Stegal67 Blog

Thursday, June 26, 2008

Stegal goes to WMOC - 30 giugno... 5 luglio 2008

Amarcord: avventure in Portogallo

La miglior pubblicità alle gare è sempre il racconto di qualche orientista che è già stato sul luogo e ha toccato con mano le cartine, l’organizzazione, la logistica. Era da qualche anno, quindi, che insieme ad alcuni amici abbracciavamo l’idea di tornare in Aquitania per una 5 giorni all’insegna di sole, sabbia e oceano. E nel 2003 ci siamo divertiti così tanto nelle forste del sud-est della Francia da voler riprovare l’esperienza ad un solo mese di distanza dalla multi-days bordolese, però in Portogallo, in una 5 giorni talmente simile da essere praticamente gemellata a quella francese.

Attilio, Daniele, Piero, Roberta ed io siamo capitati in Portogallo in un periodo decisamente sfortunato: la piaga degli incendi ha letteralmente martoriato buona parte del territorio, e c’erano anche preoccupazioni per la disputa delle gare. Ci rasserenava il fatto che ci saremmo goduti altri giorni di oceano, che avremmo girato in lungo e in largo per il paese, e che le gare sarebbero state abbastanza facili, con poco dislivello e soprattutto relativamente corte (almeno così diceva il sito web): da 4 fino ad un massimo di 6,5 kmsf per una HB di livello tecnico “medio”. Così anche Roberta si è iscritta in HB, per non dover fare da sola la D35, che era descritta come più lunga e più difficile.

La prima sorpresa al centro gara: poco più di 300 iscritti! Gli incendi (abbiamo pensato), la lontananza dalle altre nazioni europee, il periodo a cavallo di ferragosto… però ci aspettavamo un pienone di spagnoli (ispanici, non Davide del Tumiza), ma non che i secondi per presenze dopo i locali fossero proprio gli italiani (IFK Bombarda su tutti). Seconda sorpresa: per far partire i 3 atleti (si, 3, perché Attilio e Daniele infortunatisi in Francia hanno fatto da dirigenti al seguito) nella stessa parte di griglia, gli organizzatori ci hanno piazzato in fondo all’HB, con Roberta sempre per ultima ad inaugurare una serie di partenze in ultima posizione che è durata per tutto settembre ed ottobre e si è interrotta solo a Barni! E poiché l’HB era la categoria a maggior partecipazione, eravamo sempre in coda ai 300 iscritti.

Prima tappa: Torrao do Lameiro. Partenza a 50 metri dal ritrovo, un percorso vario e abbastanza piatto che non concede spazio a rimonte dopo un errore. Il terreno non è poi così sabbioso come si temeva, e anche le distanze sono quelle previste. Bisogna solo stare attenti a non basarsi sulle curve di livello perché sono veramente quasi inesistenti. C’è il tempo per andare in spiaggia a rilassarsi dopo una corsetta di un’ora più o meno. I primi 4 della classifica HB mostrano subito di NON ESSERE dei veri HB, infliggendo distacchi assurdi al resto del mondo.

Seconda tappa: Furadouro. Arriviamo al centro gare per ultimi e già ci accorgiamo che l’atmosfera sta cambiando. L’arrivo è nel centro sportivo di un campeggio, a ridosso della spiaggia, la partenza è lì vicino, ma le facce di quelli che hanno già corso sono stravolte dalla fatica. Si smoccola praticamente in tutte le lingue del sud-Europa. Andiamo in partenza; parte Piero e sparisce dietro la prima collinetta. Poi parto io, prendo la descrizione punti… è lunghissima! Guardo le distanze: sono 11 chilometri sforzo! Mi giro a vedere Roberta e sono tentato di avvisarla… ma perché guastarle gli ultimi secondi di riposo? Il primo chilometro è una campestre bordo campeggio per entrare nel bosco, poi (lo ammetto) ci sono una decina di lanterne che, fosse stato solo per quelle, sarebbe stata la più bella gara dell’anno: bosco bianco, senza ostacoli, senza sabbia, tanti dettagli e tutti i trucchi dell’orientista da sciorinare. Peccato che dal bosco bisogna anche uscire: ed ecco allora un sentiero (fettucciato!!!) di oltre 2 chilometri tra due muri di verde 3 che porta proprio verso la spiaggia. E la prima lanterna sulla spiaggia è in cima ad una duna a strapiombo alta almeno 15 metri! Avete presente il film “La collina del disonore”? Peggio! Tre passi avanti e due indietro! Mi veniva da piangere perché, proprio, i miei 90 chili non riuscivo a portarli su… Poi ancora sabbia, sabbia alta, a bordo spiaggia, e chi ha allungato (raddoppiandone la lunghezza) quel pezzo di percorso per correre sulle passerelle messe lì ad uso dei turisti ha guadagnato un paio di minuti su tutti gli altri… Piero conclude la gara molto bene, poco dietro di me, mentre Roberta incappa in una brutta avventura: viene assalita da due cani proprio nel pezzo dopo la duna, e deve tornare indietro e fare un lungo giro per evitarli.

Terza tappa: World Ranking Event a Tocha. Ora, dire Tocha in Portogallo è come dire Cesenatico in Italia. Avete presente le dimensioni? Peccato che si sapesse solo che il ritrovo era a Tocha! Aggiungiamo il fatto che l’organizzazione non ha messo sulle “statali” neanche un cartello direzionale (c’erano solo per quelli che arrivavano in autostrada da Porto), anzi uno c’era ma era sbagliato e si erano dimenticati di toglierlo. Aggiungiamo il fatto che per arrivare alla spiaggia abbiamo dovuto fare almeno 10 chilometri di stradine sterrate che poi sono diventate mulattiere etrusche, finché anche gli etruschi e i muli si sono rifiutati di andare avanti. Eppure eravamo lì, insieme ad altri a cercare ‘sto ritrovo, avanti e indietro per la mulattiera mentre il tempo passava e quell’uomo gridava… gridava… “Ehi! Lì c’è uno che corre!”. Uno? Due! Tre! Una decina, con carta e bussola. Sguardo d’intesa col driver Piero, balzo giù dal furgone e punto un ciccione (il predatore della foresta attacca sempre il bisonte più lento!): “Scusa, dov’è il centro gare?”. Mai fatta una figura così! Comunque siamo arrivati al centro gare, dove alcuni elite stavano letteralmente assalendo i pochi organizzatori per farsi cambiare il tempo di partenza; peccato che gli organizzatori si erano dileguati lasciando lì una ragazzina a beccarsi gli insulti. Ci siamo cambiati, anche Piero che era stravolto per il rally appena affrontato, e abbiamo percorso i 2,5 chilometri di SEMIAPERTO GREZZO che ci separavano dalla partenza (anche questo fatto era sconosciuto a tutti, si sapeva solo la distanza, non il tempo stimato per percorrerla). Io sono partito lanciato perché il mio minuto era già stato chiamato: o mi perdo o li spacco tutti! Era giusta la seconda, perché alla settima lanterna ho superato Tonio Cancelli che mi partiva 10 minuti avanti. Al termine sono stato quarto, unico in 5 giorni ad infilarsi tra i soliti quattro “non HB”. Piero e Roberta hanno fatto la gara insieme, infestati da Joao Rodrigues detto “la tigna” che non faceva che disturbare e chiedere indicazioni a tutti salvo dileguarsi quando la lanterna la trovava per primo lui.

