Stegal67 Blog

Tuesday, September 14, 2010

Mitica Val dei Mocheni, non sei più tu!
(con quiz annesso...)

Questa volta la Val dei Mocheni non mi ha battuto! Sono passati tanti anni dalla scoppola rimediata in Coppa Italia a Sant’Orsola, che mi lasciò sotto pelle una avversione totale per questi terreni... una batosta terrificante come nemmeno uno 0-6 0-6 in finale al Roland Garros (il gioco a premi non è: a quale finale mi sto riferendo? Perchè Grilli risponderà senza nemmeno consultare Google...).
Eppure, nonostante gli anni passati, l’idea che il Campionato Italiano a Lunga Distanza e Staffetta 2010 si disputava in Val dei Mocheni aveva lasciato nel mio spirito di orientista un sentimento di disagio, una diffusa sensazione di “andiamo a prenderci un’altra legnata..”; in dipendentemente dal risultato, sia chiaro. Mica sarei andato in valle per vincere! Ma partire già con la sensazione di sconfitto, di probabile ritirato a priori, di peregrinazione nel bosco senza una idea in testa... ecco: queste erano le sensazioni che mi hanno accompagnato verso i Prati Imperiali.

Diciamolo subito. Sono salito in Valle per fare due gare? E due sono state le cose che nel fine settimana sono andate completamente storte: il viaggio di andata (leggasi: uscita da Milano) ed il viaggio di ritorno (leggasi: rientro a Milano). Per il resto... una pacchia, una PASSEGGIATA! Ossignùr... non proprio una passeggiata di salute. Sarebbe bastato sentirmi alle ore 8.24 del mattino di sabato, mio orario di partenza della gara long H40: una sequenza di parolacce, un fiume di rassegnazione. Lezione numero 1: il comunicato me lo devo leggere anche per quanto riguarda la mia categoria, non solo per verificare che la D35 si corre 1:10.000 e non 1:15.000.

Infatti ecco Stegal che alle 8.24 raggiunge la cartina, prende il via, guarda la carta praticamente marrone per le curve di livello made in Val dei Mocheni, controlla la scala (... e tira giù i santi dal 1° gennaio al 30 giugno). A questo punto Stegal capisce che erroneamente ha preso la H35... che stupidello, isnt’t it?, controlla la categoria, legge H40 (e anche H18, ma chissene) e tira giù anche l’altra metà dei santi.
Rapida occhiata al percorso e la vocina del cervello dice “ok, PM! Non ce la farò mai a completare tutta ‘sta cosa in meno di due ore”. Anche perchè Stegal parte pensando chissaperchè che la gara sia una roba tipo 5,5 km + 170 e si trova un 7,0 km + 280 o giù di lì...

Intanto prendo la strada della prima lanterna, in mezzo ad una piantagione di erica inespugnabile che mi fa pensare a Dallaschyle o Plodda, in Scozia, e prima ancora che arrivi alla prima lanterna son già volato per terra tre volte. Il secondo punto prevede l’ascesa al Golgota: ah cari Renzo e Enrico quanto vi ho pensato... su per la linea di massimissima pendenza in mezzo ad un grezzo sporco, ma se il tracciatore vuole la lanterna è ad un bivio di sentieri... ehmmm... bivio di tracce... ehmmm, diciamo che l’ho vista e basta. Per il terzo punto seguo il sentiero e sbuco in uno spazio aperto, una lanterna 20 metri alla mia sinistra sotto un albero meraviglioso; la descrizione punto dice “collina” ed io, pensando di essere corto, proseguo. Ma la costa gira subito ad est ed il mio istinto (o la vocina del cervello) mi dice che sarebbe meglio controllare quella lanterna che sembra solo un “albero isolato”: codice 40. E’ il mio punto. 60 secondi persi.

Bene. Sarà questo l’unico, l’UNICO errore della mia gara. 23 punti. Un errore. Da 60 secondi. Al terzo punto in una lanterna facilissima.
E’ vero, camminerò per tutte le tratte in salita e scenderò lentamente (il tendine di Achille continua a rognare) su tutte quelle in discesa. Ma per l prima volta quest’anno la lanterna non sarà MAI alla mia destra o alla mia sinistra. Sarà davanti ai miei piedi, sarà esattamente al di là di quella specie di piccolo movimento del terreno che me la toglie dalla visuale. Ed io saprò SEMPRE cosa fare e saprò SEMPRE che sono ancora corto di 20 metri e che appena al di là di quel piccolo poggio ci sarà una canaletta, un sasso, una buca, un avvallamento con la mia lanterna.

E’ una sensazione strana. Qualcuno che indossa la tuta del Trent-O mi parlerà di gara facile. Ma per me non c’è niente di facile. C’è il fatto che il punto 4 è effettivamente, concordo, tra due sentieri paralleli; che distano 50\70 metri l’uno dall’altro... ma in mezzo c’è un “frattale” che solitamente mi vedrebbe gironzolare attorno al punto per parecchi minuti. Stavolta è diverso, stavolta dalla 40 sbuco sulla 41, poi sulla 42... ma il pensiero che stile Fantozzi troverò 43 e 44 e poi mancherò la 45 (il mio punto) mi sfiora e mi abbandona. La 45 infatti arriva davanti alle mie ultime Falcon proprio mentre penso che dovrei essere a qualche metro dal punto esatto.

