il bosco”, però...