Quarta tappa: Mira. Che gli organizzatori si siano accorti della topica è palese: cartelli indicatori sparsi per tutto il Portogallo ad ogni incrocio, ritrovo al centro di un villaggio vacanze molto accogliente, partenza prevista a 2 chilometri che sono diventati improvvisamente meno di 200 metri. Certo, ci sono i soliti 10 kmsf da fare, ma ormai ci siamo abituati. Ed il bosco è ancora una volta molto bello, tanto che Roberta (come nella prima tappa) fa un garone e arriva davanti a tanti maschietti (soprattutto a Joao Rodrigues). Siamo così contenti che stiamo in spiaggia tutto il pomeriggio a goderci la giornata di sole.

Quinta tappa: si torna a Torrao do Lameiro. Partenza a caccia, ma in tutte le categorie salvo l’Elite ci sono distacchi pazzeschi tra il primo e gli altri, cosicché il 90% parte dopo la fine dei 30 minuti canonici. E qui si scatena la follia! Griglie? What’s griglie? DUE LANCI DI MASSA! A cento e più partenti alla volta, in un corridoio largo 5 metri. E le cartine? Sullo stenditoio? What’s stenditoio? Tutte NELLA STESSA CASSETTINA, posta a terra al termine del corridoio, con 4 o 5 categorie nella stessa cassettina! La tensione alla partenza è simile a quella dei gran premi: allo sparo mi lancio come Villeneuve a bordo box e arrivo per primo sulle cassette… giusto in tempo per essere sparato avanti di qualche metro dall’arrivo del gruppo compatto. E’ Tonio Cancelli a passarmi la cartina (era riuscito ad afferrarne due) e insieme ci lanciamo nel bosco davanti a tutti (perché TUTTI abbiamo lo stesso primo punto!). Chi ha letto il pezzo su Fisolombardia è al corrente della storia: siamo stati davanti correndo a meno di 5 minuti al chilometro sforzo, finché ai piedi della penultima salita ho intravisto la Nera Signora con la Falce che mi aspettava in cima, e ho dovuto rallentare. Ho lasciato a Tonio 1 minuto in quella tappa, ma nonostante lui mi abbia preceduto in 3 tappe su 5 la classifica finale dice che io sono arrivato quinto (dietro alla banda dei quattro) e lui sesto.


Giudizio finale.
Sul Portogallo: l’Algarve è in genere molto sopravvalutato, ma alcuni angolini di natura selvaggia (Sagres su tutti) sono fantastici. Lisbona mi è parsa anch’essa molto sopravvalutata e caotica, invece la zona attorno è ricca di posti carini (Obidos, Mafra, Queluz, Sintra). Man mano che si sale verso il nord le cose migliorano anche a livello di immagine che i locali tendono a dare di sé; Tomar è in assoluto uno dei posti più belli che io abbia mai visto, e Batalha e Alcobaca valgono il viaggio.
Sull’orienteering: il posto è davvero lontano, ma io ci tornerei (non subito, ma ci tornerei). Penso che gli organizzatori non possano che aver imparato da alcuni errori, ed in fondo hanno dimostrato di saper fare anche dei bei percorsi. Peccato per le disavventure varie, alcune delle quali potevano proprio essere evitate; e devono imparare a non “barare” sulle distanze comunicate sul web: le distanze vere erano almeno il 50% in più di quel che era stato indicato.

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Sono passati 5 anni: non posso che dire "Speremm!"... :-)

Wednesday, June 25, 2008


Oggi è il giorno in cui il mio blog si appoggia ai commenti di Bepi. Li ho trovati molto pertinenti e ho pensato di farmi una piccola auto-intervista usando (e spero che non se ne abbia a male) i commenti di Bepi Simoni come se fossero domande.
Nella foto: l’orienteering come ci piace a noialtri… un paio di minuti di pura serenità con Maurizio Giuliani alla fine della gara di Barricata, dopo che nel bosco ci eravamo scannati di sorpassi e controsorpassi, e mancherebbe la foto con Mirko DalBello che fa il paio con questa!


Bepi:
A proposito di comunicazione: Le tue riflessioni sono molto appropriate ed interessanti.
Si sa che la comunicazione non è mai stata un punto forte della F.I.S.O. succede da sempre o quasi – A onor del vero Dario Rappo ci aveva provato, ma poi, per varie vicissitudini, le cose sono andate come sono andate.

Stegal:
E qui mi inserisco subito per dare a Dario quel che è di Dario, visto che è stato lui a tirarmi dentro e a mettere il primo seme della gestione attuale

Bepi:
Se non c’era Stegal in questi ultimi periodi la cosa sarebbe stata davvero grama…

Stegal:
Questa, purtroppo, è stata una mia pecca ed una cosa di cui mi rammarico un po’. Le persone che si sono impegnate a vario titolo sono tante: Bruno Trebbi, Anna Chiandetti, Roberto Moretti, ma anche chi ha fatto colo qualche comparsa sporadica come Marco Rosa o Daniele Ferrari recentemente rientrato, Daniele Pecora, Aaron Gaio, tutti coloro che mandano i pezzi e chiedono “ci dai un’occhiata e poi fanne l’uso che vuoi”. La stagione orientistica è eterna con tanti appuntamenti in Italia e all’estero: nessuno potrebbe seguirla da solo se non facendone il proprio lavoro.
Però la sensazione che tu hai riportato è quella che alla fine arriva dalla viva voce di parecchi orientisti: sembra che Stegal sia il 100% della comunicazione in Fiso, ed è un MIO punto di debolezza se non sono riuscito a far dare a tutto quanto il lavoro dei volontari una impressione diversa. E se da un lato ciò non migliora l’apprezzamento nei confronti degli sforzi di tutti, dall’altro per me medesimo vuol dire essere tirato in mezzo anche quando le comunicazioni non sono mie o, come in un caso recentissimo, quando non dovevo essere io a fornire queste comunicazioni.

Bepi:
Però ci sono da fare alcune considerazioni:
Il sito FISO: organo ufficiale della nostra Federazione è da sempre bistrattato e maltrattato da alcuni ma utilizzato ed apprezzato dai più. Però è un qualcosa di Ufficiale che non può assumersi il compito di organo di stampa sia perché e limitato nella possibilità di inserimento di immagini e/o multimedia o di formattazione ecc. ecc.
Il sito Federale dovrebbe servire, secondo me, a dare delle notizie essenziali, anche scarne, ma Ufficiali.

Stegal:
Condivido la tua impostazione, ti dico come la penso.
Il sito Fiso deve dare notizie con continuità. Notizie dalla Segreteria, dalla Presidenza, dalle Commissioni. Per le gare può effettivamente essere più scarno e meno sbrodoloso (parlo dei pezzi a mia firma).
Però deve (e sottolineo “deve”… “must”!) avere continuità, non deve avere “buchi” insomma. Chi se ne occupa deve (“must”) garantire una linea ed un percorso editoriale costante e sul lungo periodo, come quello che ti vado ad esporre.
Parlo solo per la mia esperienza diretta: la cronaca delle gare.
Si può decidere di impostare il lavoro mettendo (e soprattutto condividendo con tutti i diretti interessati) una soglia di ingresso sul livello delle gare, ad esempio: da regionale in su. O da nazionale in su.
Il fatto è che quando il lavoro è impostato, secondo me si deve (“must”) mantenere quel livello costi quel che costi! Se si decide (ed è quello che condividemmo Dario Rappo ed io 4 anni fa… e fu decisione ponderata e ci chiedemmo se saremmo riusciti a farcela) di contattare tutti gli organizzatori dal regionale in su per avere un riscontro sulle gare, non esiste che ad un certo momento ci siano buchi nei contatti, organizzatori non allertati, ecc. magari perché le gare sono troppe o perché qualcuno pensa che la tal gara avrà 30 iscritti. Tutti devono avere pari dignità.

