Stegal67 Blog

Sunday, February 28, 2010

Sono stato molto in dubbio, e a lungo, sul taglio da utilizzare per scrivere questo pezzo per il blog. Perchè non è che mi possa capitare tutti i giorni di scrivere “Addì 28 febbraio 2010 il qui presente Stefano Galletti ha vinto la gara di Coppa Italia di Trail-O categoria Elite in quel di Parma”... e sento già la voce di SHAron D. OWen alle mie spalle che strepita “Coooooosaaaaaaaaa?!?!?!?!?!?”

Sono in difficoltà perchè mi è capitato di pensare, sotto la doccia dopo essere stato recapitato a casa da PLab e Bibi (scortato da Marco e Mary in rappresentanza del GOK quasi al completo), che molto spesso il mio blog è stato come un murales sul quale raccontare le imprese orientistiche di un impiegato panzottello alle prese con uno sport troppo bello per lui. Tante volte mi è sembrato di scrivere come se fossi il bambino che vede sfilare il re nudo, anche se in fondo il mio personaggio preferito resta Jof, il giullare del “Settimo Sigillo” di Ingmar Bergman, che scherza sempre e fa il matto e ha visioni e sogni in cui nessuno crede, e che alla fine sopravvive mentre la morte trascina via con se tutti gli altri (se non avete visto “Il Settimo Sigillo” e pensiate che vi abbia rovinato la sorpresa, sappiate che non un giallo e non lo si guarda per il finale...).

Tutto questo però vale quando non c’è pericolo di passare per uno “sborone” o per uno che vuole tirarsela, vale in tutte le occasioni tranne quelle rarissime occasioni (che a me capitano una volta per ogni decennio) nelle quali si ha la fortuna di vedere il proprio nome in cima ad una classifica. Potrei ancora scrivere come il bambino della favola o come Jof... o al limite potrei far scrivere Sharon!... perchè il bambino, Jof e Sharon fanno sempre parte di me e torneranno presto. Ma qualcuno dei ragazzi e delle ragazze che oggi erano con me a Parma potrebbero aversela a male e pensare che voglio atteggiarmi a qualcosa che non sono (nello specifico, non sono un super-trailoista). Lascio che Jof riferisca il momento nel quale sono emerso dalla macchina dicendo “dov’è Marco che gliele canto!?”... Marco qualche minuto prima mi aveva lasciato dicendo la celebre frase “con sette o otto errori si vince” e PLab in macchina aveva appena finito di contare i miei errori in gra, e si era fermato a cinque (e si era già preso su le sue male parole perchè pensavo che avesse fatto i conti per scherzo).
Quindi oggi vorrei commentare una gara senza scendere in dettagli e quisquilie di contorno. Vorrei descrivere la gara vista dal punto di vista di chi, in modo probabilmente inconsapevole, l’ha vinta.


Sono andato in partenza accompagnato, o quasi scortato, dal GOK e dalla famiglia Michelotti... praticamente papà Giuliano e suo figlio Guido mi stanno quasi adottando: soprattutto dopo aver visto il panico che mi prende quando entro in una gara di Trail-O... ai punti di controllo della gara di Sant’Olcese, sotto gli occhi di Guido, non riuscivo nemmeno a tenere in mano le cose che mi cadevano continuamente per terra! Partenza e primi tre punti a tempo, ma per fortuna ci vuole un po’ di tempo per liberare la seconda piazzola cosicché anche Andrea Visioli ci mette del suo per mettermi a mio agio e calmo. Scoprirò poi di aver fatto giusti i primi due punti, mentre per il terzo ci vorrebbe l’occhio bionico di Lee Majors o un tiro di dado particolarmente azzeccato.

