
Ieri mattina, verso le ore 11.00, sono stato contattato da Mr. Owen per un sondaggio lampo. Più o meno le cose sono andate in questo modo.
Owen: Drinn drinn ... attenzione attenzione... sono Mr. Owen. Hai dieci secondi di tempo per rispondere ad una semplice domanda
Stegal: Owen! Ascolta, avrei altro da fare adesso. Sono qui che sto cercando la lanterna 11 in una buca sul bordo di una collina... sono partito da 40 minuti e non ho ancora incrociato nessuno. Cosa vuoi dalla mia vita? Ho già preso acqua a catinelle, grandine, fulmini tuoni lampi e saette e arrivi anche tu a rompere i maroni?
Povero Owen. Voleva solo sapere “chi me lo stava facendo fare”... Non è stato facile rispondere. La gara di Santa Colomba rappresenta per l’impiegato panzottello come me una sorta di auto-compiacimento per aver raggiunto un risultato impronosticabile alla vigilia in condizioni molto difficili. La gara è iniziata sotto i tuoni, dopo che per tutta la mattina al Pian del Gacc si erano alternati il sole e la pioggia battente. Speravo che l’acqua sarebbe rimasta clemente e che in fondo mi sarei infradiciato solo a causa dei rami bagnati e invece... il tempo di arrivare alla prima lanterna ed il cielo di è squarciato come un sacchetto di carta ed ha cominciato a venire giù un bel diluvio, con tutti il contorno di lampi fulmini e saette caduti anche abbastanza vicini. Nella tratta 3-4, fatta prudenzialmente su sentiero, incrocio qualche orientista fermo sotto gli alberi ad aspettare che l’ira del cielo si plachi: sento incitamenti ma non sono in grado di riconoscere chi parla, perchè a partire dalla tratta 1-2 gli occhiali sono inservibili o addirittura dannosi e quindi li ho in mano sotto la cartina. Per orientarmi devo quindi basarmi solo sugli oggetti vicini e non sono in grado di riconoscere da lontano, se mai si vedessero, le lanterne. Nella tratta 4-5 incrocio qualche sventurato collega che sta salendo alla partenza armato di ombrello e scendo verso la 5 lungo il sentierino che alcuni anni fa avevo imboccato alla partenza della staffetta del Trofeo delle Regioni.
Comincia a grandinare e i lampi sono sempre più vicini. Mi ritorna in mente il fatto che i paletti sono metallici e potrebbero attirare i fulmini, quindi punzono la 5 molto velocemente ma poi preferisco rifare con calma, sfidando un po’ la legge delle probabilità... trovo la 6 dopo una piccola incertezza, perchè ci vedo proprio poco ed il bosco fitto è buio, ma intravedo Dalen Orler che cambia repentinamente direzione in zona punto e capisco che la lanterna e una curva più in alto. 7 in tranquillità ed 8 fatta quasi in direttissima lungo la linea di massima pendenza, tanto le gambe reggono e non ho voglia di farmi tutto il giro lunghissimo in costa: penso che Rusky non approverebbe una scelta simile (e invece al traguardo scoprirò che ha fatto proprio così!). Sbaglio un po’ la 9, ipotizzandola più vicina alla collina, mentre per la 10 incrocio il percorso di Tiziano Zanetello: scolliniamo insieme e ci portiamo sulla costa giusta, ma lui sceglie la direzione sinistra ed io la destra. Trovo il punto dalla mia parte a 30 metri di distanza, ma mi convinco che lui ha un altro punto dalla sua parte: l’orienteering non è ancora pronto per una scena “Stegal che precede Tiz su una lanterna”.
Per la 11 si ritorna a correre sui sentieri nella direzione dei prati a sud della carta. Mentre attacco la lanterna vedo arrivare da destra Andrea Ciprièn, il primo concorrente della mia categoria che vedo in gara. Non ho idea della griglia alle mie spalle e penso che altri mi abbiano già superato con scelte diverse (sono sempre senza occhiali e non vedo a distanza). Sulla 12 e la 13 lo seguo con lo sguardo, sono lanterne da 30 secondi, e poi lui sparisce nei prati mentre io (dopo aver incrociato un Marco Bezzi in gran spolvero e spinta in salita) faccio la mia scelta ruvida verso la 14. Per la 15 mi torna in mente la voce di Andrea Segatta, che il giorno prima a Villazzano mi parlava di una torretta utile per approcciare al meglio la prima zona delle buche. Punto dritto alla torretta, da dove dovrei girare di 90°, ma le gambe vanno diritte e per costringermi a deviare devo urlare “CAMBIA DIREZIONE PIRLONE!!!” ... se qualcuno era in zona ed ha sentito, ero io e parlavo con me stesso. La 16 è facile (e nel frattempo ho rimesso gli occhiali perchè ha smesso di piovere) mentre per la 17 devo attraversare tutta la prima zona dei crateri: attacco il punto un po’ lungo, vedo passare Zanetello sul sentiero e capisco che sono lungo di una trentina di metri. Per la 18 invece mi fisso che devo andare a prendere Marco Ongaro e Stefano Zonato che sono transitati sul sentiero insieme a me, infatti in salita loro mi sono una curva davanti ma finiscono appena lunghi e sono io il primo a scendere nel cratere della 18. La 19 è un’altra lanterna sprint, siamo noi 3 affiancati ma il passaggio tra due buche è stretto e ci si passa uno alla volta, cosicché facciamo un po’ a sportellate alla Villeneuve-Arnoux (ridendo del nostro essere bambini...) e nella buca io lascio il passo a Stefano, Marco a me e tutti scendiamo verso la 20 felici e contenti.