E’ stata questa la fatica maggiore in questi anni: impostare un piano di lavoro e difenderlo. Per 4 anni. E mi sa che la nostra difesa di quel piano di lavoro è durata pure più del Consiglio Federale… Definire un piano di lavoro sapendo che ci saranno settimane nelle quali potrebbero arrivare 5 o 6 pezzi di gare regionali e magari nel frattempo c’è anche la gara all’estero; ma non è una buona scusa per bucare una gara, se il piano originale prevede un certo tipo di impegno.
Questo è il tipo di lavoro che mi piacerebbe veder valutato dagli orientisti e dal prossimo Consiglio Federale.
E poi io dico sempre questo: Stegal non è la soluzione al problema comunicazione. Stegal è forse la versione 1.1 di un prodotto che deve crescere e migliorare. L’ho detto a tanti e lo dico anche qui: se domani mattina la Fiso mi dice “abbiamo un piano, abbiamo dei giovani di buona volontà che scrivono bene e vogliono crescere e farci crescere, abbiamo la possibilità di aprirci al professionismo, di avere un vero ufficio stampa, di avere una copertura assicurata… grazie ma non abbiamo più bisogno!” io sono solo felice!!! Non tanto perché avrà qualche ora in più per allenarmi, ma perché vedo che la mia Fiso ha fatto un passo avanti, e non uno indietro! A 40 anni per aiutare la Fiso non posso dire “mi alleno vado ai mondiali e vinco”; a 40 anni devo guardarmi in giro e capire chi può prendere il testimone per andare più forte di me!

Un altro esempio. Azimut.
Io non so se Azimut uscirà nel 2008: se uscirà, innanzitutto non dovrà essere un prodotto “perché l’hanno voluto Trebbi&Galletti” ma dovrebbe essere un prodotto di tutta la Fiso. E questo sembra essere il primo problema: come ho detto una volta all’addetto stampa che non ci credeva (poi forse ha visto qualche sbrodolata e ci ha ripensato…), se mi dai 3 giorni liberi io ti scrivo da solo un Azimut di 16 pagine! Poi magari mi stufo e, quando dovrei lavorare per il secondo numero, penso a comporre qualche problema di scacchi. Ha senso?
Il secondo problema è che se potrò offrire un contributo per Azimut sarà quello di aiutare con l’esperienza maturata a disegnare un piano di lavoro che dica cosa ci sarà nel numero 1 e le relative scadenze, cosa ci sarà nel numero 2 e le scadenze, cosa ci sarà nel numero 3 e le “scadenze largo circa”… e quando sarà licenziato il numero 1, deve entrare in cantiere non il numero 2 ma il numero 4… Altrimenti il rischio è quello che esca un numero 1 bellissimo con 15 cartine dei WOC… e basta perché nessuno avrà la forza per impostare e pensare ad un numero 2.

Quindi il mio messaggio è: la forza di un gruppo è quella dei suoi piani di lavoro! Perché ci sono momenti in cui la fatica sale e l’entusiasmo cala, in cui ci sono mille altre cose da fare e cui pensare. In questo caso è il Piano che ti viene incontro (cavoli! Mi sembra di parlare come il protagonista del “grande affare del sassolino” di Grady)

Bepi:
Ora è il tempo dei Blog – sono gratuiti (o quasi se si vogliono associare ad un dominio proprietario) e permettono di scrivere a più mani in maniera chiara e con tutti i fronzoli del caso che, in un organo di stampa, hanno il loro grosso peso.
In Trentino ci stiamo provando e mi pare che la cosa inizi a funzionare (oritrentino.blogspot.com); potrebbe essere uno spunto ed un idea anche a livello Nazionale dopo aver costruito una piccola squadra di redazione pescando tra i vari blogger che, evidentemente di tempo e voglia di scrivere ne hanno. Così ci sarebbe posto per gli apprezzati commenti tecnici di Stefano Zonato, per i risultati di Alessio Tenani e di Emiliano Corona, per le considerazioni di Marco Giovannini, per gli entusiasmanti racconti di Stegal, per le impressioni di Aaron o di Eddy, per le battute dell’O-Team e per tanti altri giornalisti in erba di buona volontà. Insomma un vero giornale on-line senza troppa paura per la censura (ma che non serva per massacrare il lavoro altrui e che sia almeno obiettivo) gestito da un gruppo di Tesserati sotto l’ occhio, non troppo vigile, della F.I.S.O.

Stegal:
Capitolo blog.
Lo vedo come un tipo di lavoro parallelo. Sul blog puoi decidere o meno di parlare di una gara, ed è una scelta. Puoi trovarti senza un commento sul JTT (te lo dico io il commento: una delle gare più belle dell’anno per me, compresi i tracciati!) e non per questo rammaricarti. Puoi trovarti senza una sola riga sul Trofeo delle Regioni e non per questo vedere la cosa come un fatto negativo. Puoi scrivere di tecnica, e magari per la stessa gara avere due commenti distinti e contrastanti.
Puoi, insomma, avere di tutto di più o anche di non avere proprio certi argomenti e nessuno dovrebbe poter eccepire. Perché un blog cosi fatto può avere un andamento (per trattazione degli argomenti, per attenzione, per attendibilità o puntualità) simile alle montagne russe. Cosa che il sito Fiso non si dovrebbe poter permettere… come pure il sito Fiso non può aprirsi alle critiche aperte (in my personal opinion, e questo è uno dei punti di discussione di questi giorni).
Il blog Oritrentino lo guardo tutti i giorni e mi sono già scaricato i pdf con le cartine! Ma se qualcuno ha sorriso per via del fatto che si è passati, ad esempio, dal comunicato stampa sulla due giorni di Pergine all’avviso del JTT senza passare per un commento della due giorni stessa… ha sbagliato, perché un blog può fare questo ed altro: non ha limiti né vincoli. Il sito Fiso non può farlo.

L’introduzione della parola “censura” poi apre tutto uno scenario complicato. Siamo sicuri che l’orienteering italiano sia maturo per uno spazio aperto “non federale ma quasi istituzionale” nel quale potersi esprimere senza troppo pensare alle censure?
Noi siamo maturi? Non ne sono convinto.
Penso ai vari forum aperti e chiusi anche di recente quando le discussioni sono scese sul personale.
Penso al fatto che prima o poi, nella massa degli eventi, ci sarà un Tizio a caso che non parlerà male della gara organizzata da Caio, perché Tizio sa che prima o poi organizzerà una gara alla quale parteciperà Caio…
Penso al fatto che l’orienteering è uno dei pochi sport nei quali, come ho detto mille volte, il commentatore di oggi è l’atleta di domenica prossima, l’accompagnatore tra due settimane, l’organizzatore del mese prossimo, il consigliere del prossimo CF… Come ha scritto Stefano Z. “Come farsi dei nemici parlando di orienteering”: lui ha le spalle grosse e tira dritto per la sua strada senza paura e senza preoccuparsi di urtare o meno la suscettibilità altrui, perché la crescita passa anche attraverso la pulizia delle ruggini.
Il mio giudizio invece (io non ho le spalle così robuste e sono assai più iracondo e suscettibile) è il seguente: “Chi vive in una casa di vetro dovrebbe astenersi dal tirare pietre”. E questo è già di per se un auto-invito che faccio a me stesso ogni volta non dico alla auto-censura ma alla cautela.

Bepi:
Che ne dici? Ci pensiamo?