Per il quinto punto, scollino al gran premio della montagna a quota 1950 e scendo lungo un naso. Arrivo nell’avvallamento ed il punto non c’è... mi guardo attorno, mi sposto ma capisco che devo tornare lì; le lanterne sono state posate, sono sicuro di essere nel punto esatto... poi un rumore dal fondo della discesa... un passaggio veloce: Enrico Casagrande. “Enricoooo... ma il punto 46 lo hai posato?”. Enrico si volta e mi squadra... “Nooooo, lo sto cercandoooo...”. Ecco, vieni su che il punto è qua!!!

Lanterna 6, poi 7 ed 8, con una piattaforma a fare da attacco al punto in perfetto stile O-Ringen. Poi la 9, la 10. Cominciano le tratte in costa ed alla 11 sono sopra al parcheggio ma non me ne accorgo. Trovo come un laser la 12 e soffro un po’, solo fisicamente, la 13. E mi scopro a pensare che sono stato bravo, che forse potrei farcela, ma che mancano ancora dieci lanterne ed in vaccatone deve arrivare, DEVE arrivare. Ancora una lanterna, la 14, in un boschetto fantastico, poi la 15... comincio a tornare verso l’arrivo, mancano due grappoli di punti: se trovo la 17, poi le altre mi verranno addosso come tante perle di una collana! Decido di affrontare con calma la lunga salita alla 17: sono le 9.56 e ho ancora 34 minuti prima dell’ora zero. Pochi per 7 punti? Attacco la 17 in discesa, non sono stanco (ho camminato tutta la strada in salita), leggo il movimento del terreno, leggo la buca a sinistra del punto e vado dritto verso la lanterna: bingo!

Alla 18, in una pietraia, scorgo il punto 20 metri sulla sinistra... e penso pure di aver sbagliato! Venti metri... un epsilon di errore ma oggi è sufficiente per farmi dire che è un errore. L?ultima soddisfazione alla lanterna 20, dopo un’altra tratta lunga: scollino un naso e mi dico che la lanterna, la canaletta, il termine canaletta deve essere proprio davanti a me; quando il prisma bianco e arancio compare davanti ai miei occhi caccio un urlo! Sono nel bosco da solo da quasi due ore ma questa volta sono soddisfatto di me stesso; sarò ultimo? Poco importa. Mi importa essermi divertito, mi importa essere stato un orientista, mi importa aver sfatato a tanti anni di distanza la mia idiosincrasia per la Valle dei Mocheni. Mi importa essere arrivato al traguardo in meno di 2 ore: 1 ora 54 minuti e 25 secondi per l’esattezza. Mi importa aver trovato un feeling con la carta che anche adesso, in treno mentre torno in hotel, mi fa sorridere compiaciuto dei miei sforzi di impiegato-panzottello. Ho fatto del mio meglio e... si, devo dire che la mia ombra stavolta è rimasta indietro, sopra le due ore.

Sono soddisfazioni!

Un ringraziamento a tutti coloro che mi hanno dato una mano in questa due giorni di Campionati Italiani: tutto l’Orienteering Pergine in primis, e poi Matteo, Enrico, Rusky e Mary, Bibi, Atty e PLab, Christine, l’Orienteering Mezzocorona, Sebastiano, Andrea e gli zii di Andrea... e chi ha sopportato i miei sproloqui e chi ha gradito e si è fatto vivo dopo le gare e in mail. E grazie ad Alberto Grilli, che a pochi secondi dalla partenza della sua frazione di staffetta mi ha gratificato con un gesto cortese che non a tutti sarebbe venuto in mente di fare.

Il gioco a premi, adesso: a quale evento sportivo fa il verso il titolo del post? Questa NON è facile, per niente...

Thursday, September 09, 2010

Alpe Adria 2010 - parte 2 di 2

Alle 14.30 circa è terminata la cronaca della divertente gara long; divertente per i concorrenti soprattutto una volta che si è lasciata alle spalle la zona “verde7” della carta. Divertente dalla postazione dello speaker perchè quelli che perdono arrivano più o meno tutti con qualcosa da ridìre mentre quelli che vincono arrivano facendo grandi elogi al tracciatore... Mi aspetta un pomeriggio di tutto riposo nel quale prendere il sole a bordo piscina, raccontare in giro le mie prodezze di apripista, descrivere come ho trovato i punti senza vedere il telo bianco ed arancione, mirabolare il mio coraggio nell’affrontare la jungla... e magari lasciarmi andare ad un pisolino ristoratore prima della gara sprint che mi vede schierato in griglia, per una volta in mezzo a tutti quanti gli altri.