I primi punti nel boschetto del campus si sono rivelati parecchio complicati e talvolta si sono adeguati perfettamente ai miei contorsionamenti mentali del tipo “io so che tu sai che io so...” (ci si è messa anche la mia testa ad incaponirsi su un limite di vegetazione verde 2 che ho scambiato per un mucchio di sterpi a terra. La fretta di lasciarmi alle spalle la zona mi ha lasciato in dote anche l’errore al punto 4, battezzato “C” come “corretto” (come peraltro si sarebbe rivelato) per tutto il tempo che sono rimasto in zona punto, e poi timbrato “Z” per chissà quale motivo... Passaggio nella zona del Campus di Parma con qualche punto da “occhio d’aquila” da scorgere a distanza di parecchie decine di metri, ed ulteriore infortunio patito alla lanterna 9 che ho correttamente identificato e poi ho sbagliato a punzonare sul cartellino! Una giusta pena del contrappasso visto che Rusky mi chiederà “ma sulla base di che cosa l’avevi giudicata?” ed io risponderò “dunque... ehmmm... non lo so! Ma quella dannata lanterna BRILLAVA! ...” (ho detto proprio così) “...e dopo sono solo andato a cercare degli elementi che suffragassero la mia scelta iniziale”.
Intanto sono a 59 minuti di gara, e mancano ancora 11 lanterne. Sono in media per una conclusione tra le 2 ore e 5 e le 2 ore e 10 minuti, poco dentro il tempo limite, e penso che l’esperienza finlandese di Soederkulla ed i suggerimenti sulla “gestione del tempo” al de-briefing dopo la prima tappa dei Nordic Match mi serviranno. Il punto 10, 11 e 12 sono quelli che comprendo meglio (probabilmente sono i più facili) ed alla fine saranno gli unici sui quali avrei scommesso una cifretta su una risposta esatta. Il che mi mette nelle condizioni di avere un buon vantaggio di tempo sul limite di 130 minuti... ed è esattamente ciò di cui ho bisogno! Il punto 13 si rivela molto ostico ed alla fine devo escludere la presenza di una casa vicina (il cui bordo in carta non mi sembra collimare con la zona circostante) per dare una risposta in cui “credo”... (si rivelerà giusta, ma devo dire che “mi è andata bene”). Pochi giochi mentali sulla 14 e sulla 15, e poi ... 22 MINUTI SULLA 16! Ok... per una volta la decisione che prenderò alla fine di questi 22 minuti sarà quella giusta, ma comincio anche io a rendermi conto che il grado di incertezza nelle mie risposte si sta facendo davvero elevato: per un semplice calcolo delle probabilità, non posso aver azzeccato tutto!

I 22 minuti si rivelano fatali anche per la mia gestione del tempo: sono oltre il milite che mi ero autoimposto a 4\5 di gara della gara e per risanare il mio orologio di gara devo “battezzare” la lanterna 17 (anche questa si rivelerà azzeccata) sulla prima sensazione, maturata quasi “a pelle” tra una “B” ed una “Z”. Con qualche minuto in più sull’orologio, posso dedicarmi alle ultime tre lanterne che riesco ad identificare con qualche difficoltà: la 18 sulla quale torno due volte, la 19 sulla quale torno anche qui due volte e la 20 sulla quale comprendo la scelta del tracciatore di utilizzare un “between the objects” non come “tra due oggetti” ma come “tra tre oggetti". Il mio tempo finale è di 2 ore, 5 minuti e qualche secondo. Arrivo al traguardo spremuto, con la testa che pulsa, ma riesco a ritrovare la concentrazione per gli ultimi due punti a tempo sui quali non mi faccio più prendere dal panico (devo solo far tacere i martelli che ho in testa), uscendone con altre due risposte esatte.

Finale melodrammatico. Consegno il cartellino con una sola “Z” e mi chiedo quante ce ne saranno state lungo il percorso. Finché Susy De Pieri (tracciatrice) mi si fa incontro chiedendomi se ho messo più o meno di 6 “Z”... “perchè sai: non ce n’era nemmeno una...” ed io “... beh! Io alla fine ne ho messa una sola...”. Il che mi consentirà di gestire il siparietto che ho già raccontato: Marco che mi dice che con 7 o 8 errori si vince, io che come con le versioni di greco al liceo mi rifiuto di sapere i risultati, poi PLab e Bibi che vogliono sapere come è andata ed i conti che mi danno in testa con “soli” 5 errori. Non saprei dire se meritavo oggi di vincere, e forse la mia considerazione che gli errori avrebbero potuto benissimo essere 1 solo o addirittura 11 non depone a favore di una vittoria limpida. Sono stato fortunato “il giusto” e sono entrato in sintonia con il tracciatore “il giusto”. Ma so di essere stato fortunato e devo ammetterlo soprattutto per rispetto verso gli altri concorrenti, ed è su questo aspetto (sul fatto che non posso sempre contare su un po’ di “fattore C”) che sento di volermi ancora impegnare per migliorare. Oggi è andata bene.