Stegal:
Mi sembra che il progetto che mi avevi anticipato nel post gara a Rosta sia diventato realtà. Vediamo come vanno le cose con il prossimo Consiglio Federale. Se ci sarà spazio e modo per dare una mano al sito Fiso anche in un modo diverso e più asettico, e contemporaneamente mettere il naso anche in un “Ori-politik”… why not?


C’è un commento di Bepi Simoni al pezzo precedente. Gli rispondo qui sia a lui che a chiunque abbia voglia di leggere l’ennesima spataffiata di vocali e consonanti, scusandomi innanzitutto con il mitico papà del Panda Valsugana se ho dato l’impressione di avergli addossato qualche colpa per qualche cosa. Lungi da me!
Purtroppo devo anticipare che nessuna mail di Bepi mi è arrivata. Io lo ringrazio per il tentativo, ma comunque non è per questo mancato arrivo che il meccanismo si è un po’ inceppato; e nemmeno mi aspettavo che fosse Bepi Simoni a scrivere qualcosa sul sito Fiso per il Trofeo delle Regioni. E neppure per il JTT.

Il punto di vista che esprimo è personale, da tesserato e da persona che qualche ora del suo tempo privato l’ha spesa negli ultimi anni per le news sul sito Fiso.

Personalmente, da tesserato, rimango un po’ deluso quando vedo che gare del calendario regionale e anche nazionale rimangono senza un minimo di copertura. Io continuo a ripetere a tutte le persone che riesco a contattare che non serve arrivare agli sbrodolii del solito stegal67 che scrive 3 pagine word per una gara solo perché non è dotato del dono della sintesi… magari per tante gare regionali basterebbe qualcosa del tipo “chi ha vinto cosa ha vinto quando ha vinto chi c’era”. Giusto per dare una informazione al resto del gruppo degli orientisti. Giusto per dire “c’eravamo anche noi questo fine settimana”. Giusto per poter dare magari all’assessore di turno un link da andare a vedere. Giusto per mettere una ciliegina sulla torta nei confronti di chi c’era. Giusto perché magari a fine anno si fa la raccolta dei pezzi usciti, li si mette in un bel librone, e se non è uscito nulla non compare nulla nemmeno nel “librone”, giusto insomma perché chi non c’era faccia più fatica a dimenticarsi di quella gara.

Però come mi ha detto, giustamente, un amico qualche giorno fa prima bisogna pensare alle cose importanti e poi ai fronzoli. E questi sono fronzoli, ok. Però mi chiedo come sia possibile che a fronte dei tanti che riescono a farlo sto benedetto fronzolo… altri proprio non ci sentano da questo orecchio.

Mi spiace quindi che il JTT sia rimasto fino ad oggi senza copertura. Non credo che mi sarebbe stato difficile scriverci qualcosa la sera stessa, avendo fatto la gara e avendone vissuto anche due tappe intense l’anno scorso. Però il fatto è che in Trentino io comunque “gioco fuori casa” ed il Trentino è l’unica realtà italiana che si giovi di due persone (credo entrambi professionisti del settore) per la comunicazione. Che infatti riescono a fare benissimo il loro mestiere verso i giornali locali e le televisioni regionali; così ogni volta sono molto titubante a sovrappormi, perché mi sembra di andare a pestare i piedi nel giardino di persone impegnate allo stesso modo mio. Quindi se a fine gara qualcuno mi dice “per il pezzo ci penso io!” ed a metà settimana non ho ancora visto nulla, penso che non abbia avuto tempo… se arrivo al fine settimana, penso che forse c’è un po’ di ritardo… se arrivo a metà della settimana successiva, penso “ok! Questa è saltata. Peccato”.

Capitolo Trofeo delle Regioni. Mi dispiace che non sia stato possibile lavorare per il TdR in modo migliore. Io non ero in Puglia e quindi non so se ci sono state difficoltà a livello di ufficio stampa e non mi permetto di giudicare l’organizzazione della gara. Considero l’episodio “Katarina Borg vice-campionessa del mondo di salto il lungo” un piccolo e gustoso infortunio, quasi divertente nella sua genesi (un “long distance” divenuto “salto in lungo”) e corretto quasi in tempo reale senza particolari onde anomale.
Ma ad oggi mercoledì 25 giugno non ho ancora visto un comunicato finale, e come tesserato sono perplesso, sia nei confronti dell’organizzazione sia nei confronti della Fiso. Poiché è da qualche anno che cerco di spingere affinché la Fiso si faccia promotrice e parte attiva presso gli organizzatori anche nel campo del livello della comunicazione, e devo dire che ci sono state situazioni nelle quali questa cosa o non è stata portata proprio avanti o non è stata proprio recepita, non posso che pensare che la Fiso non abbia fatto abbastanza e gli organizzatori non si siano trovati nella possibilità di coprire un vuoto.
Poi io posso essere amante o meno del tipo di comunicati mandati dall’Ufficio Stampa pugliese. Ritengo, mia opinione personale, che un comunicato che viene mandato per la pubblicazione sul sito Federale debba avere qualche informazione in più sulla gara rispetto al “ha vinto lui, ha vinto lei, questi sono i tempi dei vincitori” (tempi che non vogliono dire nulla…) e qualche informazione in meno rispetto agli eventi di contorno, alle presenze degli assessori e sindaci e alti papaveri… ma questa è proprio una mia considerazione personale e potrei anche essere l’unico a pensarla in questo modo. Se però siamo a mercoledì e siamo ancora fermi al primo comunicato, come tesserato e come persona che si è spesa in vari modi ci resto un po’ male. E non so nemmeno come fare per ovviare a questo silenzio che, a mercoledì appunto, è diventato un po’ imbarazzante: imbarazzante per me (anche perché, a vario titolo, vengo tirato in ballo in questa faccenda… )

Capitolo news sul sito Fiso. Sui risultati degli atleti della nazionale e sul modo in cui questi sono stati commentati (da me) per il sito Fiso è stato scritto sia su internet che a me personalmente già parecchio. Poiché ogni volta le persone che mi hanno contattato hanno espresso una legittima opinione, non mi permetto di replicare: “le opinioni sono come le palle, e ognuno ha le sue”… diceva qualcuno. E qualcun altro diceva anche “non sono d’accordo con te, la darei la vita per difendere le tue opinioni” (o giù di lì).
Ecco. Io ho le mie palle, e sono ben conscio del mio stato di ignoranza per permettermi di cercare di convincere chicchessia che io sono dalla parte della ragione ed altri del torto.
I pezzi, come ho più volte dichiarato, non sono lineari, non seguono una linea politica o editoriale. Può essere che io abbia scritto che tizio e caio sono arrivati 39° e 40° senza badare alla relatività del risultato, o ai distacchi, o al reale valore del nostro movimento. Ho scritto praticamente in diretta tra mille difficoltà, rapito dall’assurdità della cartina di gara, anche se poi non sono riuscito ad inserire il pezzo subito. E mi assumo quindi la responsabilità di fronte i lettori se qualcosa che ho scritto non andava o che non è risultato gradito a tutti (anche ad un paio di atleti della nazionale… affinché sia chiaro).