Errore.
Arriva la telefonata del buon Beppe che mi reclama come speaker anche nella sprint!
Nuovo inciso: in effetti, visto che quando corriamo ed arriviamo nel bosco non ci vede quasi nessuno, è proprio in questi casi che servirebbe uno speaker affidabile, competente, in gamba, esperto, coinvolgente... mica per i concorrenti, ma per gli abitanti del posto che per la prima volta possono vedere e toccare con mano i concorrenti e l’orienteering.
Purtroppo “tùca de cuntentàss”, come dicono a Milano. Il cuntentàss è il sottoscritto che recluta al volo un autista, infila le espadrillas e cala su Brallo di Pregòla in tutto il suo peso.
La scena si presenta così: auto che inchioda all’incrocio di Brallo, Stegal che esce di volata già vestito con si card e bussola infilati dove si confà, Carla Balma che mi porta immediatamente in partenza (a 10 metri), io che chiedo a Carla di suggerirmi in che direzione devo andare dopo la lanterna svedese (a vista) dal momento che non ho nessuna intenzione di stare lì fermo sotto gli sguardi ed i lazzi di tutti a cercare in carta il sempre per me invisibile triangolino magenta!

Ecco. Il momento migliore della mia gara sarà proprio l’aver preso la direzione giusta dopo la lanterna svedese (capirai... tutti gli altri hanno visto me...). Quel che segue infatti è un resoconto di quel che succede nelle prime tratte.
Partenza-1: resto corto e, sotto lo sguardo esterrefatti di Fabio Cattaneo, sbaglio già la prima lanterna
1-2: il sentierino che porta alla 2 lo “perdo” subito e finisco per terra due volte sul pendio in terra battuta. In zona punto, “molto zona punto”, una tuta Veneto che si sta facendo un bel bisognino e si vede piombare addosso l’impiegato-panzottello... c’è di che rimanere traumatizzati per molto tempo!
2-3: dapprima non trovo il varco che mi dovrebbe portare al punto, tra l’altro sono rientrato sotto gli occhi degli altri concorrenti e quindi le mie fermate non fanno una gran bella figura. Poi Martin Skorpil mi afferra e cerca di portarmi al ritrovo perchè ha bisogno di me per parlare con gli organizzatori... ma riesco a fargli capire che sono in gara
3-4: non trovavo il varco per l’entrata? Adesso non trovo nemmeno quello dell’uscita! E’ Stefano Gottardi che deve venire a salvarmi aprendo un cancelletto ancora chiuso

Potrei andare avanti così molto a lungo: la lunga e monotona e deprimente salita verso Bralello, il passaggio ansante a fianco del campetto di calcio dove gli ex-giovani-Oricuneo si scambiano pallonate, l’errore ciclopico alla 12 dove mi perdo due volte ed impiego 2’40” per un punto da 15”... Insomma una bella prestazione, non c’è che dire!
Cercherò poi di vendicarmi citando uno per uno alla partenza tutti i concorrenti, “spandendo” un po’ sui curricula di alcuni Elite (tanto per fare vedere ai locali che a Brallo non son mica saliti i primi frilli qualsiasi) ed infine nel post-pastaparty delle premiazioni cercando di fare del mio meno peggio per far finire la serata il prima possibile, visto che ci tocca premiare due gare ed i ragazzi preferiscono veder passare il “corpo di ballo” composto da Greta, Denise, Laura e Chiara piuttosto che veder sfilare i master sul podio!!!

Ultima giornata. Ultima sveglia all’alba. Ultima colazione solitaria ed ultimo ritrovo con Andrea Rinaldi. Gara middle, si ritorna in M35. Il tempo è propizio e dovrei farcela ad arrivare in tempo per le 9.30 (orario di inizio della tenzone).
I primi punti sono ancora nel bosco bello, bianco e pulito; ed incredibilmente sui primi 4 punti trovo anche stazione e mantellina. Quando arrivo al quinto punto la stazione e la mantellina invece mancano... sembra proprio fatto apposta: il quinto punto è un bell’angolo abbastanza acuto piuttosto lungo tra la 4 e la 6, messo lì a confermare che “tanto questo fa solo i punti che vuole lui, poi dice che ha fatto tutta la gara...”. Foschi pensieri si annidano nella mia testa durante le successive tratte abbastanza lunghe, ma il (mio) peggio deve ancora venire: il loop 8-11 mi è infatti fatale. Faccio bene la 8 e la 9 ma per andare alla 10 salgo probabilmente un po’ storto, fidandomi del fatto che comunque posso appoggiarmi ad un grosso sentiero alle spalle del punto come linea di stop.

Capirai... il tratteggio in carta sembra quello di alcune piste di fondo sulle quali passano due macchine affiancate... Salgo, salgo, salgo un po’ troppo e mentre mi chiedo dove sto sbagliando finisco sulla lanterna 46 che è OLTRE il sentiero. Gulp! Vabbé, devo scendere... scendo, scendo scendo un po’ troppo e finisco sulla 11! Il che vuol dire che ho riattraversato quella autostrada senza vederla.
A questo punto non è più una sfida con il punto 10 (che forse potrei trovare andando via in costa), ma con quel sentiero: risalgo pian piano, risalgo, risalgo e torno dritto sulla 46 :-(
Sono completamente basito e frastornato, e decido un ultimo tentativo scendendo di nuovo a valle. E questa volta non trovo più niente: non trovo la 10, non trovo la 11, ma soprattutto ripasso da quel maledetto sentiero per l’ennesima volta senza trovarlo.
Lo scoramento è forte, la fatica è tanta e la testa dice stop. Non è il caso di proseguire ulteriormente e, allontanandomi da quella zona “in bussola” torno verso la strada ed il traguardo al quale mi presenterò in ritardo e sconfitto dal tracciato.

