Stegal67 Blog

Sunday, November 28, 2010

Finita la stagione 2010!

Con gli ultimi due colpi di coda (e purtroppo non di sole) del fine settimana del 27 e 28 novembre, anche la stagione 2010 va in archivio con tutto il suo carico di cartine che prima o poi troverò il tempo di archiviare. Per il momento, borsa-scarpe-sacchetto con tutti gli ammenicoli vari (bussola, tape, sicard...) stazionano ancora in sala; prima o poi troverò il coraggio di effettuare un piccolo trasloco interno... ed anche di dare una lavata alle scarpe che nell’ultimo fine settimana hanno imbarcato tanto di quel fango ma tanto di quel fango!

Eeeeehhhhsississississi! Dura la vita degli orientisti d’inverno. E dura la vita degli organizzatori, che man mano che si avvicina l’inverno devono fare i conti con le bizze del meteo e con la necessità di apportare correttivi e modifiche dell’ultimissima ora come nemmeno per una finale di Coppa Italia di Trail-O. E magari, dopo tutti gli sforzi, si ritrovano tra le mani un risultato persino poco spendibile (intendo dire... se la gara alla fine la vincono Mamleev o Kirchlechner se ne può sempre tirare fuori un bell’articoletto!).

Sabato 27 abbiamo cominciato noi dell’Unione Lombarda... diciamo la fazione-GOK supportata da Stephen alla partenza Agonisti. Organizziamo la prima tappa della “Milano nei Parchi 2011” (abbiamo il fuso orario avanti di un mese e un pezzo...) al Parco di Trenno, ovvero nello stesso parco dove cominciammo questa avventura circa 5 anni or sono. I percorsi si sviluppano “à-la-Stegal”, ovvero in 1.900 metri quella sagoma del tracciatore riesce ad infilare 18 punti di controllo...: il parco è completamente piatto e stretto che ci si vede da una parte all’altra, quindi la difficoltà è pari o poco superiore a quella del Campionato Italiano Sprint al Parco delle Cascine che sempre nel cuor mi sta... anzi, direi che la difficoltà è addirittura superiore visto che si riesce nell’impresa di far fare PM ad uno degli ospiti d’onore della gara Agonisti, ovvero Alessandro Dipace!

Questa volta, e sarà la quindicesima negli ultimi anni, i tracciati sono proprio “made-by-Stegal”... ma non mi capiterà mai di tracciare un Campionato Italiano perchè ho sviluppato una idiosincrasia per le gare ufficiali. Quindi mi permetto di proporre cartina e tracciato per dare un po’ di colore (giallo quasi uniforme) alla pagina web. L’organizzazione spartana ha tenuto d’occhio per tutta la settimana le previsioni del tempo che davano neve per il fine settimana, ma per fortuna la nevicata di venerdì non è stata copiosa e quindi il parco si è presentato sabato leggermente imbiancato, con una sottile crosta di neve croccante sotto i piedi dei posatori che poi si è trasformata in una patina di fango scivolosissimo al passaggio degli oltre 100 concorrenti.



Ma dicevo del maltempo. Se sabato l’UL era stata graziata, non così è andata domenica alla Polisportiva Besanese, che chiudeva a Rogoredo di Casatenovo il suo circuito di 5 gare che prevedeva una classifica generale a punti per gli Agonisti. Alle 7.15 del mattino di domenica, con la tormenta di neve che infuriava a Monticello Brianza, la gara è stata dichiarata sospesa; poi la neve è diventata pioggia, e anche se il terreno si è fatto pesantissimo stile “fango di Limerick”, la gara ha potuto avere inizio puntualmente alle 9.30: favorito d’obbligo Christopher Gallo, che infatti ha stravinto con un vantaggio epocale sul secondo classificato che ha regolato il resto del gruppo solo grazie a qualche intuizione orientistica a metà gara (quando il tracciato da scorrevole tra i campi coltivati ha avuto un paio di lanterne da lettura della carta). Nel finale di gara, pur con un freddo barbino, ha cessato di farsi sentire persino la pioggia...