Capitolo finale. Il futuro.
C’è un quadriennio che sta per finire.
C’è una squadra che va a ritirarsi ed un’altra che subentra.
Vorrei tanto poter parlare a chi andrà a ricoprire il ruolo di responsabile della comunicazione.
E quello che penso è questo.
E’ impossibile che tutto ciò che ha fatto Stegal in questi 4 anni sia perfetto, ma spero che non tutto ciò che ho fatto sia da buttare.
Spero che chi subentrerà cercherà di separare il buono dal marcio, magari dando anche solo una rapida occhiata a quello che è stato scritto insieme in questi 4 anni: qualche linea guida basata sull’esperienza diretta, qualche consiglio per i contatti, qualche suggerimento per i ragazzi da seguire, da stimolare e da convogliare in qualche ruolo anche ufficiale in Fiso.
Spero che ci saranno altre linee guida, che si dia a tutti i comitati ed organizzatori la possibilità di esprimersi, di non sentirsi figli di un Dio Minore.
Spero che le informazioni su “come fare comunicazione attraverso il sito Fiso” possano arrivare a tutti indistintamente, e che poi tutti siano responsabili di quello che fanno e che esce o di quello che non fanno e che non esce sul sito.
Spero che ci sia una struttura della comunicazione con nomi e volti noti, carismatici, professionali e professionisti.
Spero che ci sia ancora spazio per qualche neofita della comunicazione che si vorrà buttare nella mischia, per imparare e portare una ventata nuova ogni tanto.
Spero che gli atleti della nazionale continueranno ad essere seguiti con particolare attenzione affinché, magari!, un pezzo ben fatto possa aiutarli a trovare uno sponsor o un contributo: perché se la cosa più bella che ho visto quest’anno è la faccia di Gian all’arrivo di Pergine, la cosa più brutta è stato leggere che uno come lui potrà fare ancora 3 o 4 anni a questo livello, e poi basta…

Quello che ancora mi stupisce è che un paio di persone mi hanno scritto di tutto e di più, anche recentemente, anche roba pesante, sulle mie news.
Sono le stesse persone che incrocio in gara o ai ritrovi.
Se le incrocio in gara, volano incitamenti reciproci
Se le vedo ai ritrovi pre-gara, sono pacche sulle spalle
Se le vedo al momento dei saluti “quando ci si rivede?”
E’ inutile. Siamo orientisti. Ed è l’unica cosa che ci salva!

Monday, June 23, 2008

Forte Cherle. Premetto subito che non sarei qui a raccontare questa gara se non fosse che il GOK ha preferito muoversi al sabato anziché arrivare in zona gara direttamente da Milano di domenica. Non ci sarei riuscito perché le mie condizioni nella giornata di quel sabato di metà giugno assomigliavano molto se non troppo a quelle della gara di Bedolpian dell’anno scorso: pressione a livello terra terra, giramenti di testa come se piovesse, energie nemmeno sufficienti a trascinarmi lontano dal letto di qualche metro. Viste le premesse, non credo che mi miei soci mi avrebbero permesso di andare in gara, né forse io l’avrei fatta visto che se ne sarebbero andati in giro col pensiero del sottoscritto finito in qualche burrone…
Per fortuna un intero pomeriggio di sonno per nulla disturbato dai movimenti dei bikers della 100km dei Forti, una buona e ricca cena ed una ulteriore notte di sonno “in stile catalessi”, nonché una abbondante colazione, mi hanno messo in riga ed ho così potuto affrontare la carta di Forte Cherle. Che io considero modestamente una autentica “palestra per orientisti” come piace a me! Bosco bianco (però, mannaggia, in zona partenza ho trovato qualche disbosco non previsto e le gambe hanno frizzato per un po’ a causa delle ortiche), dislivelli umani e non ticinesi, pezzi di bosco incantato con tutti i dettagli e pazienza se la zona di gara era quella con i roccioni ad ovest e con l’ “hell on the rocks” a nord (ma come ha fatto l’anno scorso Mamleev a viaggiare a 4 al km lì dentro?).

Sono partito piano, tranquillo, andando a prendere il sentiero in alto sulla tratta in comune con l’MA (anche se sulla salita mi hanno superato anche i bambini di Angela L.) e così sono entrato in carta ben bene. 1 e 2 senza problemi e verso la 3 intravedo davanti a me una figura che non dovrebbe essere lì: Renato Bettin. Controllo la carta… ci sarà qualche incrocio, e invece l’amico veneto stava avendo qualche problema di troppo sulla terza lanterna. Trovata insieme, io dal basso a chiamare lui in alto, Renato ha ripreso il suo ritmo e alla fine mi ha dato altri 13 minuti al traguardo. Per la quinta lanterna mi affido al vecchio trucco del “ripassare dalla partenza” visto che la zona è a me famigliare per esserci stato fino a qualche minuto prima. Infatti prendo la costa perfettamente e arrivo al punto senza problemi… se non fosse che questa lanterna è la famosa “65x52” si cui parlano le cronache (intendo gli altri blog): poiché non sono così confidente nelle mie doti tecniche da osare punzonare con sicumera una lanterna con un codice diverso da quello previsto gironzolo un po’ in giro… al terzo passaggio dalla “52” trovo altri due concorrenti sicuri che qualcosa non vada. Punzonano loro, punzono anche io, anche se per buona parte del lungo lunghissimo tragitto verso la 6 mi rimane in testa una vocina che mi dice che sono già praticamente P.E. e che non si fa così nel bosco…

C’è un’altra vocina che fa capolino mentre viaggio verso la 6: quella che mi fa sapere che alla 6° lanterna sarò praticamente ad un’ora di gara. Avendo da fare 20 lanterne, dovrei certamente darmi una mossa, anche se considero che le due tratte lunghe sarebbero a quel punto alle spalle. E la “mossa” attesa si materializza nelle vesti di un gruppone che per 7 lanterne si muoverà in maniera convulsa attorno a me conducendomi da un punto all’altro come una nuvola di elettroni veloci alle prese con un bel nucleo di uranio impoverito (io)! Gli elettroni sono: Ruth Kastl, da zero a 100 in velocità in un batter d’occhio, mr. Conci by Crea Rossa che mi disegna le tracce sugli avvallamenti, Andreina Brandi, Michele Fiocca che in discesa aziona il turbo (cerco di seguirlo e subito le mie giunture urlano STOP!) e John Feehan che se ne frega se al punto 12 è due curve sotto… tanto con tre balzi ha ripreso la quota e l’andatura giusta. Insomma in poche battute sono al punto 13 e… in pratica la gara volge al termine!

Eh già perché è solo a quel punto che mi accorgo che in pratica devo solo puntare verso il pratone, ed uno dei punti è in una buca facile, uno al ponticello che passa sopra la strada… insomma quasi quasi (penso) riesco a finire entro il tempo massimo! Mi fiondo a tutta velocità nel prato in direzione della zona detta “inferno” ed entro in bussola verso il primo punto che trovo in men che non si dica. Farò addirittura segnare il miglior tempo di tratta, il che mi resta per qualche motivo inverosimile. Con calma arrivo anche al secondo punto dell’inferno, mentre per il terzo preferisco perdere quota scendendo in traccia su un sentiero per attaccare il punto da un posto sicuro: il punto è in una specie di spelonca rocciosa, e mi compiaccio di vedere che andando con calma riesco a venire a capo di una zona altrimenti oltre le mie possibilità.
Sul terzultimo punto, ritorna in auge la famosa lanterna “52x65” nelle vesti di una signora che mi chiede “Ha visto la 52?”. 52? Faccio una faccia veramente perplessa e mi giro lentamente di 180° ad indicare col braccio “Ma se sarà a due chilometri da qui…”. La signora mi assiste: “No, lei dice la 65 che però è la 52… io invece cerco la 52 che però ha il codice 65!” Ah si? Ma allora non sono mica P.E. !!! Peccato che non abbia visto la 65x52… insomma, quella che stava in zona arrivo, perché non sono in grado di aiutare la signora in questione ma mi dirigo velocemente (insomma…) verso l’arrivo: 1 ora 52 minuti e rotti e riesco persino ad arrivare prima che cominci a diluviare. E come prima esperienza a Forte Cherle di “gara vera”, intendo con la partenza ad un orario decente ed i concorrenti in giro per il bosco con me, non c’è male.