In quella zona poi sbaglieranno altri atleti ed anche qualche Elite, forse chissà il loro suggerimento agli organizzatori di tornare a controllare curve di livello e marcatura degli oggetti potrebbe essere valido. In ogni caso, quella zona mi è arrivata addosso proprio nel esatto momento nel quale stavo scavallando il mio muro della fatica: 4 gare, 3 impegni da speaker + premiazione serale, e l’ultimo che mi attendeva al termine di quella middle. Ed ho deciso che poteva bastare così...

Adesso è già tempo di pensare ai Campionati Italiani; nuova borsa, nuove gare in solitaria e nuovi pensieri nefasti... poi il lavoro prenderà il sopravvento e per qualche settimana me ne starò un po’ lontano dai campi dell’orienteering.

Monday, September 06, 2010

E dopo HOP 1&2... Alpe Adria Cup 2010 (parte prima) !

Seconda settimana o meglio secondo fine settimana lungo ad impegno multiplo, sia come concorrente (di sempre più scarso successo) che come speaker (di sempre maggiore casino), in quel di Brallo di Pregòla...: l’accento sulla “o” è una concessione alla grammatica italiana che, per citare le testuali e convinte parole di uno degli astanti, non prevede la presenza in vocabolario di parole sdrucciole. Si vede che hanno sempre avuto ragione gli svedesi o i cechi o gli sloveni che quando mi chiamano per la partenza dicono “Stefàno”. Che non è nemmeno una bella parola, onomatopeicamente parlando... E pensare che persino “Adoléscere” è una parola sdrucciola! Forse è il caso di segnalarlo al novello Zanichelli? :-)

Brallo di Pregola è un posto incuneato nel quadrilatero dove confinano le regioni di Lombardia, Liguria, Emilia e Piemonte. Sugli Appennini. Forse per la prima volta una manifestazione dell’Alpe Adria si svolge su queste montagne, e non oso immaginare cosa possono aver pensato ungheresi, tedeschi, croati e sloveni quando hanno cercato l’ubicazione delle gare su googlemaps. In ogni caso il Comitato Regionale Lombardo ha cercato di fare del proprio meglio per questa edizione dell’Alpe Adria Cup, anche se alla fine (complice anche la collocazione in calendario tra Trofeo delle Regioni e Campionati Italiani) la partecipazione generale è stata almeno la metà di quella attesa ed il numero di persone che hanno collaborato sta in un rapporto 1:8 rispetto ai partecipanti...

A distanza di soli 4 giorni dalle gare del Turcio, torna dunque il momento di rimettere mano alla valigia orientistica e di ripartire da Milano verso sud in una splendida mattinata di sole, per quelle due orette di viaggio che mi separano da Brallo. Si tratta però di una giornata lavorativa, ed è per questo che il telefono non smetterà per un solo istante di vibrare (e-mail e telefonate): nel solo periodo tra le 12.15 e le 17.15, cinque ore quindi, riceverò 119 e-mail e 15 telefonate. Come ho trascorso nel frattempo io queste cinque ore? Presto detto: cartina in mano, sul percorso della staffetta open che affronto in coppia con Bibi (io sono il secondo frazionista e parto prima di Bibi, che è la prima frazionista); mica tutte le 5 ore nel passo nel bosco, ovviamente! (non sono così scarso); c’è anche il tempo per il commento microfonico, talvolta impreciso (soprattutto sulle staffette giovanili), cercando di non perdermi le staffette MElite e WElite che per fortuna rappresentano la maggior parte delle poche staffette al via.

La mia gara è, appunto, una Open. Per la precisione Open Lungo. Quindi non ha una difficoltà eccessiva; tre km e mezzo la lunghezza, e ci sono una tratta lunga di puro scorrimento (con passaggio al punto spettacolo) e 16 punti. Quindi più o meno un punto ogni 150-200 metri, che è quel che piace a me. Il bosco nel quale mi fanno passare è proprio bianco, mentre la mia bussola o più probabilmente il mio orientamento è proprio nero... traduzione: sono sempre corto e storto! Addirittura nella tratta 3-4 seguo (o almeno credo di seguire) la bussola e mi ritrovo su un bivio di sentieri a 60° dalla direzione voluta. No comment... Visto che mi sono messo in azione appena sceso dalla macchina e ho solo fatto colazione, non posso pretendere molto dai miei piedi (che in quest’anno di grazia 2010 non mi stanno portando molto lontano) e mi accontento di finire in tutta tranquillità in circa 50 minuti, prendendo 10 minuti di distacco da tutti gli altri (pochi) concorrenti della Open Lungo che finiranno tutti tra 37 e 39 minuti.

L’indomani mattina, sabato, è il turno della gara long. Il menu della mia giornata è ricchissimo, ed a conti fatti lo sarà poi ancora di più di quanto previsto; infatti l’appuntamento è alle 8.00 a.m. con Andrea Rinaldi per essere accompagnato in partenza. Ho optato per una categoria MAK in quanto le lunghezze della M35 sono veramente sensibili e rischierei di superare abbondantemente le due ore e stramazzare. Piccolo inciso: è vero che alle gare dell’Alpe Adria ci sono anche quelli forti, ma alcuni land schierano per necessità anche “quelli deboli”, e lunghezze del genere rischiano seriamente di mettere in grossa difficoltà coloro che vengono schierati a forza nelle categorie che contano. Sed sic transeat...