Saturday, February 27, 2010

Oltre 500 partecipanti alla prima prova di “Milano nei parchi 2010”

Record assoluto di partecipanti alla prima tappa della sesta edizione di “Milano nei parchi”, organizzata dall’Unione Lombarda e dall’US Acli Milano: ben 405 infatti erano i pre-iscritti delle scuole superiori della provincia di Milano che hanno aderito alla iniziativa, ma la mattinata di sole ha convinto tantissimi appassionati o semplici esordienti a presentarsi al Monte Stella (la “Montagnetta di San Siro”) per accaparrarsi una cartina e cimentarsi sui percorsi non lunghissimi ma resi insidiosi da un po’ di fango soprattutto sui punti a massima pendenza. Alla resa dei conti la segreteria gara, messa precedentemente sotto enorme pressione dalla fila dei concorrenti in attesa per l’iscrizione, ha contato un totale di oltre mezzo migliaio di nomi nelle griglie di partenza, il che costituisce un record quasi inimmaginabile alla vigilia.

Per i ragazzi e le ragazze delle scuole, una occasione per provare una disciplina relativamente nuova, di cui magari avevano solo sentito parlare in occasione dei passaggi televisivi sui quali la Federazione si è prodigata negli ultimi mesi (SuperQuark, UnoMattina, Rai Sport e Icarus): alcuni giovani partecipanti hanno tenuto a precisare ai compagni più inesperti che “la cartina va conservata, perchè costituisce il ricordo della gara”, mentre la battuta più divertente va a chi ha pronunciato la frase “è più divertente che giocare con Google-maps, perchè qui l’omino giallo sulla cartina sono io!”.

Per gli agonisti presenti, la sorpresa e la soddisfazione di trovarsi per una volta in mezzo ad alcune centinaia di esordienti; sono stati ben 5 gli atleti che si sono fregiati o si fregiano di un titolo di Campione Italiano al via della prova di Monte Stella: particolare interesse per il passaggio al cambio cartina del Campione Italiano Sprint 2009 Alberto Grilli (Cus Parma) il quale, forse del tutto inconsapevole, ha dimostrato nei fatti con quale velocità i migliori atleti affrontano un percorso di orienteering. Da notare che le insidie del percorso Agonisti hanno comunque falcidiato le fila della categoria, nella quale la vicinanza tra le lanterne, il carattere sprint della prova e magari un po’ di ruggine accumulata durante l’inverno hanno provocato parecchie punzonature errate.

La seconda prova di Milano nei Parchi 2010 sarà disputata sabato 6 febbraio al Parco Forlanini di Milano, con ritrovo e partenze dalle ore 10.00 al Centro Sportivo “Saini” di Via Corelli.

***

Fin qui “la fredda cronaca”. Ma dovrei dire anche che sono molto felici e quasi commosso per come un gruppo di amici hanno gestito tutto quanto, dedicando chi una mattinata e chi parecchio tempo in più a qualcosa che nella grande Milano finisce per essere invisibile (ma invisibile non credo che lo sarà per chi ha partecipato), per una iniziativa fatta senza guadagnarci una lira e rimettendoci anzi qualcosina di nostro. Ogni tanto dico che l’orienteering svolge un ruolo molto attivo nel sanare le mie frustrazioni lavorative: oggi questo è successo anche se, in effetti, non sono stato io a gareggiare... ma avrò tempo (spero) per rifarmi.

Colgo l’occasione per ringraziare veramente tutti coloro che hanno dato una mano, chi si è offerto spontaneamente con l’avvertenza che forse avrebbe potuto avere qualche impegno di lavoro, chi si era preiscritto e mi ha mandato un sms per avvisare che stava lavorndo e che sperava in un’altra occasione. I professori che hanno gestito gagliardamente le centinaia di ragazzi e ragazze (che devo ammettere si sono persino comportati molto bene... detto da me che sono un matusa e penso male di “’sti giovani d’oggi...!!!”), ed i Campioni Italiani e gli agonisti che sono venuti al Monte Stella a sgranchire le gambe e a tirare via un po’ di ruggine dalle articolazioni...

Come tracciatore, posso considerare le 3 sanguinolente P.E. sul primo giro agonisti come altrettante medaglie sul mio petto ...? :-)

Monday, February 22, 2010

Era da qualche tempo, da un anno almeno, che pensavo ad una mia personale rivisitazione della "top ten" alla Davide Letterman Show degli eventi orientistici che ho vissuto e che mi hanno dato più emozioni. Quegli eventi, per intendersi, che mi hanno dato un brivido fortissimo lungo la schiena e che mi hanno fatto ringraziare il cielo perchè (essendo io un orientista) ero in grado di capirli meglio di tanti altri.