Però non chiedetemi come mai sul sito Fiso ad oggi 24 giugno non è ancora uscito niente (se non lo devo scrivere io il pezzo… non lo devo scrivere io!).
E non chiedetemi nemmeno del pezzo sul Trofeo delle regioni (idem come sopra) e della signora Katarina Borg vice-campionessa del mondo di salto in lungo: ho deciso che per un po’ farò quello che mi piace fare e che mi distrae. Se capita qualche piccola intervista, qualche commento sulle gare importanti, aiutare Bruno per le gare internazionali… bene! Altrimenti posso tenere tranquille le mie dita e la mia tastiera, tanto più che adesso mi hanno installato Skype!!!

Friday, June 13, 2008

Piccoli segreti del mondo dell'orienteering, svelati a breve su http://www.asti-ticino.ch/co/index.php (sono curioso di vedere che titolo inventerà questa volta Lidia...)

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“…Che tu sia un angelo o un diavolo \
Ho tre domande per te…”
(Ligabue)

Cominciamo subito con una domanda-sondaggio: a quanti di voi capita di andare per il bosco, in gara, con una canzoncina o un motivetto che gira per la testa? Coraggio! Anche se non lo volete ammettere, a tanti di voi sarà capitato qualche volta. Non fate come gli italiani, che quando leggono i risultati delle elezioni non ne trovi neanche uno che ammetta di aver votato per questo o quel personaggio (che magari le elezioni le ha vinte…). Capita a tanti, capita anche a qualche atleta Elite che mi ha confidato questo piccolo segreto: niente conta dei passi, niente ripetizione della sequenza dei prossimi tre punti “quarantasettebucasessantatreavvallamentocinquantasetteroccia…”, niente litania di auto-convincimento “seiforte!seibravo!seisullalineagiusta!...”. solo una pura e semplice canzoncina.

Il bello della faccenda è che non siamo mai noi a scegliere la canzone. Potesse una volta essere “Eye of the tiger” per immaginare di essere come Rocky sulla scalinata di Philadelphia, o “Pump it”, o persino una “Freestyler” (visto che l’ha usata pure il Kalevan Rasti di Gueorgiou per il video dell’edizione vincente della Tiomila). No, non siamo noi a scegliere la canzone, ma è la canzone che sceglie noi. E magari entra in testa “Bocca di rosa” di DeAndrè… che se uno riesce a fare una bella gara con “Bocca di rosa” in testa è un fenomeno della natura e un campione! (ogni riferimento a fatti e persone – il sottoscritto – è puramente voluto… non il fatto di essere un campione, ma di aver corso con “Bocca di rosa” in testa)

Bene. Io ai Monti Mondini avevo con me Ligabue. “C’è un po’ di traffico nell’anima-a-a-a…” eh già, c’era proprio un po’ di traffico alla fine di quella prima lunghissima costa, nella sella che mi divideva dalla grossa collina attorno alla quale avrei dovuto girare… Traffico di atleti che andavano avanti e indietro, chi alla ricerca di un rudere, chi di un avvallamento: evidentemente quella zona apparentemente piatta ma ricca di dettagli si stava mostrando di digestione assai più difficile rispetto a quella costa sulla quale i rari concorrenti italiani badavano per lo più a non ruzzolare a valle.

Ma sto divagando. Ho continuato a tenere Ligabue in testa praticamente per tutta la gara. Ma che dico, è Ligabue che non se ne è voluto andare! E capirete che in oltre 1 ora e 40 minuti di permanenza nel bosco (tanto durano le mie peregrinazioni dal triangolo rosso al doppio cerchio), se avessi avuto la mente sgombra e lucida avrei avuto abbastanza tempo per formulare qualche nuova teoria matematica, o elaborare una qualche forma di filosofia orientale… Invece niente. Così, a due punti dall’arrivo, quando mi sono trovato sulla parte alta della “costa di ritorno” dei Monti Mondini (non oso pensare al lavoro di cesello che ha fatto l’amico Stefano Bettelini per evitare che la gara si trasformasse in una semplice andata-dietrofront-e-ritorno) in un punto irriconoscibile e con l’unica speranza di risalire 12 (dodici) curve per trovare un sentiero da cui riattaccare il punto… ecco che Ligabue mi è venuto in aiuto: poiché anche i miei muscoli, come il frigo della canzone, era ormai vuoto di energie, avrei provato a “distrarre” i miei piedi ponendomi proprio le 3 domande di cui parla quella canzone.

E la prima non poteva essere che la seguente: “Ma come fanno i ticinesi ad andare così forte su questi terreni?”. Prima curva di livello risalita… mumble mumble… allenamento, certo. Abitudine, assolutamente si… ma ci deve essere dell’altro. Ecco. Sulla seconda curva di livello ho trovato la risposta: i campioni ticinesi devono avere una gamba più corta dell’altra! Solo così è possibile che la costa più impervia, bagnata e sdrucciolevole si trasformi in un pianoro costante. Terza curva di livello… Già, ma il buon Stefano Bettelini ci ha fatto cambiare direzione di attacco un buon numero di volte. Quando la costa cambia direzione, come rimediare? Sulla quinta curva di livello ho trovato la risposta: quando la costa cambia direzione i campioni di oltre-Brogeda, novelli Robocop, invertono la gamba destra con la sinistra!

Soddisfatto della mia nuova teoria evolutiva dell’orientista, ho valicato un altro paio di curve di livello sulla linea di massima pendenza, e sono passato alla seconda domanda: se per me, misero orientista milanese, può essere sfidante cimentarsi (anche se con scarsi risultati) nel TMO, quanto può essere sfidante per un giovane ticinese passare nella categoria assoluta e affrontare un percorso sapendo di avere di fronte un mostro sacro come Stefano Maddalena? Sulla nona curva di livello, ho pensato che presenze così “ingombranti” nelle classifiche sono sempre uno stimolo a migliorarsi: ho pensato allora alla giovane Elena Roos che solo all’inizio dell’anno scorso sui terreni di Taino competeva sul filo dei secondi con le ragazze lombarde ed a metà anno era già agli Europei Giovanili. Ed ho completato l’ultima curva di livello riflettendo su quanto la presenza di atleti del genere porti giovamento ad un movimento regionale (o cantonale) al di là del risultato in classifica: ancora non sapevo che non avrei trovato Stefano Maddalena nelle classifiche finali della 7° prova del TMO e che per l’occasione sarebbe stato Manuel Asmus a vestire i panni di leader dopo 10,5 kmsf e 22 punti di controllo uno più selettivo dell’altro.

E non sapevo nemmeno, perché avrei trovato la notizia solo a distanza di qualche giorno sul sito ASTi, che nel 2008 la brava Elena si appunterà alla divisa una nuova coccarda: quella della convocazione per i Campionati Mondiali juniores. Ma se per una volta posso vestire io i panni del tecnico, suggerisco di tenere d’occhio questa ragazza in vista del 2009: un anno in più di maturità ed un terreno, quello del Primiero trentino, che più ticinese di così non si può! (forza Elena!)

Erano così finite le curve di livello in salita. Dal sentiero ho fatto l’esame della situazione, ho trovato un comodo punto di attacco ed il punto di controllo si è dimostrato essere proprio lì dove doveva essere fin dall’inizio, se solo fossi più bravo… come ho fatto a non trovarlo subito? (ma non sono così tutti i punti, una volta che li abbiamo trovati?). Ed improvvisamente mi è sovvenuto che con questa domanda avevo proprio completato il “ciclo” delle 3 domande della canzone. E’stato a quel punto che il motivetto, improvvisamente come era arrivato, altrettanto senza preavviso se ne è andato dalla mia testa. Evidentemente il suo scopo l’aveva raggiunto: distrarmi quel tanto che bastava per convincermi a non mollare, a risalire quelle 12 curve ed arrivare al traguardo in un tempo quasi irragionevole ma classificato.