Parto all’incirca alle 8.25, sparato nel bosco dagli incitamenti di Andrea e da Carla Balma, e la prima lanterna già mi metterebbe paura se non fosse che indovino la scelta (sentiero-traccia-traccina-traccetta-aggiramentoalberocaduto e attacco all’avvallamento): sbarco dritto sull’avvallamento nel verde, all’altezza giusta, e scorgo il solo paletto. No mantellina. No stazione. Ma per quanto mi riguarda anche no problem (rivedere il pezzo dedicato a Per Forsberg dopo-Penicina), ho il mio orario di partenza, punzono la carta, memorizzo il codice lanterna visto che non ho nemmeno la descrizione punti, premo il cronometro per avere il tempo parziale e parto per il secondo punto. La sequenza di gesti, o meglio il fatto stesso di farli tutti, credo sia importante... (se a qualcuno interessa posso snocciolare ancora la sequenza di codici).

Per farla breve, il radar è veramente in funzione e le prime quattro lanterne impegnative nel verdino le troverò tutte nonostante non ci sia nemmeno il telo a farsi vedere da lontano! Continuo imperterrito a gestire la gara nello stesso modo, e per i primi 20 minuti mi sento veramente orgoglioso del mio orienteering, ed il punto 5 è il primo sul quale arrivo quando sono già stati posati telo e stazione; segue una tratta lunghissima verso la 6, passando dietro alle camere del Centro Tennis dove ancora dormono i concorrenti, attraversando il bel bosco del giorno prima, e mentre penso a cosa chiederò a Dan Chissick durante l’intervista post-gara che ho promesso al traguardo, vengo attaccato dai cani di un cacciatore... vabbé, nessun problema, me la do a gambe ed il fischietto del padrone li richiama presto.

6 e 7 li trovo quasi subito; “quasi”, perchè la tratta lunga e la fuga precedente mi distraggono un po’, e “quasi” perchè comunque anche in questa zona la posa non è terminata (devo sempre cercare il paletto). Una occhiata alla carta e penso che tutto sia quasi finito, le lanterne sembrano di una difficoltà nella norma ed il mio radar funziona ancora bene, che giunge il momento di perdere 6+12=18 minuti sui punti 8 e 9. Si tratta dei punti di cui forse sentirò ancora parlare nei prossimi ritrovi: sulla 8, veramente facile, devo aprire io il primo sentiero in mezzo ai pruni e mi incasino di brutto (un punto da 3 minuti oltre un prato, impiego 9’32 secondi). Il 9 è collocato in mezzo ad un inferno verde, “verde 7” mi pare che lo chiamino nella definizione internazionale, nel quale mi servirebbe il machete, il napalm, l’accompagnamento di Rambo ed anche una armatura completa di elmo. Parlatene con i vostri amici presenti all’Alpe Adria, se non ci credete... Citate il punto 101 e guardate le facce!

Dopo aver trovato i suddetti punti al prezzo di sangue e pelle in quantità, il ritorno in una zona più umana del bosco coincide con alcuni pensieri del tipo “il verde 1 non è poi così brutto” (certo... arrivo dall’inferno...); sono stanco ma i punti non sono poi così difficili adesso, e poi sono stanco quindi vado ancora più piano ed ho tempo di leggere la mappa ed orientarmi. Così quando trovo il punto 14 di puro orientamento esplodo in un “si! è fatta!”. Concludo la mia MAK in 1ora40’13”... non c’è male vero? Il vincitore ci metterà 50 minuti... (Tommy Civera mi pare), ovvero 50 minuti meno di me. Ma per qualche motivo, dopo tutto quello che ho passato, devo passare un po’ di tempo a convincere alcuni interlocutori ufficiali che io la gara l’ho fatta veramente e che non mi sono né inventato il tempo né sono partito “da dove ti pare” senza essermi neppure presentato in partenza.

Il che comincia a dare un tocco di nervosismo ad una 3 giorni che, dal punto di vista dell’impegno multiplo prettamente personale, non è nemmeno arrivata a metà. La cronaca della gara renderà poi pieghe impreviste, con i variegati commenti dei concorrenti (del tipo: quelli che vanno bene fanno i complimenti al tracciatore e quelli che soffrono le pene dell’inferno nel verde7 lo mandano a quel paese...), le prime correzioni di pronuncia ai cognomi stranieri ed al mio raffazzonato inglese maccheronico imparato sulle canzoni dei Beatles. Ma la cosa migliore della tappa long sarà il primo incontro con quel diavolo di Luigi Guzzo, co-speaker e traduttore ufficiale: un episodio che può far spanciare dal ridere solo me e Luigi, quindi non vale la pena che mi dilunghi, ma resto basito per quanto la vita possa riservare casualità ed episodi al limite dell’incredibile... altro che “sliding doors”!