Da lì in poi è quasi una passeggiata di salute: metto insieme una bella serie di quarti parziali andando via in sicurezza sui punti ma riuscendo ancora a spingere sulle gambe. Ho un piccolo moto di commozione tra la 21 e la 22 quando capisco che sto facendo una bella gara, bella per le mie possibilità, in un bosco che è proprio come piace a me. La 23 è facile sotto la strada che porta a Pian del Gacc e mi lascia forze sufficienti per spingere ancora sull’asfalto verso la 24 e l’arrivo: punzono il finish e istintivamente abbraccio un pino posto a bordo corridoio, restando lì qualche secondo in una sorta di adorazione del bosco che mi sono appena lasciato alle spalle.
Penso addirittura che Marco G. non abbia ancora concluso la gara, quando lo vedo allo scarico si-card: è sudato e sembra che abbia finito la gara da poco, il che mi conforta, ma quella che sento è la sua voce che parla di un punto mancato... penso che stia parlando di una bella ravanata in zona punto e invece scopro presto che Marco mi ha preso alla 15 ma, distratto forse dalla presenza poco più avanti del sottoscritto, non ha visto la 16 ed è andato dritto alla 17 passandomi davanti in quella tratta.
Allora. Devo rispondere al sondaggio lampo: cosa ti ha fatto andare così forte a Santa Colomba?
a) aver gareggiato senza occhiali
b) la pioggia e la grandine
c) la carta di Santa Colomba
La mia risposta è la c). Santa Colomba è una delle mie carte preferite e anche questa volta non mi ha tradito (o io non ho tradito lei). Anche se, ripensando ad una bella prova di Coppa Italia al Lago Santo corsa in condizioni simili, devo dire che la risposta b) mi tenta. Che io stia diventando un o-runner da condizioni estreme?
Owen: Drinn drinn ... attenzione attenzione... sono Mr. Owen. Hai dieci secondi di tempo per rispondere ad una semplice domanda
Stegal: Owen! Ascolta, avrei altro da fare adesso. Sono qui che sto cercando la lanterna 11 in una buca sul bordo di una collina... sono partito da 40 minuti e non ho ancora incrociato nessuno. Cosa vuoi dalla mia vita? Ho già preso acqua a catinelle, grandine, fulmini tuoni lampi e saette e arrivi anche tu a rompere i maroni?
Povero Owen. Voleva solo sapere “chi me lo stava facendo fare”... Non è stato facile rispondere. La gara di Santa Colomba rappresenta per l’impiegato panzottello come me una sorta di auto-compiacimento per aver raggiunto un risultato impronosticabile alla vigilia in condizioni molto difficili. La gara è iniziata sotto i tuoni, dopo che per tutta la mattina al Pian del Gacc si erano alternati il sole e la pioggia battente. Speravo che l’acqua sarebbe rimasta clemente e che in fondo mi sarei infradiciato solo a causa dei rami bagnati e invece... il tempo di arrivare alla prima lanterna ed il cielo di è squarciato come un sacchetto di carta ed ha cominciato a venire giù un bel diluvio, con tutti il contorno di lampi fulmini e saette caduti anche abbastanza vicini. Nella tratta 3-4, fatta prudenzialmente su sentiero, incrocio qualche orientista fermo sotto gli alberi ad aspettare che l’ira del cielo si plachi: sento incitamenti ma non sono in grado di riconoscere chi parla, perchè a partire dalla tratta 1-2 gli occhiali sono inservibili o addirittura dannosi e quindi li ho in mano sotto la cartina. Per orientarmi devo quindi basarmi solo sugli oggetti vicini e non sono in grado di riconoscere da lontano, se mai si vedessero, le lanterne. Nella tratta 4-5 incrocio qualche sventurato collega che sta salendo alla partenza armato di ombrello e scendo verso la 5 lungo il sentierino che alcuni anni fa avevo imboccato alla partenza della staffetta del Trofeo delle Regioni.