Oggi, per vari motivi (... e per chi mi conosce e sa cosa sto facendo, uno dei motivi è riassumibile nella frase "Celtics f**k"...), è il momento della mia personale top ten.

Stegal in versione Davide Letterman!

10
Il primo è un ricordo davvero personale: l’annuncio dato dallo speaker dell’argento di Roberta e Paola ai Campionati Italiani di Barricata nella staffetta W35. Ero nel bosco per la mia frazione M35 e credo di aver cacciato un urlo. Qualche anno dopo a Jenesien Renzo De Paoli, a pochi metri da me, mi ha reso la pariglia all’annuncio della vittoria della staffetta femminile Elite del Primiero

9
L’attesa di Giancarlo Simion pochi metri oltre la linea del traguardo, sguardo puntato verso la lanterna 100, ai Campionati Italiani Sprint di Pergine Valsugana sotto la pioggia battente. Con la barba di due o tre giorni, con lo sguardo fisso, un piede poco avanti all’altro. Se Clint Eastwood fosse stato in gara non avrebbe osato avvicinarsi nemmeno lui.
http://www.fiso.it/04_notizie/dettaglio.asp?id=3015

8
Un urlo selvaggio squarcia il brusio dell’arrivo di Golasecca, ai Campionati Italiani Middle. L’ultimo nella griglia della finale junior, Francesco Isella in una delle sue ultime apparizioni da atleta, raggiunge l’atleta partito prima di lui e piomba in zona arrivo urlando la sua emozione. Non sapendo che, avesse tardato solo qualche secondo, sarebbe stato infilato dal più giovane e meno favorito compagno di squadra Giaime Origgi.

7
Lo speaker urla “Salta il banco! Johanna Murer fa saltare il banco!”. Coppa Italia sulla carta lunare dei Laghi di Fusine. In WElite Christine Kirchlechner sembra essersi messa in tasca la vittoria da un bel pezzo ed il racconto della gara si addormenta nel finale su una classifica già consolidata. Fino all’ultimo arrivo dell’ultima concorrente, Johanna Murer, accompagnata lungo la run-in da papà Helmuth e mamma Agathe.

6
Dana Brozkova appare a braccia alzate sotto il porticato della piazza centrale di Asiago dopo aver vinto la gara degli Highlands Open. Con il sole. Con la gente talmente numerosa da poter chiamare “Pubblico”. Con una atmosfera perfetta. Con un sorriso perfetto. Sarò senz’altro stato io quello stanco morto dopo due gare in un giorno ed un pomeriggio passato a sbraitare al microfono, ma Dana quel giorno era bella come una dea...

5
Il duello tra Klaus Schgaguler e Michele Tavernaro ai Campionati Italiani Sprint a Trivigno. Con un tempo da lupi e le nubi basse che coprono a tratti la costa che butta verso l’arrivo. Tavernaro che parte un minuto prima e sembra sempre in fuga, e Klaus che non ti aspetti su quella distanza a comparire ogni volta una ventina di secondi alle sue spalle, in controllo e sempre padrone del campo. E poi gli ultimi 150 metri di Tavernaro nella palude, pur perdenti, che hanno fatto coniare la frase “volata ciclonica”: mi spiace per chi non ha visto e non può capire...
http://www.fiso.it/04_notizie/dettaglio.asp?id=1553

4
Mjolby. Coppa del Mondo long con partenza in massa. Tremila persone che pensano di aver visto tutto il vedibile quando Minna Kauppi, dopo aver staccato Simone Luder, perde al fotofinish la volata infilandosi nel corridoio di arrivo sbagliato. Un’ora dopo, sotto gli occhi di migliaia di spettatori, Aurunn Weltzien darà una scossa di adrenalina pazzesca precipitando sulla penultima lanterna da un alto roccione per andare a riprendere il fuggitivo dell’ultimo chilometro Anders Nordberg, vincendo poi in volata
http://www.fiso.it/04_notizie/dettaglio.asp?id=2628

3
Miskolc. L’arrivo della gara a staffetta. Non quello delle squadre che salgono sul podio. L’arrivo di Thierry Gueorgiou, Michael Smola e Anders Nordberg. Non pulsava più un cuore, non batteva più una palpebra. L’aria immobile. Gli insetti fermi nell’aria. Il sole fisso nel cielo. Solo una applauso pazzesco.