Sunday, September 05, 2010

Highlands Open (parte seconda)

Mentre mi accingevo a cominciare il racconto delle prime due gare all’Alpe Adria 2010, qui in una stanza a Brallo di Pregola, mi sono ricordato che mancava un pezzo per completare il puzzle degli Highlands Open, che ormai sono passati di una settimana. In pratica, sono indietro di un giro, condizione consueta per chi come me misura i distacchi dai primi in termini di decine di minuti (come è successo oggi...).

La terza tappa degli HOP, a Campomulo di Gallio, mi riporta sul terreno dei miei primi campionati italiani assoluti (1996, penso) quando ero un fiero HB da metà classifica... ed infatti terminai esattamente a metà classifica ma avevo davanti quasi 50 nomi; tale era la partecipazione numerica a quei tempi, pure in HB. Campomulo è carta insidiosa per i dettagli: mi aspetto un giro in senso antiorario partendo dai prati a bordo strada, salita sul grosso collinozzo ad est, poi passaggio della strada sui prati a nord e ritorno sui due collinozzi ad ovest. Ci azzecco in pieno se non fosse che il giro si sviluppa esattamente in direzione opposta! Ma ormai faccio gli allenamenti a secco come Fabian Hertner!
Mi piace la gara di Campomulo, come è stata tracciata per gli M40 e per come l’ho affrontata... certo, ci devo mettere un errorino alla 3 ed uno alla 5, ci devo mettere un po’ di distrazione causata da un crocchio di ragazzi che viaggiano insieme lungo le prime tratte del percorso. Ma soprattutto devo riflettere sul “chi me lo ha fatto fare” sulla salita micidiale 7-8 che mi porta dal pratone alto alla zona delle trincee sulla parte est della carta. Lì ho veramente sofferto l’inferno, il mio peso, gli acciacchi, la vecchiaia che avanza... Mi sono ripreso perchè ad un certo punto, sulla 9, proprio in zona punto mi è venuto incontro un gruppetto di 4 amici della M40 che avevano pasticciato. E “il Bellini” mi dice: “O sbagliamo noi o hai sbagliato tu”, sapendo ovviamente che erano loro ad aver pascolato. Ma io ho risposto qualcosa tipo “4 contro 1, ho sbagliato io...” ma sapevo di aver ripreso un buon ritmo ed in fondo ridevo sotto i baffi.
A fine gara un piccolo colpo da Ko nel vedere Rusky (secondo dietro a Fritz... ci vuole la foto con la bandiera lombarda e lo stendardo del Trent-O) fermo in bacino di carenaggio con un ginocchio gonfio come un melone. HOP finiti per lui e purtroppo un punto di riferimento per me che si ferma in questo scorcio di stagione.

Dopo una giornata di “riposo-non-riposo” (scalata all’Ortigara), il venerdì prevede la sprint ad Asiago. Una gara che mi fa sempre venire un po’ di stranguglioni perchè già mi vedo a sbanfare ansante e pachidermico nelle vie di Asiago in mezzo ai turisti che si chiedono chi sia quell’omino Michelin e chi glielo faccia fare... Sprint con 1 minuto di distacco tra i partenti, e chissà quanti mi supereranno come se fossi un paracarro.
Il percorso M40 evita di farci passare nelle zone più trafficate (di gente e di auto); partenza nel parchetto e primo errore per andare alla 2, un errore che faranno in tanti. Poi faccio qualche (penso) buona scelta ed in fondo sono io che mi faccio riprendere gli ultimi 15 secondi di gap da Gert Lexen, per avere qualcuno che mi fa il ritmo sulla tratta lunga 7-8. Piano diabolico, risultato pessimo. Mentre inseguo Gert, dietro una curva non vedo una concorrente che per pararsi mette avanti entrambi i polsi: la vedo con la coda dell’occhio all’ultimissimissimo momento ma non riesco ad evitare un colpo terribile allo sterno che mi lascia lì 10 o 15 secondi senza fiato.
Dal quel punto in poi cerco solo di portare a termine la gara senza sbagliare troppo, recuperando addirittura nel finale qualcosa a Gert che finisce lungo su un paio di punti.
Finale di giornata a commentare con Alessia C. la gara KoSprint, un altro successo spettacolare dell’ Erebus Vicenza, un altra milestone nella carriera organizzativa di questo team. La gara è molto divertente e coinvolgente anche per gli speaker, ed è bello vedere che tutto si concluda (anche se in fondo è solo una kermesse) tra i sorrisi di tutti i contendenti.

Sabato. Comincia il Trofeo delle Regioni e l’impegno come speaker con Alessia si fa più serioso. Dopo la gara di trail-O mi trasferisco subito al Turcio che è una delle mie carte preferite anche se parecchio impegnative... la mia gara si concluderà con una PM voluta: dopo due buone lanterne nella parte nuova della carta, finisco per vagare 10-12 minuti fuori carta per andare alla 3. Il conseguente scoramento viene in parte mitigato dal fatto che, camminando, riesco a fare molto bene il loop 4-7 ma poi la lunghissima e terribile (e a tratti mica così bianca come è indicato in carta) costa per la 8 mi mette in grossa difficoltà. Finisco così sulla 9, che sta una dozzina di curve più in basso... la risalita metterebbe in difficoltà le mie energie e le chances di arrivare al traguardo in tempo utile per aiutare Alessia, e quindi proseguo la gara dalla 9 arrivando fino alla fine in un tempo che comunque è di poco inferiore alle 2 ore.
Ribadisco il mio enorme gradimento per la parte bassa della carta del Turcio, ma la parte nuova comincia ad essere un po’ troppo ostica per me.
Riguardo a questa gara, voglio fare i complimenti indistintamente a tutti i concorrenti che hanno partecipato con coraggio anche sotto il diluvio a tratti torrenziale che si è scatenato: occorre un coraggio sportivo enorme per portare a termine un percorso del genere (magari poi all’1:15.000!) in condizioni climatiche e di scivolosità anche estreme. Massimo rispetto per tutti, anche per chi (o soprattutto per chi) ha impiegato più di 3 ore ma non ha mollato.