Però ho fatto tesoro almeno di una delle riflessioni fatte lungo quella impervia salita; nel dopogara al ritrovo di Pura ho esposto la mia tesi, quella dei robocop ticinesi, a Roberto Tettamanti e a Gianni Pettinari. Mi hanno guardato (giustamente) come se avessi preso troppi bagni di sole sulla testa! Forse questa ottava lezione del corso “Come diventare orientisti ticinesi in 10 lezioni” non l’ho capita molto bene: vorrà dire che chiederò un bis all’Unitas Malcantone e a Stefano Bettelini, nella prima occasione in cui le tute nere e gialle di questa bella società attraverseranno il confine per venire a correre dalle mie parti.

Italianamente vostro, Stefano

Wednesday, June 11, 2008

A causa degli impegni concomitanti di lavoro, di aggiornamento del sito Fiso con i resoconti sulle gare (mi è piaciuto di più quello sprint, d’altra parte quello sulla middle l’ho scritto al lavoro) ed il nuovo compito di accompagnatore di “cavallo pazzo” (un personaggio che mi trascina sempre più spesso alle gare podistiche infrasettimanali… come ieri a Macaco col Nasone… no, a Macello con Cagnone… no! A Marcallo con Casone!), non ho ancora potuto dedicare un po’ di tempo al blog.
Fino a questa mattina, alba che mi ha accolto dopo una notte quasi insonne a contorcermi per la cervicale (un vecchio incidente di basket che si fa vivo di tanto in tanto).
Ho deciso, per una volta tanto, di darmi malato per non presentarmi in ufficio storto e rigido, e ne approfitto ora per stare in poltrona a scrivere qualche impressione.

Innanzitutto i ringraziamenti.
*) A Andrea R., main-speaker della manifestazione che solo standogli vicino uno può capire quanto impegno, soprattutto nel “pre-gara” mette nella preparazione dell’evento stando fianco a fianco con gli organizzatori. Io mi limito ad andare sul posto e scoprire cosa mi hanno riservato… Andrea no. Andrea è un vero professionista, e se tutto è andato bene lo si deve soprattutto a lui,
*) A tutti coloro che hanno espresso ringraziamenti di persona o sui blog o via e-mail, evidentemente il fatto di avercela messa tutta (anche se qualche volta mi sono lasciato andare ad un po’ di teatrino…) ha soddisfatto i presenti o almeno quelli che si sono fatti vivi con noi. Thanks thanks thanks…
*) Agli organizzatori che si sono adattati ancora una volta all’esigenza dello speaker di voler correre entrambe le prove. In mezzo a tutto le mille cose da fare, non se ne sentirebbe proprio la mancanza di colui che parte mezz’ora (o un’ora e mezza) prima e arriva al traguardo con metà si-card e metà punzonature sulla cartina…
*) Agli atleti ed alle atlete che si prestano, più o meno volentieri, a qualche parola nel dopo gara, sempre molto educati e sempre più loro agio… insomma non siamo più a quelle situazioni tipo “atleta che fugge a gambe levate se mi vede arrivare col microfono”
*) Al GOK, per le eterne attese del sottoscritto impegnato nelle premiazioni o nei commenti, per le partenze all’alba anche quando si deve arrivare solo a Pergine e la partenza è alle 14.30, per le sistemazioni in zimmer “strategiche” per consentirmi di sgusciare via all’albissima…
*) A Renzo, Enrico e Augusto che hanno posato i punti mentre io affrontavo la carta di Passo Redebus, anche se Enrico mi ha “saltato” sulla salita come se fossi un paracarro (oh se corre quel ragazzo!)
*) A tutti coloro che mi sto dimenticando adesso ma che mi verranno in mente tra poco

La due giorni di Pergine ha chiuso un periodo di 4 gare in 5 giorni parecchio impegnativo. Ho cominciato mercoledì sera a San Damiano di Brugherio con il piano “Portogallo: cerchiamo almeno di sopravvivere”, con 7,5 km abbastanza a palla per abituarsi a tenere il ritmo più alto del normale. Questo è servito venerdì sera per la bella (proprio bella) tappa di Origlio della “Fragori 2008”: un bel percorso, con una attenzione rivolta più alla zona punto che alle scelte, schivando il diluvio che si è fermato proprio nei 40 minuti di gara (per Bibi) e 30 (per me). E ho battuto pure Maura Guglielmetti! Certo, non ho battuto molti maschietti, sono finito a metà classifica e non ho nemmeno avuto la soddisfazione di incrociare la si-card con la nazionale elvetica JWOC Elena Roos (sarà per una prossima volta).
Gara di sabato a Pergine con partenza alle ore 14.00, mezz’ora prima del minuto zero. Non credo di essere andato malissimo nella prima parte, ma ho pagato da metà in poi sulle tratte più lunghe e per me meno divertenti, e poi sulla salita eterna al punto spettacolo (per fortuna mia poco spettacolare, visto che mi ha notato il solo Silvano Tonolo…). Sono però arrivato in tempo per evitare il primo acquazzone e mi sono poi divertito nel racconto dei campionati italiani sprint, con un Andrea in gran forma anche nelle battute e sempre a contatto con le classifiche. La cena con il GOK (Roberta, Piero, Marco & Mary) è servita soprattutto per stemperare la tensione che c’è sempre… d’altronde noi dilettanti siamo fatti così!
Domenica a Passo Redebus è stata tutta un’altra storia. Praticamente a digiuno, ho affrontato le salite con calma (passo dopo passo) e sono arrivato benino fino alla 12. Anzi per la 1 ho pure fatto una “magata” (consentitami dall’essere nel bosco per primo): anziché andare alla 1 direttamente, sono passato per la 7 (deviazione di 20 metri) e poi una volta giunto sul sentierino che faceva da punto di arresto per la 1… ho fatto un solco per terra col tacco! E ho disegnato una freccia “giù per di qua”. Perché sapevo che sarei ripassato da li. Infatti, dopo la tratta di strada forestale per la 2, la salita in cielo per la 3 e la 4 (con sorpasso di Enrico), aver fatto bene ma bene la 5 e la 6, ho ripreso il sentierino, ma più che guardarmi in giro cercavo il mio segno… e infatti… :-) Ho cancellato il tutto con una piedata e sono sceso alla 7 dritto per la via migliore. Scollinato di nuovo per la 8, poi il tourbillon dalla 9 alla 12 tra le rocce. Che a parte la salita mostruosa per la 11 me la sarei anche cavata egregiamente. Poi la 13 e la nebbia della ragione… 7 minuti persi, più un sacco di energie. E’ rimasto qualcosa per la 14 (seguiranno i complimenti di Augusto C.), ma faccio dislivello inutile per la 15 col che le energie arrivano a zero. La 16 non è sbagliabile, e neppure la 17 lo sarebbe ma quest’ultima la manco di 100 metri (finisco sulla 83 – sasso, anziché sulla 73 – sasso) e devo tornare indietro. Anche il rettilineo finale di 250 metri è mi sembrato eterno…