Le premiazioni mi hanno permesso di capire che i miei sentimenti, in merito a questi circuiti agonistico-promozionali, sono molto simili se non identici a quelli del vincitore della classifica generale: si è trattato infatti di gare che hanno consentito da un lato agli organizzatori di portare all’orienteering un gran numero di giovanissimi delle zone limitrofe, dall’altro hanno permesso agli agonisti di sfidarsi con cartina e bussola sulla distanza dei 40-45 minuti ad ogni tappa, sia essa stata disputata a Casatenovo, o a Cernusco Lombardone o a Besana. Gare-allenamento veramente intense con le quali andare a mettersi alla prova nei periodi di magra orientistica, corse senza troppi patemi di risultato che diventano più efficaci di qualunque allenamento palloso di pura corsa in un parco cittadino.

Insomma... sentivo parlare questo tipo che potrà sempre vantarsi di aver inserito il proprio nome per primo nell’albo d’oro del circuito brianzolo (siamo in attesa del calendario della seconda edizione), e pensavo tra me e me a quanto ero d’accordo con queste parole... mi sono persino ricordato di quanto tanti anni fa era il GS Delta ad organizzare questi circuiti, e insomma non vorrei menare gramo alla Besanese, ma vista la “quasi-fine” che ha fatto il GS Delta... Beh! Mi dicevo ancora, giusti i complimenti alla Besanese, giusti i complimenti ai tracciatori per i percorsi che mi pare siano stati ricavati tutti dalle cartine mappate da Remo Madella, giusti i complimenti a tutti i presenti che hanno dimostrato di non fermarsi di fronte alle avversità del tempo.

Solo una cosa non ho capito: perchè il vincitore della classifica generale si è auto-definito “impiegato-panzottello”, anzi “il numero uno tra gli impiegati panzottelli”?
Ma non ho avuto tempo di chiederlo. Perchè con il quattordicesimo punto della gara di Rogoredo si è chiusa anche la stagione orientistica, e se sarà il caso l’impiegato panzottello ricomincerà a pensare all’orienteering quando l’inverno sarà passato!

Sunday, November 21, 2010

Su una gara di trail-O

Ore 6.04 del mattino. Suona la sveglia. Fuori è buio pesto, minaccia pioggia. Mentre appoggio i piedi giù dal letto maledico nell’ordine il tracciatore, il direttore gara, la mia società, la Federazione ed il momento in cui abbiamo scelto di candidarci per organizzare una gara di Coppa Italia di trail-O.
Tranquilli. Non sto parlando dell’ultimo sabato mattina. L’episodio risale ad un anno fa circa...

Si. Ci siamo candidati per l’organizzazione della nostra prima Coppa Italia di trail-O, dopo un paio di anni passati a gareggiare. Anzi. L’idea era quella di organizzare DUE gare di Coppa Italia. Una al sabato ed una alla domenica. “Capirai...” pensavo “A chi può venire in mente di arrivare in novembre fino a Milano per una gara singola? Magari... se ci fossero due gare, l’appuntamento sarebbe più interessante”: Era cominciato un tiraemolla col Comitato Lombardo per fissare la data: prima di Venezia non si poteva; dopo Venezia restavano due week-end. In uno doveva esserci la Festa del Lanternino, ma non si era certi del fatto se la festa sarebbe stata il 28 o il 21 novembre.

Nel frattempo, la nostra richiesta sembra caduta nel nulla: nessuno si fa vivo, nessuno conferma o smentisce. Fino ad una sera di inverno. Sono le 22 circa e sto già dormendo: l’indomani mattina la sveglia è puntata alle 6.04, non ricordo più se devo correre a prendere un treno o un aereo per una trasferta di lavoro. Suona il telefono e mi sveglio di soprassalto: è Dario G. (presidente di società) “Ho appena ricevuto una mail (una mail! N.d.r.) dalla Federazione: ci danno una sola gara ma dobbiamo confermare entro stasera a mezzanotte quando e se la facciamo...”.

Questo è stato il primo sonoro VAFFA! che ho tirato. Il primo momento nel quale mi sono detto “Non se ne fa niente”. Il primo contatto con i tempi della Federazione: giorni e giorni senza una risposta e poi IO devo rispondere in due ore? Vorrei veramente mollare tutto e rimettermi a dormire, e invece mi impegno in una specie di maratona telefonica con PLab (direttore gara) e Marco (tracciatore) per decidere il da farsi. Sui due piedi decidiamo che la gara sarà quella del Forlanini, con Marco Tracciatore e io controllore. Tramonta l’ipotesi di bissare al Monte Stella, e scoprirò poi in un giro di mail private che la nostra richiesta di gara doppia avrebbe sottinteso, secondo qualcuno, il solo tentativo di lucrare sulla cifra (150 euro) destinata dalla Fiso agli organizzatori: se la mia società ha così bisogno di 150 euro, glieli anticipo io senza stare ad infilarsi in troppi sbattimenti!