Comincia a grandinare e i lampi sono sempre più vicini. Mi ritorna in mente il fatto che i paletti sono metallici e potrebbero attirare i fulmini, quindi punzono la 5 molto velocemente ma poi preferisco rifare con calma, sfidando un po’ la legge delle probabilità... trovo la 6 dopo una piccola incertezza, perchè ci vedo proprio poco ed il bosco fitto è buio, ma intravedo Dalen Orler che cambia repentinamente direzione in zona punto e capisco che la lanterna e una curva più in alto. 7 in tranquillità ed 8 fatta quasi in direttissima lungo la linea di massima pendenza, tanto le gambe reggono e non ho voglia di farmi tutto il giro lunghissimo in costa: penso che Rusky non approverebbe una scelta simile (e invece al traguardo scoprirò che ha fatto proprio così!). Sbaglio un po’ la 9, ipotizzandola più vicina alla collina, mentre per la 10 incrocio il percorso di Tiziano Zanetello: scolliniamo insieme e ci portiamo sulla costa giusta, ma lui sceglie la direzione sinistra ed io la destra. Trovo il punto dalla mia parte a 30 metri di distanza, ma mi convinco che lui ha un altro punto dalla sua parte: l’orienteering non è ancora pronto per una scena “Stegal che precede Tiz su una lanterna”.
Per la 11 si ritorna a correre sui sentieri nella direzione dei prati a sud della carta. Mentre attacco la lanterna vedo arrivare da destra Andrea Ciprièn, il primo concorrente della mia categoria che vedo in gara. Non ho idea della griglia alle mie spalle e penso che altri mi abbiano già superato con scelte diverse (sono sempre senza occhiali e non vedo a distanza). Sulla 12 e la 13 lo seguo con lo sguardo, sono lanterne da 30 secondi, e poi lui sparisce nei prati mentre io (dopo aver incrociato un Marco Bezzi in gran spolvero e spinta in salita) faccio la mia scelta ruvida verso la 14. Per la 15 mi torna in mente la voce di Andrea Segatta, che il giorno prima a Villazzano mi parlava di una torretta utile per approcciare al meglio la prima zona delle buche. Punto dritto alla torretta, da dove dovrei girare di 90°, ma le gambe vanno diritte e per costringermi a deviare devo urlare “CAMBIA DIREZIONE PIRLONE!!!” ... se qualcuno era in zona ed ha sentito, ero io e parlavo con me stesso. La 16 è facile (e nel frattempo ho rimesso gli occhiali perchè ha smesso di piovere) mentre per la 17 devo attraversare tutta la prima zona dei crateri: attacco il punto un po’ lungo, vedo passare Zanetello sul sentiero e capisco che sono lungo di una trentina di metri. Per la 18 invece mi fisso che devo andare a prendere Marco Ongaro e Stefano Zonato che sono transitati sul sentiero insieme a me, infatti in salita loro mi sono una curva davanti ma finiscono appena lunghi e sono io il primo a scendere nel cratere della 18. La 19 è un’altra lanterna sprint, siamo noi 3 affiancati ma il passaggio tra due buche è stretto e ci si passa uno alla volta, cosicché facciamo un po’ a sportellate alla Villeneuve-Arnoux (ridendo del nostro essere bambini...) e nella buca io lascio il passo a Stefano, Marco a me e tutti scendiamo verso la 20 felici e contenti.
Da lì in poi è quasi una passeggiata di salute: metto insieme una bella serie di quarti parziali andando via in sicurezza sui punti ma riuscendo ancora a spingere sulle gambe. Ho un piccolo moto di commozione tra la 21 e la 22 quando capisco che sto facendo una bella gara, bella per le mie possibilità, in un bosco che è proprio come piace a me. La 23 è facile sotto la strada che porta a Pian del Gacc e mi lascia forze sufficienti per spingere ancora sull’asfalto verso la 24 e l’arrivo: punzono il finish e istintivamente abbraccio un pino posto a bordo corridoio, restando lì qualche secondo in una sorta di adorazione del bosco che mi sono appena lasciato alle spalle.
Penso addirittura che Marco G. non abbia ancora concluso la gara, quando lo vedo allo scarico si-card: è sudato e sembra che abbia finito la gara da poco, il che mi conforta, ma quella che sento è la sua voce che parla di un punto mancato... penso che stia parlando di una bella ravanata in zona punto e invece scopro presto che Marco mi ha preso alla 15 ma, distratto forse dalla presenza poco più avanti del sottoscritto, non ha visto la 16 ed è andato dritto alla 17 passandomi davanti in quella tratta.
Allora. Devo rispondere al sondaggio lampo: cosa ti ha fatto andare così forte a Santa Colomba?
a) aver gareggiato senza occhiali
b) la pioggia e la grandine
c) la carta di Santa Colomba
La mia risposta è la c). Santa Colomba è una delle mie carte preferite e anche questa volta non mi ha tradito (o io non ho tradito lei). Anche se, ripensando ad una bella prova di Coppa Italia al Lago Santo corsa in condizioni simili, devo dire che la risposta b) mi tenta. Che io stia diventando un o-runner da condizioni estreme?
Ps: la foto ovviamente non è di Santa Colomba 2007, ma pur sempre di Valsugana si tratta...