Domenica. C’è un po’ aria di sbaraccamento. Manca solo la staffetta e poi anche questa edizione dell’Altopiano sarà alle spalle. Ho una staffetta... Open? ... M35? Non lo ricordo neppure io nel turbinio di staffette che la scelta del CRL ha provocato. Quello che so è che parto male (il bosco verso ovest è buio come il didietro di una marmotta, verso est ho il sole in faccia, il primo punto non è ancora stato posato da Cosimo...) ma mi riprendo dal punto 2 che trovo bene ed arrivo senza troppa fatica al punto 9. Qui comincia il ritorno con tratta lunga verso l’arrivo, ed io mi fiondo verso la strada statale asfaltata...
Poco ci manca che le macchine, i camion ed i trattori che passano asfaltino me! Arrivo in brevissimo tempo in fondo alla tratta (se l’avessi affrontata nel bosco sarei ancora là) ma mi sorge il dubbio che la strada sia out-of-bound... cartina in tasca vado da Cristian B. e scopro che la strada è percorribile. La mia scelta, impiegatizia e panzottella a prima vista, diventerà poi durante la gara un fattore che deciderà alcune categorie; scoprire che Dario Beltramba e Andrea Cipriani, ma anche Renzo De Paoli e Remo Madella, hanno fatto la stessa scelta non può che inorgoglirmi.
La staffetta poi andrà commentata da Alessia e da me, e credo che i momenti migliori siano stati la partenza delle W20 con lo sprint selvaggio di Laura Meneghel (ma soprattutto la reazione delle altre ragazze alla vista di una collega che cercava la fuga prima ancora del punto K) e la sfida in M35 risolta allo sprint.

Poi giunge il momento di rientrare... e allora si deve lasciare ancora una volta l’Altopiano, con la promessa che torneremo indipendentemente dal fatto che sia per un mondiale oppure no. All’Altopiano, orientisticamente parlando, si crede o non si crede. Io ci credo.

Wednesday, September 01, 2010

La mia gara di Trail-O a Gallio.

Questo commento l'ho pubblicato anche su quello che si potrebbe considerare a ben vedere il sito di riferimento del trail-o italiano, ovvero quel www.trailo.it di Marco Giovannini che purtroppo mi sembra più frequentato dagli stranieri che non dai concorrenti nostrani.
Ma questo blog è il mio diario, ed allora voglio lasciare la cronaca (un po' pallosa...) di come ho trascorso le prime ore della giornata di sabato scorso, pre-Turcio e pre-speaker.

Tanto più che ormai anche il blog di Larrycette parla diffusamente di trail-O, anche se l'eroe di Larrycette porta la coppola e vince spesso e volentieri...

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Prima della gara ero molto preoccupato perche'¨ nel bosco del Turcio avevo gia' fatto una pessima gara, e sapevo che Gallio poteva essere molto difficile. Mi aspettavo una gara nella zona dei trampolini, magari con punti molto distanti dall' osservatore, su macroforme. Non mi aspettavo di percorrere nuovamente un sentiero lungo quanto quello di Tonezza o di Serrada, gareggiando esclusivamente in mezzo al colore giallo su dettagli particolarmente elusivi.

Ho fatto comunque una pessima gara, l'ennesima in corrispondenza degli Highlands Open... e pensare che nemmeno per un momento ho pensato al fatto che dovevo correre al Turcio per fare la mia M40 e poi lo speaker. Paradossalmente mi ha piu' disturbato il fatto di disputare la gara in un posto molto affollato; in primo luogo perche' talvolta ho trovato il punto di osservazione o il punto da cui esaminare meglio la zona gia' occupati, e non e' bello far pensare che si sta marcando uno dei favoriti.

In secondo luogo perche' questo affollamento favorisce il fatto che si creino dei piccoli capannelli di discussione; alcuni concorrenti alle prime armi dimenticano la regola aurea del silenzio e fanno domande o considerazioni ad alta voce... Cosi' il mio cervello comincia a pensare:
a) se non rispondo faccio la figura del cafone;
b) se ricordo che non bisogna parlare faccio la figura del bacchettone perche' in fondo tutti sono li' per imparare;
c) se mi estraneo dalla gara, metto la carta in tasca e comincio a spiegare anche solo come si individuano i punti A-B-C... o che esiste anche la possibilita' di Z, gli altri concorrenti beccano me che parlo e faccio la figura del baro (cosa che e' successa anche a Gallio).