La maratona telefonica termina ben oltre la mezzanotte. Mi rimetto a letto e non riesco a prendere sonno: chi mi conosce bene sa che non sono né paziente né buono... se fossi vissuto a Dodge City avrei dovuto veramente essere la Colt più veloce del West, vista la mia tendenza a risolvere i problemi con un bel duello all’ultimo sangue nella main street. Il mattino successivo, quando alle 6.04 suona la sveglia, maledico nell’ordine.... ah! questo l’ho già scritto. Il pensiero ricorrente, quel giorno, fu uno solo: “Mi hanno incastrato una volta... ma sarà l’ultima”. NEVER AGAIN!

Never again. L’ho pensato tante volte quest’anno. L?ho pensato quando, dopo la telefonata notturna, per un paio almeno di altre settimane non ho avuto più notizie “Ma ce l’avranno data o no ‘sta gara?”. L’ho pensato quando Marco ha cominciato, con 12 mesi di anticipo, ad uscire in carta per toccare con mano la situazione che i concorrenti avrebbero avuto di fronte nello stesso periodo dell’anno successivo. L’ho pensato e ripensato durante la stagione orientistica di trail-O, quando a fronte di alcune gare veramente ben riuscite ce ne sono state altre palesemente (e dichiaratamente da parte degli stessi organizzatori) preparate in tempo molto rapidi o nei giorni immediatamente precedenti la gara (e intanto Marco – che non è né tracciatore né cartografo - continuava a passare giornate su giornate al Forlanini, PLab – che non è direttore gara – si studiava i regolamenti e partecipava ai corsi di formazione, Stegal – che non è controllore e non l’ha mai fatto – cercava di fare da collante tra le varie situazioni e di aiutare e sostenere Marco).

Never again. Un anno passa. I tempi si accorciano. I percorsi li abbiamo visti, rivisti, valutati sotto tutte le direzioni possibili... un giorno dico a Marco che su una lanterna (la 11) ci sono due alberi che in carta fanno da mirino e sembrano dare la risposta sbagliata rispetto a quanto abbiamo previsto; Marco corre a vedere e... va tutto bene, ormai non mi raccapezzo più neppure io sulle A, B, Z.

Never again. Il tempo passa e non abbiamo notizie sulla omologazione e dal delegato tecnico. Cerchiamo di sollecitare e stringere i tempi, ed ancora una volta ci rendiamo conto della discronia che c’è tra la nostra pianificazione e quella del lavoro altrui; soprattutto quando i risultati non sono quelli da noi attesi: l’omologazione comincia con un piccolo fallimento, che obbliga me ed Angelo B. ad un supplemento telefonico (e anche qui si fa notte) di spiegazioni, limature, consigli, pareti, suggerimenti, correzioni. Anche Roberto M., delegato tecnico, inizia a lavorare e cominciano a piovere suggerimenti e correzioni, ma ormai siamo quasi in dirittura di arrivo: quando ormai pensavamo di aver finito tocca invece riaprire tanti file se non addirittura ricominciare alcune cose da capo... ogni mail è un pensiero in più, ogni telefonata una scarica di tensione. Gli scambi di mail tra me, Marco e PLab cominciano a farsi più secchi e meno diplomatici: arriva il momento in cui ciascuno di noi pensa “Se questa gara non s’ha da fare, diciamolo subito e che sia finita qui!”.

Never again. Se Dio vuole le correzioni diventano più rare, il percorso già più volte consolidato si consolida definitivamente. Tutto sembra andare per il verso giusto... NEVER AGAIN! Arriva l’iscrizione di un concorrente che all’atto dell’iscrizione reclama preventivamente mettendo in dubbio la correttezza di una gara prima ancora di averla disputata! L’ultima settimana è lavoro per Bibi, Marco e PLab: stampe, e ancora stampe, e sempre stampe. Ad un certo momento va tutto insieme, non capisco più quale file è il più recente, non capisco più se la scala è giusta o sbagliata, la vista mi va insieme e la carta di gara comincia a diventare un oggetto ostile.

Il tempo, tante volte l’ho detto a PLab e Marco e Bibi, lavora per me: qualunque cosa fosse successa, sarebbe arrivato sabato sera ed io avrei brindato alla conclusione di tutto ciò che avevamo passato. Giovedì sera ho caricato la macchina, stipata come un gondrand: non volevo pensare a nulla di orientistico venerdì sera, prima della posa.
Sono andato a letto presto, e ho puntato la sveglia.