Dalla postazione dello speaker, solo alcune delle cose da ricordare, che sarebbero troppe:
*) sabato, la grinta-convinta di Giancarlo Simion dopo l’arrivo, come l’ho descritta nel pezzo per il sito Fiso
*) idem domenica un atteggiamento simile da parte di Carlotta Scalet, in attesa di Maria Chiara Crippa
*) sabato, l’abbraccio Seppi-Tenani-Simion ma anche Scalet-Crippa-Curzio in fila insieme per lo scarico dei tempi che le vedranno tutte e tre sul podio
*) il gesto di Alessio subito dopo il traguardo… tranquillo Alessio, il cioccolato ce lo mangeremo e penso a breve!
*) sentire Michela Guizzardi a suo agio col microfono, segno (per me) che sta cominciando a farsi scivolare la tensione via
*) il sorriso di Maria Novella e quello di Christine, anche quando le gare non vanno proprio come vorrebbero…
*) le “interviste impossibili” di Andrea a Laura S., con le sue “calze impossibili”
*) l’arrivo di Klaus: mai visto così veloce e così in palla, sono curioso di vedere cosa farà alla Coppa del Mondo
*) …”Baila Morena”… che mi ha accompagnato nel bosco di Passo Redebus
*) i duetti tra Rusky ed Enrico C., che al confronto Gigi e Andrea sono due dilettanti…
*) l’inchino di Klaus dopo il traguardo della sprint e il sorriso di Carlo Rigoni dopo l’annuncio del “passaggio del testimone” ad Andrea Seppi
*) aver ritrovato alle gare un amico, Cristian Giacomuzzi, sempre un mito per noiche lo abbiamo conosciuto alla Cerkno Cup del secolo scorso

E tanto tanto altro ancora, che entrerà nei prossimi commenti.
Adesso devo andare a scrivere qualche cosa sulla Jukola, poi devo mandare a Lidia il mio pezzo (un po’ “cerebrale”, devo ammettere) sulla gara ai Monti Mondini… e poi mi inventerò qualcos’altro… ah si! Le iscrizioni alle gare di MTB-O e al JTT!

Wednesday, June 04, 2008

Estrazioni del lotto

10 – il voto che do ai Campionati Europei 2008 di Lettonia.
Non per averli potuti vivere in prima persona (stavo nella palude Stigia di Milano o nella bella Parma, mica a Ventspils purtroppo).
Non per i risultati delle gare, che non hanno premiato i ragazzi e le ragazze azzurre che secondo me meritavano di più (e se qualcuno non è d’accordo… beh innanzitutto questo è il “mio” blog, ed in secondo luogo mi basta andare a sentire di persona o leggere sulla mia e-mail qualche commento da oltre confine, talvolta in lingua straniera che è spesso molto più benevolo dei commenti nostrani). Non per un sito particolarmente accattivante, visto che a me consentiva di vedere le cose solo “a consuntivo” (spero che l’US Primiero stia lavorando anche su questo per il 2009).
Dico “10” perché solo in uno sport come il nostro nel quale si ha la possibilità di conoscere, di parlare personalmente nel corso degli anni o di vedere in faccia nel bosco (o da dietro quando sfrecciano via veloci) alcuni dei protagonisti, tutto questo mi da la possibilità di vivere più direttamente, quasi di sentire o di poter toccare le emozioni come se fossi un insetto posato sulla spalla di questo o quel concorrente mentre fila via tra una palude ed un verde…

9 – il voto per la mia prima esperienza a “Fragori”, la gara di “orienteering fra la gente” organizzata dalla società ticinese AGET Lugano che mi annovera (immeritatamente… per me) tra le sue fila. 9 solo perché mi sembra impossibile che anche questa volta, causa ribaltamento camion e perdita del carico, abbiamo impiegato “solo” 3 ore e mezza per arrivare a Tesserete. Inarrivabili le 4 ore di quando andammo alla Collina d’Oro sopra Lugano ma sono sempre 210 minuti di viaggio. Ma ci hanno aspettato e nessuno ci hanno fatto fretta. Grazie a Lidia, a Roberta, a Guido, a Luciano, a Ester e a Joel e a Tom. E poi il richiamo è sempre quello della parola magica: Tesserete! Anche se era un centro storico. Anche se tra la 2 e la 3 non erano segnati i recinti… (o, almeno, io non li ho visti). Tesserete è sempre Tesserete e l’AGET è sempre l’AGET (anche se Lidia dovrebbe pensare di tesserare Rusky…). E sono i volti al di sopra delle tute turchesi, volti sempre abbastanza allibiti per via del fatto che un milanese veramente scarso continui a ripresentarsi per in occasione ticinese…

8 – il voto alla gara ai Monti Mondini. Perché ho scoperto che i ticinesi vanno forte perché hanno una gamba più corta dell’altra, e quando serve le scambiano anche di posto!!! Perché è impossibile correre così forte in costa (una costa debole e franosa e fradicia e con i rami bagnati ed i sassi scivolosi) come se si fosse sempre sul piano! Un grazie alla tuta del Gold Savosa che mi ha tirato letteralmente fuori da sotto un albero (albero marcio che, peraltro, aveva contribuito a farmi cadere addosso…) e grazie al tracciatore che nel bel mezzo della battaglia mi manda ad un puntino giallo che è in realtà un punto panoramico, un panorama splendido di tutto il luganese: ebbene si, mi sono seduto per qualche secondo a fiatare e mi sono goduto il panorama. Non sono rammaricato per il tempo o per la posizione in classifica: far parte di una squadra ticinese vuol dire, per me ed era quello che cercavo, una motivazione per terminare un percorso H40 per il quale il passaggio avrei ripiegato suun HAK o persino su una HB

7 – il voto alla corsa di lunedì a Paterno d’Adda. Bella, forse un po’ troppo lungo anche se non monotono il pezzo per arrivare al fiume. Bellissimo il pezzo lungo il fiume tra le chiuse, le rapide e gli enormi massi in mezzo all’Adda quasi in piena, fino al passaggio sotto il ponte di Paterno. 7, perché non sia MAI che una gara di corsa prende un voto maggiore di una di orienteering. A Paterno ho avuto ancora una volta la riprova che Rusky non fa più parte degli “umani”: ormai è di un’altra categoria, quelli come gli Anuchkin e i Pradel (Rusky, non provarti a ribattere), corre senza sforzo al ritmo che per me e Atty è il massimo che possiamo fare avendo davanti i 15 km, e allunga il passo quando e come vuole.

6 – il voto al Nuovo Lanternino uscito ai Piani Resinelli. Un voto di stima, più che altro, per una operazione che sta perdendo slancio (almeno nella mia mente) e che vedo sopravanzato dai siti istituzionali, dai blog, dai forum… Penso che dovrebbe cambiare impostazione e contenuto, ma anche se per due numeri ne sono ancora il “capo redattore” non ho la forza di portare avanti un simile cambiamento. Magari nel prossimo quadriennio, anche senza un capo redattore, con il CRL che magari vorrà rilanciarlo nei contenuti.

Voti insufficienti:
Al lavoro.
Al traffico in uscita da Milano.
Ad alcuni commenti sulla “penosità” (cit.) del Nuovo Lanternino.
Ad alcuni commenti sui pezzi usciti sul sito Fiso per gli Europei.
Alle polemiche per una frase inizialmente inserita poi tolta (anche su indicazione ed accordo dell’autore) su un pezzo uscito sul sito Fiso.
Alle iscrizioni per le gare.
A commenti vari che sono arrivati in settimana.
A come procedono i rapporti istituzionali con la Fiso.

Per fortuna stanno per arrivare le Olimpiadi.
Per fortuna ho visto la lista degli iscritti della multi-days estiva.
Per fortuna ieri sera qualcuno mi ha telefonato per farmi coraggio.

C’è ancora speranza…