2
L’attacco in salita di Jonas Rass ai Campionati Italiani Middle di Lanzo d’Intelvi. Una scelta lungo la linea di massima pendenza subito dopo il punto spettacolo a tre quarti di gara. Impensabile. Impossibile. Una meravigliosa follia che ha fatto di Jonas l’eroe omerico di quei campionati italiani. Semplicemente magnifico.

1
Un’altra salita. Un altro campionato italiano. Un altro atleta (un’altra atleta...) junior. Jenesien. Campionato Italiano Elite femminile a staffetta. In seconda frazione si aspetta il passaggio della Forestale. Si aspetta. Si aspetta. Poi dal fondo della lunghissima salita verso il punto spettacolo arrivano i capelli biondi di Nicole Scalet. Imperturbabile mentre Roberto Pradel che le corre accanto per qualche metro continua a ripetere “... sei in fuga... sei in fuga...!”

Sunday, February 21, 2010

Chi: io
Come: a piedi, no?
Dove: Missaglia
Quando: oggi
Perchè: ... tutto da stabilire...
Cosa: 18 km + dislivello circa 420 metri + una serie non indifferente di “vaffan*$%£”

Reduce da giorni e giorni di follia (anche omicida) in ufficio, reduce da una delusione orientistica non da poco con conseguente inca...atura, reduce da una serata orientistica a base di raclette (altro che pasta party), ecco il prode ciccione che parte fiero del fatto suo per rimettere un po’ di chilometri nelle scarpe a prezzo di qualche sofferenza. La corsa di Missaglia non arriva alla mezza maratona classica, ma che questo sia un piccolo campanello di allarme lo capirò solo una volta tornato a casa! Alla partenza Bibi, schierata sui 12 km e con un ginocchio tutto da verificare, ed io sui 18 km con una forma fisica rivedibile (se mi vesto di bianco confino con l’Austria...). Atty è a casa con il raffreddore, ma mi correrà a fianco a lungo (altro che John Treacy) ed a lui saranno dedicati tutti gli smoccolamenti :-)

Partenza in discesa... oh che bello oh che bello! E dopo qualche chilometri ci si addentra sulle prime salite della zona di Montevecchia. Il mio ricordo della gara in Brianza “Memorial Longoni” è sempre molto fresco, ma Missaglia è abbastanza lontana da Sirtori (penso...) quindi lo sviluppo altimetrico della corsa non dovrebbe impensierire troppo.

Appunto per Ety: rivedere le nozioni di geografia. Studiare bene soprattutto il capitolo “Brianza”.

Non sono ancora arrivato al km 6 che un cartello davanti a me indica “Sirtori” diritto... vabbé, anche all’uscita di Mezzocorona indicano la direzione per il Tonale... Secondo cartello: Sirtori 2 km. Ho già capito che le cose buttano male. La strada da qualche minuto non ha più un metro solo di piano: si sale dolcemente (ma bisogna ugualmente spingere) o si rampa di brutto. Primo cartello “pendenza 12%”. Soffro e comincio a pensare che sarà dura stare sotto le due ore. Cartello “pendenza 15%” e segnale indicatore del ristorante “Tetto Brianteo”... le strade cominciano a farsi familiari: in pratica capisco che sto correndo (correndo... che eufemismo!) a ritroso il percorso del Memorial Longoni. Atty, dove sei? Perchè non sei qua con me a soffrire e farmi compagnia? E’ a questo punto che comincio a smoccolare... “vaffa” alla mia panza, “vaffa” alle salite della Brianza, “vaffa” a tutti i punti più alti della Brianza, “vaffa” ad Atty come quel giorno durante il Memorial Longoni durante il quale mi avrà ripetuto 10 volte che ormai eravamo in cima...

Cartello “pendenza 18%” per arrivare al Belvedere di non so più che posto. Belvedere. Ma se è già tanto se ho la forza di respirare... cosa mi metto a Belvedere!!! Ingresso nel bosco, in piano. Curva a sinistra. E sentiero sulla linea del metanodotto! Non c’è il cartello (le macchine non passano sul sentiero) ma non ce n’è uno che nemmeno prova a corricchiare! Sofferenza totale fino alla cima. Da qui in poi si possono far andare un po’ le gambe, finché il percorso prende la strada di Perego e si capisce che le sofferenze non sono ancora finite. Un muro. Due muri. Il secondo è lunghissimo, praticamente eterno. Alla fine una specie di falsopiano ma le gambe fanno veramente fatica a ripartire.