Alle 6.04 del mattino. Perchè il cerchio si chiudesse definitivamente.

Mi sono alzato sabato. Buio pesto e cielo plumbeo. Sono arrivato al Forlanini a posare alle 6.45, prima le due lanterne sulla rotonda di ingresso al Saini, poi il percordo Open A e Esordienti. Poi il giro di verifica su quello Elite ed altri giri ancora sui punti a tempo coi giudici. Never again, mi sono ripetuto come un mantra tante volte. Never again. Tutto quello che chiedevo alla giornata di sabato, una cosa per la quale avrei pagato di tasca mia, era che alla fine di tutto venisse riconosciuto a Marco Giovannini, tracciatore, il lavoro di un anno: non è un cartografo e non è un tracciatore, ma lo è diventato, così come PLab non è un direttore gara ma si è impegnato per esserlo nel modo migliore, ed io e Bibi non siamo controllori e ci siamo inventati qualunque tipo di controllo del processo che porta ad una gara, persino i più idioti ed inverosimili (la “to do list” dei giudici dei punti a tempo è lunga una pagina e mezza in word!). E Mary penso che ormai si possa candidare a diventare una trailoista coi fiocchi visto quanto ha passato pure lei... posa punti compresa!

Ho visto la faccia di Marco a fine gara, dopo che i concorrenti se ne sono andati e gli avevano fatto i complimenti per i percorsi. Ho visto la sua faccia anche se era buio pesto, erano tornate le sei (ma di sera) e nel parco Forlanini non si vedevano nemmeno più le lanterne che dovevamo raccogliere. Ho visto la sua faccia e sono contento così.

Solo che adesso... cosa me ne faccio del mio proposito “never again”?

Monday, November 08, 2010

In memoria di Alfredo Sartori

Questa sera ho ricevuto la telefonata di un persona che, con voce sommessa ed emozionata, mi diceva di aver ricevuto la notizia della scomparsa di Alfredo Sartori, del Maestro. Io l’avevo avuta qualche ora prima, da Bepi Simoni.
Chi mi ha telefonato stasera non è un orientista trentino, non è nemmeno un orientista famoso. E’ una persona come tutte quelle che frequentano i boschi domenica dopo domenica, una persona che aveva avuto modo di incrociare i propri passi con quelli di Alfredo.

Non posso scrivere niente di diverso rispetto a quello che scrissi l’anno scorso sul blog, in occasione del 30° compleanno dell’Orienteering Pergine, quando vedemmo il Maestro per l’ultima volta. Minato nel fisico ma con una lucidità sbalorditiva. Ricordava tutti i nostri incontri, fin dai primi gemellaggi Trentino-Salisburgo, nella neve del Lavarone, quando gestiva la staffetta mista italo-austriaca su una carta 1:25.000 “... dovete fare un orientamento... grossolano...”, accompagnando l’ultimo aggettivo con un gesto della mano che significava “non guardate la classifica, pensate a divertirvi”.

Per tanti anni mi sono presentato alle gare solo per partecipare, io uno tra tanti. Ogni volta ha sempre avuto una parola gentile per me, e per gli amici che avevano preso parte a quel gemellaggio. Ci chiedeva come andavano le cose a casa, che progetti orientistici avevamo, ci raccontava delle sue ultime uscite nei boschi per cartografare questa o quella zona attorno a Pergine. Non dimenticava mai niente.

Non ho mai voluto dargli del tu, un po’ per il rispetto che volevo mostrargli, un po’ per quello scherzo che ormai avevo instaurato con lui, che rispondeva sempre “non eravamo rimasti d’accordo che ci saremmo dati del tu?”.

Voglio usare la frase che ho sentito questa sera dall’altro capo della cornetta del telefono: “Era una brava persona”.

E adesso posso dirlo anche io

CIAO ALFREDO!

Ed è come sentire la voce che mi dice “... finalmente hai imparato, ci diamo del tu”.