Colpa mia, in ogni caso, che mi faccio distrarre.

Punti a tempo.
1. Non ho trovato alcuna chiave di lettura, mi piacerebbe capire cosa avrei potuto esaminare in 1 solo minuto che non fosse una generica sensazione sul centro del cerchietto... non avrei usato un simile scenario come punto a tempo
2. I pallini verdi che indicavano gli alberi sulla strada erano quasi invisibili sulla stampa e ho perso tempo per individuarli sul terreno e sulla carta, ed alla fine mi sono convinto per la B perche' pensavo di essere a corto di tempo
3. per un po' ho addirittura pensato che la risposta giusta fosse Z! Il quesito era interessante perche' uno dei tre cespugli era parzialmente nascosto, ma per tanti tantissimi secondi nessuna lanterna mi e' sembrata sulla linea giusta

Punti della gara
1. Copio e incollo dal punto 1 a tempo. A parte un generico gioco mentale e' troppo facile per essere vero, stavamo osservando un punto a 50 metri dal concorrente, messo di sbieco rispetto al concorrente stesso. Se la risposta e' Z, quale distanza c'era tra il punto posato ed il centro della parete? Che angolo di visuale c'era tra i due punti?
2. Valutato a sensazione sulla base della posa dell' asfalto della strada...
3. La prima questione che mi viene in mente e': perche' e' stato usato quel simbolo e non il simbolo dell'edificio? Seconda questione: la "aggiunta" al gabbiotto piu' a sud dei due, sul lato est, andava considerata? Se la risposta a quest'ultima domanda e' si, sarei veramente curioso di andare a tirare un filo tra i due punti piu' vicini dei due gabbiotti: per verificare se la lanterna era posata su quel filo. Se, come ho valutato (sbagliando, evidentemente, visto che ho dato risposta Z), il punto era almeno 30 cm fuori, ho considerato il fatto che a meno di 10 metri quei 30 centimetri erano una distanza piu' sensibile di quella da valutare nel punto 1
4. non mi ricordavo piu'... si considera il tetto o no? Secondo me no. Da cui la risposta B
5. Valutato ad intuito, una volta esclusa una lanterna che era sulla linea tra i piloni ed un'altra che era molto distante. La buca era invisibile.
6. Mi e' parsa una Z abbastanza chiara: una lanterna esclusa perche' era fuori dalla "canna di fucile" dei due piloni, mentre l' altra era allineata ma chiaramente non in mezzo
7. Anche qui una Z abbastanza chiara, il grezzo sulla carta si distingueva chiaramente
8. forse il punto piu' interessante della gara. Ho valutato che il centro del cerchietto era sul prolungamento della linea che congiungeva il cocuzzolo con l'angolo del recinto. Quest'ultimo era invisibile dal punto di osservazione, ma si vedeva solo procedendo di una ventina di metri verso NE o verso SW... e si che io sono alto!
9. una Z chiara
10. punto da cui imparo qualcosa: controllare sempre se l'avvallamento di cui si sta parlando comincia in provincia di Belluno... :-)
11. non mi pronuncio... ho dato una risposta A cercando di valutare il punto in cui cominciava la parte di muretto cartografabile (sopra il metro di altezza). Purtroppo, a mia comunque non scusante, la mia carta era rovinata in quel punto (ricordarsi di portare un porta-cartine come fanno tutti) e la densità di concorrenti in quel punto ricordava Corso Buenos Aires il primo giorno di saldi!
12. idem come sopra per la densita' di concorrenti. Purtroppo non e' facile fare trail-O da soli quando ci sono 4 concorrenti che insieme a te calcolano la lunghezza del muretto nello stesso modo (io, papa' Michelotti, Emiliano e Stefano Zanardi... e forse mi dimentico di qualcun altro)
13. Le curve di livello non mi tornavano molto, ma non ho trovato motivi sufficienti per dare una chiara Z, e poi le ultime Z erano state quasi tutte molto chiare (6, 7 e 9)
14. nel dopo gara ho trovato concorrenti per i quali era una chiara C ed altri per cui era una chiara D. Ho detto D (sbagliando) allineando l'albero 100 metri a sud del punto lungo il sentiero con un edificio sullo sfondo
15. abbastanza a corto di tempo (e di voglia...), una volta esclusa la B che era allineata a canna di fucile con il prolungamento del recinto, la A era una risposta plausibile

In definitiva la gara di Gallio non e' stata deludente ma nemmeno mi lascia molto spazio per imparare qualcosa di nuovo. Il primo salto di qualita' nel trail-O l'ho fatto quando hanno cominciato a comparire con continuita' le soluzioni con le posizioni delle lanterne sul terreno (a proposito, che fine hanno fatto quelle soluzioni che ti portavi a casa per un esame post-mortem?); ora comincio a pensare che vorrei vedere anche delle soluzioni commentate, con la chiave di lettura offerta dal tracciatore.

Con i Campionati Italiani la mia stagione da concorrente finisce, per l'anno prossimo vediamo se il gioco vale la candela: ci sono tanti nuovi concorrenti vogliosi di far bene, e che fanno gia' molto bene, puo' essere che io sia arrivato al definitivo canto del cigno nelle posizioni della top ten…