Ristoro. Per fortuna. L’Ipod deve aver compreso la difficoltà perchè mi manda “Eye of the tiger” a palla. Ma per fortuna è quasi l’ultima salita. Ne manca solo una per lasciarsi definitivamente alle spalle Sirtori. Nel frattempo ho mancato il cartello dei 14 km, ma adesso è veramente discesa: il rilievo dei 16 km arriva presto, poi quello dell’ultimo chilometro, poi gli ultimi metri dell’arrivo in pieno centro di Missaglia in mezzo alla gente che torna dalla visita al cimitero (alcuni di questi forse mi superano pure...). Cosa si deve fare per tornare ad una forma decente? Forse evitare la prossima settimana di trasferte a Parma... si prospettano serate a base di salumi e formaggi, se riuscirò ad uscire ad un orario umano dall’ufficio.

Tuesday, February 09, 2010

Una tirata lunga. Noiosa. Il più delle volte in centro storico (non a Venezia!). Non c’è un bivio nel raggio dei prossimi 800 metri. Il cervello registra la situazione. Neurone-Uno dice a Neurone-Due: “ci vorranno almeno 6 minuti, al ritmo di gara di ‘sto panzone, prima di cambiare direzione di marcia. Che si fa nel frattempo?”. Neurone-Due ha le idee chiare: “Ragazze discinte in giro non ce ne sono (alle 10 del mattino di domenica???)... vetrine aperte non ce ne sono (alle 10 del mattino di domenica???)... spazio libero alla fantasia!”.
Ho il mio youtube personale. Niente firewall. Niente proposta di scaricare il video del Grande Fratello o Amici o Porta a Porta. Quando ci sono queste tirate noiose capita che mi venga in mente John Treacy. Irlandese.

Avevo 11 anni. 1979. In tv (bianco e nero) il mondiale di cross a Limerick. Nel fango di Limerick. E quando dico “il fango di Limerick” intendo una cosa grossa. Epocale. Una roba da cineteca. Treacy che non ha uno straccio di volata. Treacy che deve fare la gara per arrivare da solo. Treacy che stacca Malinovsky al penultimo giro e se ne va via da solo... sullo schermo della televisione viene verso di me in una direzione “da ore 10 a ore 4”, attorno a lui corrono le bandiere verdi col trifoglio. Fighting Ireland, prima di Eamonn Coghlan, prima di Marcus O’Sullivan.

Il rettilineo è finito. E’ ora di chiudere il filmato. Domenica scorsa John Treacy mi è venuto in mente più di una volta. Nei campi di Villanova di Bernareggio, in mezzo alla neve, per fortuna che il terreno era gelato altrimenti “altro che il fango di Limerick!”; però un po’ la neve mi ha fatto soffrire. Correre per 15 km (dovevano essere 22, ma poi ho preferito accorciare) lungo lo stretto solco scavato dagli altri concorrenti o aprirmi la strada in mezzo al sentiero sulla neve ghiacciata? Le curve... occhio!!! Una patinoire, come quella di route de Bettembourg, a Lussemburgo. Pure peggio... se volo lungo e disteso mi grattuggio pure le mani e le ginocchia (come è successo a Bibi). Eppure per una volta sono andato via bello tranquillo e solitario, pensando ai fatti miei e scoprendo curva dopo curva che il paesaggio innevato stava regalando alla corda di Villanova quel colpo d’occhio in più che altrimenti sarebbe stato solo noia.

Un paio di passaggi nei valloni gelati, con la temperatura che precipita di 10 gradi alla volta, ed qualche esplosione di sole in una mattina pulita con le montagne lecchesi sullo sfondo. Mi sono fermato ai 15 km perchè al secondo ristoro le sciure hanno detto testuale “saremo ai 10 e mezzo...” e sinceramente il fatto di trovarmi a meno di metà strada mi ha buttato giù di morale. In realtà, più probabilmente, eravamo agli 11 e mezzo. Ce l’avrei potuta fare tranquillamente, avrei portato a casa un po’ di mal di gambe ma John Treacy sarebbe stato orgoglioso di me. Ed io probabilmente mi sarei rivisto un altro po’ di mondiali di cross country del passato, pensando di essere in mezzo alla neve.
Alla neve di Limerick, con commento di Paolo Rosi.