Sunday, November 07, 2010

LA GARA "DEL TUBO"

Neppure Umberto Eco o il mitico Bartezzaghi saprebbero spiegare da dove nasce l’uso gergale della parola “tubo” nelle frasi a significato negativo...
“Non capisci un tubo!” era l’espressione preferita del mio compagno di corso a Istituzioni di Fisica Teorica, colpito dalla mia faccia allibita di fronte a certe equazioni pazzesche (certo... lui adesso è professore ordinario a Bologna e io no...).
“Hai comprato un pc del tubo!” è la classica frase rivolta a chi ha appena acquistato ad un prezzo esorbitante un computer che sarebbe diventato obsoleto nel giro di 12 ore causa immissione sul mercato di un modello 10 volte più performante a metà prezzo...
“Che viaggio del tubo!” l’ho usato io in occasione di certi tragici rientri a Milano la domenica pomeriggio dalle provincie del nord-est... o da Monte Livata...

Chissà se gli amici del Varese Orienteering hanno capito di aver rischiato grosso nell’organizzazione della gara di Pradacci, Campionato Lombardo Sprint tra i campi, il vallone e la piccola fascia di bosco ad ovest di Tradate; perchè la gara di ieri sarà forse ricordata come “la gara del tubo”!
C’è da dare una piccola spiegazione.
Era da qualche anno che non mi recavo nella zona di Tradate per fare un po’ di buon sano orienteering. In occasione dell’ultima gara, un campionato long a Tradate, ero rimasto scottatissimo dalla mancanza di fairplay dei soliti idioti che mettono a repentaglio la disputa di gare future transitando con la massima nonchalance per aree private (la famosa mega area privata a nord-est della carta di Tradate), situazioni accompagnate da frizzi e lazzi rivolti a chi (poverino) si era comportato in modo regolamentare. La mia reazione era stata quella di boicottare apertamente l’ordine d’arrivo, rifiutandomi di punzonare la sicard allo scarico bricchetti e provocando un po’ di contumelie che avevano avuto una eco anche sul blog; poi erano seguite telefonate minacciose con velati riferimenti a possibili querele (da parte di un concorrente – ci tengo a precisarlo - al mio indirizzo) e le mie scuse agli organizzatori – ci tengo a precisarlo, non a quel concorrente – ed avevo tolto quel thread dal blog.

Diciamo che ero pronto un po’ a tutto, tornando a Pradacci e leggendo nel comunicato gara che si doveva prestare particolare attenzione ai campi arati (pena squalifica). Nella realtà, a parte un paio di esordienti un po’ persi, due bambini che stavano rincorrendo il papà in fuga, non ho assistito ad alcuna situazione non regolamentare. Merito anche di un tracciato che è stato disegnato in modo da evitare, almeno sul mio percorso MA, che i tagli dei campi arati diventassero vantaggiosi.

Ma allora perchè “gara del tubo”? Perchè nella mia carriera orientistica (non gloriosa né memorabile) ricordo nitidamente il giorno in cui superai per la prima volta i 200 metri di dislivello (Bergamo), i 360 (Scozia), i 500 (Lanzo d’Intelvi) ed i 750 (Mala Lazna); ricordo la prima volta in cui ho guadato un laghetto (Val Piana), la prima volta che ho detto ad un campione del mondo di c.o. dove era la lanterna (Barricata... ma PLab mi aveva preceduto di qualche anno con un campione del mondo di sci-o).
E quindi ricorderò anche la gara di Pradacci, nella quale per la prima volta sono passato... dentro ad un tubo! Un tubo. T-U-B-O. Tubo. N’tubo! Presente no? Quei cosi tondi... cilindrici...

Quando sarò vecchio, più di adesso, emi siederò a raccontare le mie avventure orientistiche davanti al fuoco di un caminetto, comincerò così: “Accadde tutto alla lanterna 9 del percorso MA...”. Perchè mi ostino a fare ancora l’MA? Per vedere l’”effetto panico” che si crea negli occhi di alcuni forti M35 quando arrivano sul punto con l’impiegato panzottello che avevano salutato al momento di varcare il primo cancello di partenza (quindi... se l’I.P. – impiegato panzottello – era ancora lì quando sono partito... allora è partito dopo di me...! e adesso è davanti a me...!! ecc.ecc. in un crescendo di panico e punti esclamativi). Diciamo che un paio di costoro mi ha persino seguito pensando che li stessi portando al punto giusto!

La partenza, pur di gara sprint si tratta, è stata una luuuuuuunga tratta driiiiiitta da una parte all’altra della carta su uno dei pochi sentieri che costeggiano i campi. Così lunga che alla fine mi sono girato per vedere se Paolo “Sdrucciolo” Albrizio, partito dopo di me, stesse già arrivando alle calcagna (lo chiamo così non perchè sia l’ottavo dei sette nani, anzi è ben carrozzato di suo, ma per via del famosissimo episodio di Brallo di Pregòla già narrato nel blog); in realtà la tuta che vedevo era quella del suo compagno di squadra Roberto Manelli. Primi giri nel boschetto, evitando i verdi quanto più possibile, e primo assaggio del torrente asciutto che – autentica autostrada dal fondo terroso e sabbioso – costituisce talvolta l’unico modo per navigare tra un punto e l’altro.

Quando arrivo al punto 7, ho già capito che il torrente diventa una scelta per raggiungere il punto 8 (e la faccio) ed è praticamente l’unico “sentiero” per arrivare al punto 9 “tunnel parte est”. Un tunnel che, nel comunicato gara, veniva indicato in quanto si doveva prestare attenzione alla testa, alla zucca. “Soprattutto te, mi raccomando!” mi apostrofava Massimo Accorroni al ritrovo... Poiché quel punto 9 sta fuori dall’alveo del torrente, decido di approfittare di un sentiero che fa un giro appena più largo ma che mi dovrebbe portare in bocca al punto; quando arrivo all’interno del cerchietto però trovo nell’ordine:
- una torma di concorrenti tra il perso ed il persissimo che, stile Rambo (o Rimba), stanno affrontando...
- ... una zona di autentico verde 4 con rovi alti come me che portano verso una canaletta a strapiombo.
- una linea elettrica, anzi un incrocio di linee elettriche, alla quale mi affido per capire dove diavolo sono sbarcato... ma in carta di linee elettriche ce n’è solo una!

A questo punto, assolutamente non consapevole di essere a 5 metri dal punto, affronto anche io il verde 4, scavallo l’argine del torrente e piombo dall’altra parte (nel torrente, appunto) giusto per avere un riferimento. E vedo un cilindrone di cemento che sporge da sotto l’argine. Un cilindrone del diametro di 1 metro. 100 centimetri. Mi affaccio, nella speranza che magari il punto 9 sia lì, ed “in fondo al tunnel” (mai espressione fu più vera!), a 15\20 metri di distanza, vedo il punto 37. Ok. Quello è il TUBO. Il tunnel. Ripenso alle parole di Massimo “soprattutto tu stai attento alla testa” e penso che nemmeno Dotto e Gongolo sarebbero passati eretti in quel tunnel senza sfondarsi la capa... Appoggio le mani a ore 10 e ore 2, tengo i piedi a ore 4 e ore 8, rischio di sfrangiarmi la schiena che picchia contro la parete alta del “tunnel” e arrivo dall’altra parte. Punzono e riparto in retromarcia per una seconda traversata, stile pantegana, ma per fortuna riesco a girarmi ed esco di nuovo nel torrente, sano e salvo.

Dopo una esperienza del genere, direi che il resto della gara scorre via senza problemi ed anche il verde 1 e 2 dei punti 11 e 12 (invero molto meno aggressivo di quanto mi sarei aspettato) non mi preoccupa più di tanto. Finale di gara molto campestre, e cloppiti cloppiti nell’ultima tratta arriva Fabio “el caballo” Cattaneo che con grande leggerezza e spinta di garretti mi salta proprio nel finale.

Considerazioni finali. Prendete il commento per quello che è... la “gara del tubo” è stata anche divertente per l'impiegato panzottello che ha portato i suoi chili di troppo ed i litri di birra bevuti negli ultimi tempi su e giù per gli argini (e nel tubo!). Ha avuto i suoi risvolti tecnici rilevanti, è stata vinta dai migliori sulla piazza ed era praticamente impossibile fare meglio di così sulla carta di Pradacci. Io continuo a preferire i percorsi come quello di Avegno (una delle sprint più interessanti che abbia mai corso), ma si tratta di scelte di politica personale. Sono contento di aver visto che nessuno ha tagliato per i campi e in fondo ... .è stata la mia prima (duplice) esperienza di “passaggio nel tubo”.

Solo una cosa mi ha lasciato perplesso. E se mentre navigavo avanti e indietro in quel tubo, qualcun altro fosse entrato dalla parte opposta? A seconda della categoria di “quell’altro” (o di quell’altra...) c’era da far venire fuori un bel casotto... :-)

IN BOCCA AL LUPO SBRAMBI, GUARISCI PRESTO!!!!